Lo ammetto: quando scrivo un post mi piace citare e non mi
lascio mai sfuggire l’occasione di prendere a prestito un aforisma di un grande
autore. Però, sia ben chiaro: in tale circostanza non intendo assolutamente
fare sfoggio di cultura. Ritengo di essere la persona meno adatta per questo
genere di ostentazione. Di sicuro, però, l’attrattiva di citare personalità del
mondo della cultura per sostenere un mio ragionamento è davvero molto forte. Sapere
che un grande autore del mondo artistico, letterario o filosofico abbia dato
voce - con parole per me irraggiungibili – ad una mia idea appena abbozzata ed alquanto
confusa, non può che spingermi a citare quella frase, quel concetto in cui mi
ritrovo ed in cui mi rispecchio. Pertanto, se qualche volta mi scappa una bella
citazione, sappiate che – come scriveva Michel de Montaigne – “faccio dire agli altri quello che non posso
dire altrettanto bene, sia per insufficienza del mio linguaggio sia per
insufficienza del mio sentimento…bisogna che nasconda la mia debolezza sotto
quelle grandi autorità”. Quindi è semplicemente un atto di modestia, il
mio; è il riconoscimento della superiorità intellettuale dell’autore a cui mi
rivolgo, in quel particolare momento, per puntellare la mia considerazione
scritta.
Montaigne è l’autore dei “Saggi”
(Adelphi - 2 vol. - pag. 1588), una delle opere più belle che siano state mai
scritte, da tenere sempre sul comodino. Un’opera che oltre a raccoglie le sue
riflessioni sull’esistenza umana, contiene tantissime citazioni prese da quegli
autori dell’antichità che il filosofo francese riteneva fossero riusciti ad
esprimersi, su certi argomenti, meglio
di lui e con più raffinatezza. Basti pensare che Seneca viene citato 130 volte,
mentre Lucrezio, probabilmente il suo autore preferito, la bellezza di 149
volte. Un libro che spinse F. Nietzsche a dire “che un tale uomo abbia scritto, ha accresciuto il nostro piacere di
vivere su questa terra”.
E allora, se l’arte del citare è stata usata così diffusamente dal
grande filosofo del ‘600, permettetemi di azzardare, di tanto in tanto, qualche
appropriata citazione al fine di rafforzare o migliorare una mia debole
opinione su una determinata questione. Opinione – la mia – che si presterebbe
facilmente a qualsiasi critica, anche la più feroce, e che riscuoterebbe
davvero scarso successo se, in certe specifiche occasioni, non fosse supportata
da un riferimento letterario di un grande pensatore. E poi – lasciatemelo dire –
posto che io scriva un pensiero rinforzato da una citazione – immaginiamo di
Montaigne – il cui contenuto non dovesse incontrare l’apprezzamento di chi
legge, ebbene costui anziché criticare me (e sarebbe fin troppo facile), dovrebbe
avere doti culturali davvero straordinarie per mettere in discussione il
pensiero del filosofo francese. Insomma, la citazione colta si rivela essere anche
un mezzo per far valere la propria idea e sentirsi più convincenti, sostenuti e
protetti dal pensiero, a volte inattaccabile, di chi è diventato immortale proprio
grazie al suo pensiero.
I libri migliori sono fonti inesauribili di citazioni. Non
riuscirei a leggere se non avessi tra le mani una matita con la quale sottolineare
quelle frasi, quelle parole, quei pensieri che più mi lasciano ammirato ed in
cui ritrovo me stesso. In una sua lettera a Lucilio, Seneca scriveva: “dopo aver letto molto, scegli un pensiero
che tu possa assimilare in quel giorno. Anch’io faccio così: del molto che
leggo, prendo sempre qualcosa…”. Si può non essere d’accordo con il grande
filosofo dell’antica Roma?