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venerdì 16 luglio 2021

A ritroso: il ritratto di un esteta

 


Tra i personaggi più famosi e più eccentrici della letteratura mondiale, Des Esseintes - il protagonista del romanzo “A ritroso” dello scrittore francese Joris Karl Huysmans - è forse quello che più colpisce la mia immaginazione. Il libro, pubblicato nel 1884 e tradotto in Italia anche con i titoli “Controcorrente” e “Al contrario”, narra le vicende di un giovane aristocratico di stampo decadente - Des Esseintes, appunto – il quale, stanco e deluso della vita parigina di fine Ottocento, decide di abbandonare il consorzio umano - per il quale nutriva una crescente avversione - e rifugiarsi nella solitudine di una villa di campagna, evitando qualsiasi contatto non solo con il mondo esterno, ma anche con i suoi due vecchi domestici che avevano già assistito sua madre. Lui vuole allontanarsi il più possibile dalla realtà che lo circonda, dagli usi e dai costumi della gente comune, da quel mondo in cui i valori sociali e culturali sono in piena crisi. E, soprattutto, insegue un’esistenza vissuta esclusivamente alla ricerca della bellezza e del piacere estetico. Prima di trasferirsi nella sua nuova casa, Des Esseintes provvede a sistemarla in conformità dei suoi desideri e dei suoi progetti. In particolare, l’arreda con mobili e tappezzerie e suppellettili fuori dal comune; la riempie di meravigliose piante tropicali; arricchisce gli scaffali della sua libreria con le opere dei più grandi autori latini, da lui amati; fa tappezzare il salotto di rosso vivo adornando le pareti con delle stampe terrificanti “contenenti tutti i supplizi che la follia religiosa ha inventato”. In questo modo pensava di crearsi una dimora piacevole e curiosa, arredata tuttavia in maniera rara, non con l’intento di stupire gli altri ma solo per il suo piacere, “adatta alle esigenze della sua futura solitudine”. Un arredamento che finalmente potesse annullare i ricordi irritanti e volgari della sua vita trascorsa.

“In realtà quando l’epoca in cui un uomo di talento è condannato a vivere è stolta e monotona – declama la voce narrante del libro – l’artista è, a sua stessa insaputa, ossessionato dalla nostalgia di un altro secolo…Vengono in lui ricordi di esseri e di cose che non ha conosciuto personalmente, finché giunge il momento in cui egli evade violentemente dal reclusorio del suo secolo e si avventura in piena libertà in un’altra epoca con la quale, estrema illusione, gli sembra di essere in maggiore armonia”.

Per Des Esseintes la vita si svolgeva solo di notte perché il suo spirito si eccitava “solo al contatto con l’ombra”. Lui pensava che le azioni umane e gli spostamenti fossero inutili e che l’immaginazione potesse facilmente supplire alla volgare realtà dei fatti della vita; era convinto che ci si potesse abbandonare a lunghe esplorazioni e a scoperte meravigliose standosene comodamente seduti davanti al camino, aiutando all’occasione lo spirito con la lettura suggestiva di un libro di viaggi, perchè “…tutto sta nel sapere astrarsi abbastanza per far sorgere l’allucinazione e sostituire il sogno della realtà alla realtà stessa”. E poi mal sopportava la vita sociale in tutte le sue varie declinazioni, e poi gli arrampicatori sociali e “quegli stretti cervelli di bottegai” attratti solo dai soldi;  e disprezzava quella “bassa distrazione degli spiriti mediocri che è la politica”. Il nostro eroe, insomma, “viveva di se stesso, si nutriva della sua propria sostanza, al pari di quegli animali intorpiditi, rannicchiati in un buco durante l’inverno. La solitudine aveva agito sul suo cervello come un narcotico”. Ma proprio quella solitudine così fervidamente bramata e finalmente raggiunta, proprio quel silenzio che in altre passate occasioni gli era parso come un compenso, un po' alla volta iniziavano a pesargli, a gravare su di lui come un peso insostenibile.

La nevrosi non tarda a spuntare: e se dapprima la malattia si rivela sotto forma di una smisurata scrupolosità nell’arredare la casa, con il passare del tempo subentrano allucinazioni sempre più frequenti che lo costringono inerte a letto. La sua felicità sembrava dunque finita, doveva “abbandonare il piccolo porto in cui aveva trovato rifugio”; era costretto a riallacciare i legami con l’odiata società e fare ritorno a Parigi. Ma proprio ora che “ doveva mutar pelle gli sarebbe piaciuto sforzarsi di possedere la fede, di farla propria non appena l’avesse raggiunta, di radicarsela nell’anima, di metterla finalmente al riparo da tutte quelle riflessioni che la scuotono e la strappano dalle radici. Ma più la desiderava e meno si colmava il vuoto del suo spirito, più tardava a venire la visita del Cristo. Anzi, via via che la sua fame religiosa aumentava, via via che egli chiamava con tutte le sue forze, come una garanzia per l’avvenire, come un aiuto per la sua nuova vita, quella fede che si lasciava vedere ma che restava così distante da spaventarlo, nuove idee si affollavano nel suo spirito sempre in combustione, respingevano la sua volontà mal ferma, combattevano con motivi di buon senso e con prove matematiche i misteri e i dogmi…”


8 commenti:

  1. La sensazione è che gli ultimi 3 post in realtà siano uno solo, come un cerchio che tende a chiudersi sull'analisi dell'esistenza.

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    1. La tua sensazione - caro Enzo - è anche la mia...in fondo noi siamo quel che leggiamo...e quel che scriviamo.

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  2. Sai che è un mio sogno concludere l'esistenza solo. In un luogo dove circondarmi di passioni e quiete. Carta, penna, musica, libri..forse poter passeggiare e fotografare. Un'isola, ovviamente.

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    1. A volte ci penso anch'io...per me anche un eremo. Speriamo solo di non fare la fine di Des Esseintes :) sorrido!

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  3. Des Esseintes, così come Andrea Sperelli, il protagonista de Il piacere di D'Annunzio e Dorian Gray di Oscar Wilde sono l'espressione di quel movimento letterario che viene chiamato Decadentismo. Personaggi, questi, che incarnano i loro stessi autori i quali volevano fare della loro vita un'opera d'arte.
    Francesco

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    1. Esattamente! Grazie Francesco per le tue utili osservazioni.

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  4. Sono venuta a trovarti ed è inutile ribadire quanto interessanti siano i tuoi scritti e le tue scelte. Ora non posso ma stasera dedico ai molti post che mi sono persa il mio dopocena. Sorrido e ti anticipo soltanto che da ottobre scorso mi sto organizzando per andare in un'isola dove non ci sono macchine e strade, dove spero di raccogliere un po' di energia dalla natura. buon pomeriggio.

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    1. Cara Gingi, che piacere rileggerti! Sei troppo generosa nei miei riguardi. Grazie davvero! Ecco, vivere su un'isola, senza macchine, nel silenzio e nella solitudine è una scelta invidiabile. La natura ti darà energia e felicità...
      Un saluto e tante belle cose!

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