Con l’avvento delle nuove tecnologie, che
stanno sempre di più modificando le nostre esistenze, anche i luoghi fisici si
avviano a scomparire soppiantati da quelli virtuali, così come i libri
elettronici (ahimè!) stanno prendendo il posto di quelli cartacei. Premesso che
ognuno di noi dedica alla lettura tempi e metodi diversi - a seconda
dell’importanza che si dà a quest’attività dello spirito - io penso che il
luogo in cui si legge sia importante quanto il libro stesso. Credo che esista
una sorta di relazione amorosa indivisibile che si stabilisce tra il lettore,
il libro e l’ambiente circostante, tale da risultare indispensabile per godere
della lettura nel migliore dei modi. Italo Calvino raccomandava al lettore, per
leggere al meglio un libro, di estraniarsi completamente dall’esterno e lasciare
“che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto”. Io credo, invece, che non
bisogna chiudere del tutto la porta al mondo circostante e che lo stesso debba
entrare, in qualche maniera, nella coscienza di chi legge. Certo, se proprio non
puoi fare a meno di leggere pur trovandoti in un posto rumoroso e molesto, è
bene che ti estrani da quella sfavorevole situazione (se ci riesci); altra cosa,
invece, è leggere in un ambiente favorevole ed idilliaco: allora, è meglio che quel
mondo non “sfumi nell’indistinto” ma diventi esso stesso parte di quella
lettura.
Sappiamo bene che i lettori più voraci non pongono
limiti né di tempi né di luoghi: leggono sempre, in ogni spazio e nei posti più
strani ed imprevisti e anche nelle condizioni più estreme. Per loro, ogni
momento della giornata è buono per sfogliare un libro che portano sempre con
sé. Io non ci riesco, lo ammetto. Incontro serie difficoltà nel leggere in
certi posti e a certe condizioni. Sono più intransigente perché devo creare quella
giusta atmosfera che si realizza attraverso la perfetta sintonia tra il libro, lo
spazio in cui mi trovo e il mio stato d’animo. E poi, devo dire che i miei tempi di lettura sono molto lenti
perché mi capita di alzare gli occhi dalla pagina, di tanto in tanto, e pensare
a quello che ho letto in quel preciso momento; oppure sento la necessità, a
volte, di tornare indietro nelle pagine. E, dulcis in fundo, ho il vezzo di
sottolineare con una matita: una parola, un pensiero che mi ha particolarmente
entusiasmato, quasi a volerlo imprimere per sempre nella memoria. Diceva Seneca
“…del molto che leggo, prendo sempre qualcosa”. Ed io prendo…anzi
saccheggio con la mia matita. Si sa che un libro non può essere letto in una
sola volta, se non in casi davvero rari. E allora può succedere che le sue
pagine vengano lette in momenti diversi, in luoghi diversi, con uno stato d’animo
diverso. La lettura diventa, allora, una sorta di puzzle letterario la cui narrazione
solo apparentemente si porta a termine in maniera lineare. Infatti mi capita di
rileggere dei libri in tempi e luoghi differenti e ogni volta ho come
l’impressione di aver letto un libro nuovo, questo perché le variabili che influiscono
sulla lettura cambiano di volta in volta.
Le mie migliori letture, quelle più appaganti e
gradevoli, le faccio quando mi ritrovo da solo - la lettura, si sa, educa alla
solitudine – magari in un luogo ameno all’aria aperta, al cospetto di un magnifico
panorama. E mi riferisco, in particolare, ai momenti che trascorro nel mio
paesino natale, il mio buen retiro, lontano dai rumori della città. Dicevo
che ho l’abitudine di sollevare ogni tanto lo sguardo dal libro. Ebbene, fare
questa pausa di riflessione mentre si ammira un uliveto, o si scorge in
lontananza un antico borgo arroccato su una montagna o si sta seduti su una
panchina di fronte al mare, senza bagnanti – bisogna ammetterlo - non è come trovarsi
nella sala d’attesa di un medico o dal barbiere o in un vagone della
metropolitana nell’ora di punta. Le impressioni e le reazioni che se ne
ricavano sono opposte. E credo che non basti neanche starsene comodamente
seduti sul divano di casa, se davvero si vuole quell’incontro d’amore che nasce
tra le pagine scritte e il luogo che ti accoglie. Per quanto bella e ospitale sia
la tua casa, espressione della tua identità e della tua filosofia di vita, dove
puoi volgere lo sguardo quando senti il bisogno di allontanarti, per un
momento, dalla pagina scritta? Sulla televisione che trasmette incessantemente,
di là, il quotidiano teatrino della politica e dell’informazione? Sulla
credenza di fronte che racchiude la cristalleria per gli ospiti? Su quegli
anonimi e brutti palazzoni che si intravedono dalla finestra aperta, da cui
entra forte e fastidioso il ruggito del traffico? Diciamocelo: manca
quell’atmosfera di piacevole abbandono che fa la differenza. Manca quel segnale
di bellezza naturale esterna, quei colori e quei profumi e quella storia di certi luoghi che hanno
la straordinaria capacità di stimolare ed esaltare il piacere della lettura. Qualcuno
dirà: e la libreria di casa, allora? Non è forse una vasta prateria colorata
capace di raccogliere lo sguardo e con esso i pensieri e la fantasia di chi
legge? Non è forse una magnifica cattedrale che contiene tutta la bellezza dell'universo? Si, in casa bisogna leggere all’ombra di una libreria che vigila su di noi, con i suoi libri grandi
e piccoli, libri nuovi appena comprati e vecchie edizioni introvabili, scovate
sui banchetti di un mercatino dell’usato, libri con le pagine ingiallite o
freschi di stampa, con la copertina bianca e con la copertina gialla, grigia,
libri brutti e libri belli, in edizione economica e in edizione pregiata, libri
parcheggiati in bella confusione in doppia fila,
accovacciati di piatto davanti agli altri e accatastati gli uni sopra gli altri,
libri che devo ancora leggere e libri già letti ma che vorrei rileggere. Uno
spettacolo bellissimo di fronte al quale la lettura non può che scorrere piacevole e diventare fonte di benessere. E’ proprio vero: ci
sono contesti in cui un libro – un buon libro - acquista un altro sapore, un
altro significato e questo accade quando si rapporta con il luogo in cui lo si
legge, luogo che diventa parte integrante della lettura. In tali circostanze le
parole che scorrono sul libro sono, per il lettore, i colori sulla tavolozza per
il pittore che dipinge un quadro en plein air.