“E’ un libro che tratta “della nostra
vita, della sua morte”. Così Lalla Romano – una delle figure più
significative del nostro Novecento letterario - parlava del suo libro “Nei
mari estremi”, forse la sua opera più intensa, quella che tocca il suo vertice
narrativo. Già la conoscevo, questa scrittrice piemontese, per aver letto “Le
parole tra noi leggere” con cui vinse il premio Strega nel 1969, romanzo
che parla del suo rapporto con un figlio “difficile”. Con “nei mari estremi” Lalla
Romano (amica di Mario Soldati e Cesare Pavese), ripercorre i “quattro anni”
dell’innamoramento per Innocenzo Monti (che diventerà Presidente della Banca
Commerciale Italiana e che sposa nel 1932), e poi i “quattro mesi” della
malattia di lui che lo porterà alla morte. Il libro - che si sviluppa
attraverso concisi flash di memoria e di immagini - è un singolare romanzo/diario,
una sorta di intima confessione disperata e intensa, un’ “avventura spirituale”
nei punti più estremi dell’amore e della morte, che ne fanno un unicum di tutta
la nostra letteratura.
“Per me scrivere – dice
Lalla Romano – è stato sempre cogliere, dal tessuto fitto e complesso della
vita qualche immagine, dal rumore del mondo qualche nota, e circondarle di
silenzio”. E queste sue concise strofe in prosa, questi suoi istanti di
vita circondati dal bianco della pagina – come avrebbe detto lei - sono
brandelli di sofferenza interiore di fronte alla fugacità della condizione
umana, ma anche brevi momenti di felicità. “C’era malinconia nella gioia,
come è giusto; e non era follia, era saggezza”. Sicché il
libro risulta come spezzato in due parti: c’è un “prima”, fatto di dolcezze, di
piccoli piaceri, di serenità familiare, che Lalla Romano sembra quasi proteggerlo
dal “dopo” che è in agguato e che sfocia nel dramma, “nei mari estremi” della malattia.
E poi della morte. Ma la scrittrice non è nella malattia che temeva di perdere la sua storia
d’amore con Innocenzo “ma nelle assenze, nella lontananza. Morire è
allontanarsi: l’ho saputo poi”. Così scrive. Nei mari estremi è un testo duro e struggente
- ma nello stesso tempo – di grande tenerezza; è uno di quei rari libri che, grazie
al pathos che riesce a trasmettere, non può essere raccontato: va soltanto
letto.
credo di non aver mai letto niente di Lalla Romano e la tua accurata segnalazione mi fa provare un certo rammarico.
RispondiEliminamassimolegnani
Non si può leggere tutto...comunque hai tempo per rimediare, anche perchè Lalla Romano - se non sbaglio - è una tua conterranea :)
EliminaCiao
conterranea in parte, adottiva (sono un misto di tante regioni!)
RispondiEliminaciao Pino
ml
Ricordavo bene, allora, che aveva un qualche legame con la tua terra :)
EliminaCiao ml