Chi non ama la
solitudine, non ama neppure la libertà, poiché soltanto quando si è soli si è
liberi.
(Arthur Schopenhauer)
Vivere in uno dei tanti piccoli
paesi disseminati lungo tutta la penisola, ma anche solo passeggiare attraverso
le stradine silenziose di certi minuscoli agglomerati di case in pietra, spesso
incastonati in scenari naturali di rara bellezza, ha un suo fascino particolare.
Di questi tempi, è senz’altro un privilegio e una gioia impagabili.
Il paese, prima ancora che un’entità
geografica, è uno stile di vita. Sono attratto da tutto ciò che lì non esiste,
ma che abbonda in una qualsiasi grande città: il traffico, il rumore, la folla,
l’inquinamento, il degrado urbano, condizioni queste che mi procurano un grande
fastidio e che affliggono buona parte degli abitanti dei grossi centri urbani. Tranquillità,
silenzio e solitudine - che puoi catturare e godere solo in un borgo di poche
anime - sono valori indispensabili per un corretto equilibrio psico-fisico, che
non tutti sanno apprezzare. E per fortuna, mi viene da pensare! Provate solo a
immaginare come diverrebbe un qualsiasi tranquillo paesello, arroccato sui
monti dell’appennino umbro marchigiano piuttosto che su una collina del Cilento
- con la sua panoramica piazzetta, i suoi vicoli stretti, silenziosi e puliti, le
sue serene atmosfere, le sue casette in pietra ed il suo castello che lo domina
dall’alto - se all’improvviso la gente, che oggi è assuefatta alla confusione e
non rispetta minimamente il luogo in cui abita, abbandonasse la città e vi si
trasferisse in massa, a bordo di quei mezzi mastodontici che esprimono il nuovo
status simbol della modernità: i SUV! Io credo che un’alluvione o un’invasione
di cinghiali farebbero meno danni al territorio. Diceva un filosofo
dell’antichità che se conosci un bel posto non lo devi raccontare in giro,
altrimenti arriva la massa e lo distrugge. Come dargli torto! A costo di sembrare un misantropo, ogni
tanto bisogna coltivare un po' di amor
proprio e di sano egoismo, senza ipocrisia - vista l’inciviltà e la
maleducazione che regnano sovrane ovunque - per non essere
schiacciati dall’omologazione dei costumi e da certe false sirene che sembrano
volerti catturare. Condividere la bellezza di un luogo con poche
persone i cui comportamenti non sono pilotati dalla moda del momento, è il
piacere più grande. In un paese s’impara ad apprezzare il silenzio e il corso
naturale delle stagioni; si affinano certe capacità manuali che non pensavi di
possedere e che la vita in città non ti permette di esprimere. Chi, stanco del
caotico tran tran quotidiano, decide di mollare tutto e stabilirsi in un piccolo
centro, il premio che ottiene è davvero grande: pace, serenità, aria buona, cibi
genuini, rilassatezza, rapporti umani coltivati in una dimensione del tempo
dilatata. Sono queste le condizioni essenziali per la vita di un essere umano e
chi fa simili scelte dà un senso alla propria esistenza e viene premiato.
Lo ripeto, non tutti sanno
vivere nel silenzio, nella solitudine e nel rispetto della natura. Mi diceva un
amico, tempo fa, che fu ospite per un giorno a casa di un suo parente che vive nella
campagna toscana; ebbene, nel corso di quella notte - lui che veniva da Roma -
non riuscì a chiudere occhio. E sapete perché? Perché non sentiva alcun rumore,
e quel silenzio quasi assoluto che percepiva intorno a sé, rotto solo dal
sibilo del vento e dal tubare di qualche tortora, lo angosciava terribilmente. Gli
mancava quel continuo rumore di macchine di sottofondo, la sua ninna nanna notturna.
E poi si chiedeva – sempre quel mio amico stordito e avvezzo al baccano di Roma
- come potesse vivere una persona in campagna, lontana da tutto e da tutti.
Praticamente in solitudine. Cercai di fargli capire che chi sceglie il contatto
diretto con la natura, l’aria pulita, il silenzio, il fascino delle pietre
antiche e l’incanto dei muretti a secco, ha capito tante belle cose, estranee
ai più. Chi sa scorgere la variegata vita che regna in un bosco e sa
contemplare la bellezza di una vigna o la maestosità di una quercia secolare;
chi sa ascoltare il suono del silenzio con le sue armonie non può soffrire la
solitudine. La solitudine è una componente essenziale della vita: è la nostra fedele
alleata, la nostra vera libertà. Naturalmente la società, con il suo sistema
economico dominante, con la sua ideologia dello “sviluppo” quale unico fattore rilevante,
in grado di soggiogare gran parte delle persone alle proprie logiche, afferma
il contrario e cerca di distoglierti da questa idea pericolosa, quasi ascetica
e quindi poco consumistica. Per la società, chi sta fuori dal coro, chi si allontana
dalla vita frenetica della città e non segue i ritmi veloci imposti dal progresso
e dalla tecnologia, è fuori dal mondo: è un misantropo. Ma è proprio così? Un uomo che non sa stare da solo non può ascoltare
quella voce dentro di sé, la sola che riesce a esprimere un senso e un
significato profondo all’esistenza. La solitudine non deve essere un fine ma un
mezzo, per comprendere le cose essenziali della vita, e quando diventa tale può
dischiudere spazi straordinari di libertà e di pienezza del vivere. Lo stesso
discorso vale per gli uomini con cui, in maniera diretta o indiretta, abbiamo a
che fare tutti i giorni: per apprezzarli meglio, ogni tanto bisogna starne
lontani, perché ciò che vedo e sento in giro stimola in me pensieri sempre meno
confortanti. Una loro assidua frequentazione è a dir poco deleteria: si diventa
inevitabilmente misantropi. “Chi comunica poco cogli uomini – scriveva
Leopardi - rade volte è misantropo. Veri misantropi non si trovano nella solitudine,
ma nel mondo: perché l’uso pratico della vita, e non già la filosofia, è quello
che fa odiare gli uomini. E se uno che sia tale, si ritira dalla società, perde
nel ritiro la misantropia”.
Ritornare nel mio paese
dell’infanzia - e lo faccio sempre più spesso, tranne in questo periodo di
pandemia che mi ha bloccato - è il modo migliore per “ritirarmi dalla società”
e riappropriarmi della mia solitudine. Il paesello, arroccato su una collina
nel Cilento tra ulivi e querce, non è più quello che lasciai circa mezzo secolo
fa, tuttavia conserva ancora oggi la sua antica anima rurale, i suoi antichi
silenzi e le sue dolci atmosfere. Dove posso finalmente ritrovare la mia dimensione spirituale.