Camerota: spiaggia di Cala Bianca |
Quando si parla della
“bellezza” bisognerebbe evitare di commettere un errore di valutazione spesso
ricorrente e cioè considerarla come un
bene di lusso riservato a pochi eletti. La bellezza, invece, è un valore
universale che appartiene a tutti. E’ patrimonio dell’umanità.
Non c’è luogo, non c’è paese in Italia, che non abbia qualcosa di bello da
mostrare sia sul piano naturale che su quello artistico-architettonico, tale da
suscitare in ognuno di noi una molteplicità di emozioni e sensazioni. Secondo
il filosofo Remo Bodei, l’emozione
più alta e forse più rara si percepisce quando, trovandoci al cospetto di un
grande capolavoro dell’arte, sentiamo un vero brivido che attraversa tutto il
nostro corpo. “E’ la pelle d’oca la vera espressione della bellezza”, così
scrive il filosofo. Direi, tuttavia, che ci sono bellezze più complesse che, per
suscitare in noi emozioni e rimanerne attratti, richiedono un grado di
conoscenza superiore, una sensibilità estetica straordinaria, necessitano di una
riflessione prolungata affinché possano essere apprezzate; sono come quelle
canzoni d’autore poco orecchiabili ma raffinate e difficili, che hanno bisogno
di tempi d’ascolto più lunghi per essere amate. Esistono altre bellezze, invece,
che sono alla portata di tutti e da tutti sono comprensibili, anche dalle
persone più sprovvedute che, seppure digiune di particolari conoscenze e
competenze storico-artistiche, riescono tuttavia a meravigliarsi e stupirsi al primo sguardo.
Giorgio de Chirico: le muse inquietanti |
E così può accadere che un
dipinto di Giorgio de Chirico come “le muse inquietanti” fa storcere il naso
a chi non sia in grado di comprendere i significati nascosti insiti nell’arte della
pittura metafisica; al contrario, di fronte ad un quadro del Canaletto - uno dei pittori più
affermati del ‘700, noto soprattutto per la sua pittura “fotografica” – come
quello raffigurante “piazza San Marco a
Venezia” non si ha nessuna difficoltà a cogliere l’incanto della sua rappresentazione
artistica che si compie attraverso il felice connubio tra architettura e
natura.
Canaletto: Piazza San Marco |
Sembrerebbe, quindi, che noi vediamo sempre ciò che comprendiamo e le
emozioni che ne scaturiscono sono legate intimamente non solo alla maggiore o
minore sensibilità che sappiamo esprimere, ma anche al grado di conoscenza di
cui siamo dotati: nel primo caso solo una approfondita preparazione o una più
attenta visualizzazione o valutazione ci avvicina alla bellezza metafisica che
ha inteso comunicare il pittore, nel secondo caso, invece, riusciamo a percepirne
l’essenza anche non avendo competenze specifiche in merito. Basta un colpo
d’occhio per cogliere qualcosa (nel nostro caso la meravigliosa piazza San
Marco) che ci seduce e che ci spinge a dire: quel quadro è veramente bello! E
questo perché a volte desideriamo vedere ciò che più amiamo nella realtà: la
bellezza della natura, la perfezione di un volto, la magnificenza di un luogo. E’
pur vero, però, che questa preferenza per i soggetti gradevoli ed attraenti
potrebbe indurci a respingere opere altrettanto belle, solo perché le tematiche
in esse rappresentate non soddisfano la nostra personale idea di bellezza. E’
difficile mettere in dubbio la bellezza che ispira il dipinto “le due sorelle” del pittore francese W. Bouguereau: siamo quindi portati a
dire che il quadro è molto bello.
W. Bouguereau; le due sorelle |
Anche Henri Matisse dipinse un quadro simile:
probabilmente “le due sorelle” uscite
dal suo pennello a prima vista non sembrano poter competere con la bellezza delle
prime due. Però, si può mai affermare che l’opera di Matisse è brutta?
Quest’ultimo dipinto - espressione di una tecnica meno realistica, che in
qualche maniera si allontana da una visione fotografica della realtà – possiede
comunque una forza ed una bellezza evocativa pari al primo; quindi dobbiamo
convincerci che la bellezza di un dipinto non dipende esclusivamente dalla
bellezza del soggetto.
Matisse: le due sorelle |
Vorrei concludere dicendo che il
bello tocca sempre le corde più intime e più sensibili dell’animo umano e ci
pone di fronte alla nostra limitatezza e fragilità, alla nostra irrilevanza nei
confronti della grandezza della natura e dell’ingegno umano.