Abito in un quartiere di Roma
che si chiama “Centocelle”, limitrofo
all’omonimo Parco Archeologico dove sorgeva - circa duemila anni fa - la villa
imperiale ad duas lauros dell’imperatrice
Elena (madre di Costantino), circondata dalla grande piscina termale e dagli
alloggiamenti per i suoi cavalieri. Per la sua grande estensione, la dimora
imperiale venne chiamata Centum Cellae,
da cui deriva l’attuale toponimo. Grazie alla presenza di questi importanti
resti archeologici l’area del parco, di oltre 120 ettari – di cui solo una
trentina aperti al pubblico – è sottoposta a vincolo paesaggistico e da tempo attende
quegli interventi di riqualificazione che potrebbero rilanciare, dal punto di
vista socio-ambientale-culturale, tutto il territorio che gravita a sud est
della Capitale. Va detto che proprio in questa area fu realizzato, nell’aprile
del 1909, il primo aeroporto italiano, la cui pista lunga circa 400 metri
ancora si conserva, come da foto. E qui doveva sorgere, negli anni settanta, il
famoso Sistema Direzionale Orientale (SDO) che avrebbe dovuto liberare il
centro storico di Roma da tutti i Ministeri e da tutti gli altri uffici del
potere politico-economico. Il progetto, per fortuna, non venne realizzato ed
oggi il Parco attende tempi migliori per decollare.
Il luogo non è molto
frequentato: tranne pochi amanti del footing, la maggior parte delle persone
del quartiere preferisce il vicino parco Villa De Sanctis (di cui ho parlato in
un mio post precedente), che tra l’altro custodisce il Mausoleo funerario della
succitata imperatrice Elena, che da queste parti era di casa. Devo dire che
anch’io, per “oliare” le mie articolazioni sempre più arrugginite, vado spesso
a passeggiare su quella vecchia pista abbandonata e lungo quei vialetti
circostanti delimitati da radi cipressi, dove la mentuccia e il finocchietto
selvatico crescono spontanei e dove svolazzano liberi corvi e pappagalli. Lo
confesso: non è il massimo delle aspirazioni umane. Ma, purtroppo, solo questo
offre il convento. E allora, per circa un’ora al giorno mi allontano dai
rumori, dall’aria inquinata e dal traffico cittadino e vado lì a respirare il
silenzio, a corteggiare i miei pensieri, a stemperare le mie malinconie. E ogni volta mi vengono in mente
quelle meravigliose parole - in cui mi identifico - con le quali il filosofo francese Denis Diderot iniziava un
suo famoso dialogo filosofico, verso la metà del ‘700:
“Che
faccia bello o cattivo tempo è mia abitudine andare a passeggiare ogni
pomeriggio verso le 5 nei giardini del Palais-Royal. Intrattengo me stesso con
la politica, l’amore, il gusto, la filosofia e abbandono la mente al suo
libertinaggio lasciandola padrona di seguire ogni pensiero che le si presenti,
saggio o folle che sia. E la mente si comporta come quei giovani dissoluti che
corrono dietro alle ragazze con l’aria sventata, il volto sorridente, l’occhio
vivace e il nasino all’insù, corteggiandole tutte senza attaccarsi a nessuna di
loro. Ecco: i miei pensieri sono le mie puttane”.
Vai su quella vecchia pista a "corteggiare" i tuoi pensieri. Io avrei scritto... a farli decollare. :-) Ciao Francesco
RispondiEliminaMa decollano, dopo averli corteggiati. :) Ciao Francesco
Eliminahttps://visusversusanimum.blogspot.com/
RispondiElimina??
Eliminafa un po' tristezza il luogo in cui vai a respirare il silenzio, a corteggiare i [miei] pensieri, a stemperare le [mie[ malinconie (bellissime parole). Meriterebbero scenari più consoni.
RispondiEliminamassimolegnani
Grazie per le tue parole. Le tue osservazioni – caro Carlo – non sono del tutto infondate: i miei pensieri, proprio per poterli pensare, “meriterebbero scenari più consoni”. E’ pur vero, però, che se andassi a “passeggiare” (inteso come attività fisica e sportiva) in un contesto dove la bellezza la fa da padrona, i miei pensieri sarebbero certamente sopraffatti dalla stessa bellezza del posto, e per me sarebbe difficile corteggiarli. E’ come dire che la nostra bellezza interiore, il nostro intimo sentire, perda la sua efficacia di fronte a quella bellezza esterna che ci viene regalata dalla natura o dall’arte. Devo dire, tuttavia, che quando desidero pensare in maniera diversa, vado a passeggiare ( e questa volta nell’accezione più nobile del termine) in quell’altra Roma, quella eterna, la più bella. Tra l’altro, ti dirò di più: non amo molto quei parchi incantevoli e sovraffollati, dove tutto sembra costruito con la riga e il compasso, dove tutti corrono, prendono il sole e fanno picnic sull’erba. Pertanto, non avendo a disposizione un bosco o un sentiero di campagna, né potendo usufruire di quelle meravigliose stradine di montagna a te tanto care, devo accontentarmi del Parco Archeologico di Centocelle (almeno fino a quando sto a Roma), il quale – seppure non possa competere con Villa Borghese o con i giardini del Palais-Royal – mi permette di fare quel minimo di attività fisica giornaliera. E ti assicuro che quando “corricchio” su quella lunghissima pista avvolta in un totale, rigenerante silenzio, nell’ascoltare soltanto il rimbombo dei miei passi e il gracchiare dei corvi, i miei pensieri – saggi o folli che siano - dimenticano per un momento il luogo, si liberano e volano in alto felici. :) :)
EliminaUn caro saluto e buona serata.
Sono completamente d'accordo con ciò che dici. Per dialogare con la propria anima è quasi necessario avere il vuoto intorno. A me capita spesso quando nuoto tranquillamente in piscina, ma anche quando sono immerso nell'ascolto della musica classica che favorisce il mio prendere contatto con pensieri o idee che a mia insaputa mi stavano dentro.
EliminaFa sempre piacere trovare una persona in linea con i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti. E poi, visto il lavoro che fai, è ancora più gratificante
Elimina