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venerdì 14 febbraio 2020

La solitudine del lettore



Chi ha una certa familiarità con i libri forse ha avuto modo di verificare quel benevolo “risentimento” che un‘azione così pacifica come quella di sfogliare e leggere un libro, può provocare in ogni occasione di coesistenza con il prossimo ed in particolare con le persone che hanno poca dimestichezza con la lettura. “Te ne stai sempre con un libro tra le mani…”: sono le parole che mi ripeteva spesso mia madre, soprattutto negli anni scolastici, quando mi vedeva intento nella lettura non propriamente finalizzata allo studio. Mia madre non è che volesse privarmi di un piacere, a lei sconosciuto, tuttavia, pur riconoscendo l’importanza della cultura e dell’istruzione - a cui lei non aveva avuto accesso, avendo frequentato solo la scuola dell’obbligo fino alla quarta elementare - scorgendomi sempre chino su un libro cercava, in qualche maniera, di distogliermi da quella condizione di solitudine che, comunque, genera la lettura. E poi tentava soprattutto di interrompere quel silenzio così ingombrante che si frapponeva tra di noi, silenzio che se per me era indispensabile, per lei significava rinunciare ad una possibile conversazione.

Chi legge, afferma sempre un’esigenza di solitudine, un bisogno di estraniarsi dal contesto sociale in cui si trova, per ricucirsi uno spazio intimo e personale dove non sono ammessi estranei. Questa condizione privilegiata - che  ti permette di “conversare” con uomini molto più interessanti di quelli che potresti incrociare nella quotidianità, e ti fa incontrare personaggi che diventano tuoi amici fidati - spesso viene osteggiata dalle stesse persone che ti vogliono bene, le quali avvertono quasi la necessità di richiamarti nell’alveo di quel tessuto socio-familiare fatto di relazioni colloquiali, dal quale la lettura ti allontana. Sotto questo aspetto, leggere appare agli occhi degli altri quasi come una forma di misantropia, di distacco dalla realtà circostante che il piacere della lettura, comunque, non può sempre compensare.

Leggere un libro richiede solitudine e silenzio, contemplazione e lentezza, qualità poco attinenti ai tempi nevrotici in cui viviamo, sempre più afflitti dalla fretta e da un inquinamento visivo e sonoro che non danno scampo. C’è da dire, però, che finché la lettura costituisce per noi la chiave per aprire quegli spazi in cui da soli non saremmo mai capaci di entrare, la funzione che essa svolge nella vita quotidiana è assai benefica. Diventa invece quasi dannosa quando - anziché risvegliare lo spirito critico di ognuno di noi e indirizzare il nostro sguardo verso una visione più nobile del mondo e della vita - tende a sostituirsi alla vita stessa, illudendoci che possano bastare le pagine di un libro - seppure scritte da un grande della letteratura - per risolvere tutti i nostri problemi esistenziali.

8 commenti:

  1. Capisco questa forma di assorbimento totale nella lettura di un buon libro ,come quella della visione di un film ...rimanere sempre con i piedi a terra anche se lo spirito vola altrove,avere quel giusto e sano distacco senza immedesimarsi troppo nell'irreale o nell'intangibile!

    Come in tutte le cose ci vuole un giusto equilibrio per mantenere inalterata la propria capacità critica e suggestiva.

    Poi bisogna distinguere anche la passione e la voglia di conoscenza che la lettura offre dalla dipendenza e comunque meglio una dipendenza simile e non altre forme che uccidono corpo e spirito no:)

    Buona giornata!


    L.

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    1. Proust diceva che la lettura è una forma di amicizia sincera e disinteressata. Se decidiamo di trascorrere una serata con un libro è perché ne abbiamo davvero voglia. Non ci sono obblighi o convenzioni sociali da rispettare. Possiamo commuoverci o rallegrarci con un libro tra le mani, ma possiamo anche annoiarci e quando siamo stanchi di lui lo rimettiamo a posto, senza pensarci due volte. E lui non si arrabbia, come farebbe un nostro amico in carne ed ossa se gli dicessimo di aver trascorso una serata noiosa con lui. Tra di noi vale il silenzio, che a volte è la forma più alta delle parole, e nel silenzio non c’è traccia delle nostre imperfezioni, delle nostre menzogne, delle nostre lusinghe. E quando, poi, ci capita di stare con persone attratte – come lo siamo noi – dai libri, ebbene il piacere dello stare insieme è assicurato, perché finalmente possiamo parlare di libri.
      Buona serata a te, L.

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  2. è indubbiamente vero quanto dici, la lettura è concentrazione sulle pagine ed estraniazione dal mondo circostante, ma è altrettanto vero che l'aver letto è occasione di dialogo, confronto, scambio di opinioni, stimolo per gli altri ad affrontare quello stesso libro di cui parli con entusiasmo.
    senza letture almeno la metà dei nostri argomenti di conversazione andrebbero in fumo :)
    ml

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    1. E' vero: confrontarsi dopo aver letto lo stesso libro è una cosa davvero stimolante. Ciao Carlo

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  3. Da lettore accanito mi riconosco, dalla prima all'ultima parola, in questo post.

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  4. Ho scritto qualcosa di simile sul mio blog diversi anni fa.
    Con qualche centinaio di parole in meno!
    Rido...

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    1. Tu sei maestra insuperabile di sintesi: non ti perdi in chiacchiere :)

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