Tra i personaggi più famosi e
più eccentrici della letteratura mondiale, Des
Esseintes - il protagonista del romanzo “A ritroso” dello
scrittore francese Joris Karl Huysmans - è forse quello che più colpisce la mia
immaginazione. Il libro, pubblicato nel 1884 e tradotto in Italia anche con i
titoli “Controcorrente” e “Al contrario”, narra le vicende di un
giovane aristocratico di stampo decadente - Des Esseintes, appunto – il quale,
stanco e deluso della vita parigina di fine Ottocento, decide di abbandonare il
consorzio umano - per il quale nutriva una crescente avversione - e rifugiarsi
nella solitudine di una villa di campagna, evitando qualsiasi contatto non solo
con il mondo esterno, ma anche con i suoi due vecchi domestici che avevano già assistito
sua madre. Lui vuole allontanarsi il più possibile dalla realtà che lo circonda,
dagli usi e dai costumi della gente comune, da quel mondo in cui i valori
sociali e culturali sono in piena crisi. E, soprattutto, insegue un’esistenza
vissuta esclusivamente alla ricerca della bellezza e del piacere estetico. Prima
di trasferirsi nella sua nuova casa, Des Esseintes provvede a sistemarla
in conformità dei suoi desideri e dei suoi progetti. In particolare, l’arreda
con mobili e tappezzerie e suppellettili fuori dal comune; la riempie di meravigliose
piante tropicali; arricchisce gli scaffali della sua libreria con le opere dei
più grandi autori latini, da lui amati; fa tappezzare il salotto di rosso vivo
adornando le pareti con delle stampe terrificanti “contenenti tutti i
supplizi che la follia religiosa ha inventato”. In questo modo pensava di
crearsi una dimora piacevole e curiosa, arredata tuttavia in maniera rara, non
con l’intento di stupire gli altri ma solo per il suo piacere, “adatta alle esigenze
della sua futura solitudine”. Un arredamento che finalmente potesse
annullare i ricordi irritanti e volgari della sua vita trascorsa.
“In realtà quando l’epoca in cui
un uomo di talento è condannato a vivere è stolta e monotona – declama la
voce narrante del libro – l’artista è, a sua stessa insaputa, ossessionato
dalla nostalgia di un altro secolo…Vengono in lui ricordi di esseri e di cose
che non ha conosciuto personalmente, finché giunge il momento in cui egli evade
violentemente dal reclusorio del suo secolo e si avventura in piena libertà in
un’altra epoca con la quale, estrema illusione, gli sembra di essere in
maggiore armonia”.
Per Des Esseintes la vita
si svolgeva solo di notte perché il suo spirito si eccitava “solo al
contatto con l’ombra”. Lui pensava che le azioni umane e gli spostamenti fossero
inutili e che l’immaginazione potesse facilmente supplire alla volgare realtà
dei fatti della vita; era convinto che ci si potesse abbandonare a lunghe
esplorazioni e a scoperte meravigliose standosene comodamente seduti davanti al
camino, aiutando all’occasione lo spirito con la lettura suggestiva di un libro
di viaggi, perchè “…tutto sta nel sapere astrarsi abbastanza per far sorgere
l’allucinazione e sostituire il sogno della realtà alla realtà stessa”. E
poi mal sopportava la vita sociale in tutte le sue varie declinazioni, e poi gli
arrampicatori sociali e “quegli stretti cervelli di bottegai” attratti solo
dai soldi; e disprezzava quella “bassa
distrazione degli spiriti mediocri che è la politica”. Il nostro eroe,
insomma, “viveva di se stesso, si nutriva della sua propria sostanza, al
pari di quegli animali intorpiditi, rannicchiati in un buco durante l’inverno.
La solitudine aveva agito sul suo cervello come un narcotico”. Ma proprio
quella solitudine così fervidamente bramata e finalmente raggiunta, proprio
quel silenzio che in altre passate occasioni gli era parso come un compenso, un
po' alla volta iniziavano a pesargli, a gravare su di lui come un peso
insostenibile.
La nevrosi non tarda a spuntare:
e se dapprima la malattia si rivela sotto forma di una smisurata scrupolosità
nell’arredare la casa, con il passare del tempo subentrano allucinazioni sempre
più frequenti che lo costringono inerte a letto. La sua felicità sembrava
dunque finita, doveva “abbandonare il piccolo porto in cui aveva trovato
rifugio”; era costretto a riallacciare i legami con l’odiata società e fare
ritorno a Parigi. Ma proprio ora che “ doveva mutar pelle gli sarebbe
piaciuto sforzarsi di possedere la fede, di farla propria non appena l’avesse
raggiunta, di radicarsela nell’anima, di metterla finalmente al riparo da tutte
quelle riflessioni che la scuotono e la strappano dalle radici. Ma più la
desiderava e meno si colmava il vuoto del suo spirito, più tardava a venire la
visita del Cristo. Anzi, via via che la sua fame religiosa aumentava, via via
che egli chiamava con tutte le sue forze, come una garanzia per l’avvenire,
come un aiuto per la sua nuova vita, quella fede che si lasciava vedere ma che
restava così distante da spaventarlo, nuove idee si affollavano nel suo spirito
sempre in combustione, respingevano la sua volontà mal ferma, combattevano con
motivi di buon senso e con prove matematiche i misteri e i dogmi…”
La sensazione è che gli ultimi 3 post in realtà siano uno solo, come un cerchio che tende a chiudersi sull'analisi dell'esistenza.
RispondiEliminaLa tua sensazione - caro Enzo - è anche la mia...in fondo noi siamo quel che leggiamo...e quel che scriviamo.
EliminaSai che è un mio sogno concludere l'esistenza solo. In un luogo dove circondarmi di passioni e quiete. Carta, penna, musica, libri..forse poter passeggiare e fotografare. Un'isola, ovviamente.
RispondiEliminaA volte ci penso anch'io...per me anche un eremo. Speriamo solo di non fare la fine di Des Esseintes :) sorrido!
EliminaDes Esseintes, così come Andrea Sperelli, il protagonista de Il piacere di D'Annunzio e Dorian Gray di Oscar Wilde sono l'espressione di quel movimento letterario che viene chiamato Decadentismo. Personaggi, questi, che incarnano i loro stessi autori i quali volevano fare della loro vita un'opera d'arte.
RispondiEliminaFrancesco
Esattamente! Grazie Francesco per le tue utili osservazioni.
EliminaSono venuta a trovarti ed è inutile ribadire quanto interessanti siano i tuoi scritti e le tue scelte. Ora non posso ma stasera dedico ai molti post che mi sono persa il mio dopocena. Sorrido e ti anticipo soltanto che da ottobre scorso mi sto organizzando per andare in un'isola dove non ci sono macchine e strade, dove spero di raccogliere un po' di energia dalla natura. buon pomeriggio.
RispondiEliminaCara Gingi, che piacere rileggerti! Sei troppo generosa nei miei riguardi. Grazie davvero! Ecco, vivere su un'isola, senza macchine, nel silenzio e nella solitudine è una scelta invidiabile. La natura ti darà energia e felicità...
EliminaUn saluto e tante belle cose!