La nostalgia ha come punto centrale della sua essenza il
“tempo” che fugge via e mai, come in questo particolare momento della mia vita
(forse sto invecchiando), avevo avvertito in maniera così forte questo
sentimento che mi riporta costantemente a ciò che ho vissuto...a ciò che
è stato.
Tornare
indietro con la memoria significa, sempre, scoprire che quel “luogo”, quella
“cosa” non esistono più. Oppure esistono, ma la loro intima natura è cambiata e
con essa, siamo cambiati noi stessi. Scrive Pessoa in una poesia dedicata a
Lisbona: “Lisbona torno a rivederti, ma io non mi rivedo. Torno a rivederti, ma
io non mi rivedo”.
Questa
nostalgia del passato, questo desiderio legato al ricordo rappresenta, per me,
anche una forma di difesa nei confronti di una strana realtà in cui non sempre
riesco ad immedesimarmi, una realtà che non mi appartiene, in cui faccio fatica
a ritrovare la mia giusta dimensione e collocazione. E allora mi capita di
tuffarmi nel tempo che fu e, nella memoria nostalgica, il passato riesco sempre
ad ingentilirlo, a coprirlo di un’ aura positiva, a nobilitarlo e percepirlo, il
più delle volte, migliore del presente. E questo forse è l’errore che mi
impedisce di comprendere le cose dell’oggi, e da qui nasce la mia nostalgia:
nostalgia
di certi luoghi della mia passata giovinezza in cui non ritrovo più quelle cose
amate, quelle atmosfere che mi rendevano felice, in cui non ritrovo più la
bellezza del paesaggio perché deturpata dal cemento e dalla spazzatura che
avanzano e dagli incendi che tutto distruggono;
nostalgia
di quegli antichi sapori, di quei profumi intensi che sapevano di tradizione,
di natura incontaminata e di genuinità;
nostalgia
di quelle antiche botteghe di artigiani, dove tutto veniva fatto a mano con
passione e con cura, sostituite da moderni locali dove vendono stracci e
oggetti alla moda e dove tutto è omologato;
nostalgia
delle macchine di una volta, quelle belle autovetture che avevano una propria
identità, direi quasi una propria anima e che riconoscevi da lontano e le amavi
perché uniche.....oggi invece i modelli sono centinaia, standardizzati, tutti
uguali, irriconoscibili;
nostalgia
di quelle strade senza cartelloni pubblicitari che ti opprimono e senza
graffiti che ti violentano, opera quest’ultimi di emeriti idioti che vengono
invogliati a insozzare da coloro che si ostinano a chiamarli artisti di strada;
nostalgia
di quel tempo in cui non esistevano ancora i telefonini (soli pochi anni fa),
quando si conosceva l’attesa e telefonare significava parlare senza farsi
sentire dagli altri, a casa o in una cabina telefonica;
nostalgia
della televisione in bianco e nero, con una programmazione che aveva un inizio
ed una fine, quella televisione che sapeva divertire ed informare, che al posto
della pubblicità trasmetteva “intervallo” con le pecore che pascolavano o con
le immagini di antichi borghi;
nostalgia…
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