Perché oggi un politico può
vincere le elezioni raccontando menzogne? Perché la pubblicità, appellandosi ai
nostri istinti più elementari, riesce a far credere che bevendo un caffè
diventiamo belli come George Clooney? Perché i giovani copiano lo stile, i tic
espressivi, i tatuaggi, il modo di vestire e di pettinarsi delle star del
cinema e dei calciatori? Perché quando ci troviamo in un luogo sconosciuto
camminiamo con lo sguardo incollato su Google Maps? Insomma, perché lasciamo
che siano gli altri a pensare e a decidere al posto nostro e non facciamo nulla
per invertire questa tendenza? Se lo chiede Ermanno
Bencivenga – professore ordinario di filosofia presso l’Università della
California – nel suo saggio “La scomparsa
del pensiero” pubblicato da Feltrinelli.
L’autore, attraverso
un’analisi approfondita e didascalica, arriva ad una conclusione inquietante:
la nostra capacità di ragionare oggi è a rischio. Incombe la minaccia di una
vera e propria mutazione antropologica che dissolve la peculiarità propria
degli esseri umani, che è quella di pensare. Si tratta – dice il prof.
Bencivenga - di una “catastrofe gentile
che non squassa l’ambiente con uragani…e non semina cadaveri”, ma ci viene apparentemente
incontro con un’offerta di aiuto che è ancora più devastante, perché “qualcun altro, qualcos’altro, ragionerà per
noi”. I più esposti a questa
deriva sono naturalmente i giovani, ipnotizzati dai loro cellulari e immersi in
scambi virtuali con persone assenti, i quali non sono più in grado di prestare
attenzione a nulla, costantemente distratti da un flusso continuo di
informazioni e di messaggi visivi e sonori, troppo veloci e potenti rispetto ai
tempi di elaborazione che il pensiero logico richiede. “I dispositivi elettronici – scrive Bencivenga – hanno eliminato la necessità di svolgere
semplici, quotidiani esercizi deduttivi e hanno così pesantemente ridotto il
fiorire della virtù logica che in questi esercizi trovava nutrimento”. In
altre parole, è vero che la tecnologia ci libera da certe fatiche, ma è pur
vero che affidandoci completamente a delle macchine fornite di intelligenza
artificiale, finiamo per perdere quelle capacità sensoriali e cognitive
indispensabili per riflettere e ragionare con la nostra testa.
Veramente interessante. Me lo segno.
RispondiEliminaGrazie.
Penso che ti possa interessare, visto che sei molto sensibile a queste tematiche. Grazie a te, Andrea
EliminaPensare costa una gran fatica.
RispondiEliminaSoprattutto di questi tempi.
Pensare è il lavoro più pesante che ci sia...non so chi l'ha detto, ma credo che sia proprio così. Ed è per questo che non pensiamo
EliminaHai fatto riaffiorare vecchi ricordi scolastici (Orwell, 1984) e la più recente lettura di Bradbury...
RispondiElimina...e mai come in questo periodo avverto l'urgenza di evitare la tecnologia, che ammazza la mia libertà di pensare e mi urta: già non posso muovermi fisicamente, guai a chi cerca di limitare il pensiero!
Lo ricordo bene il libro di Orwell, Marzia. Concordo con te: la tecnologia è nemica del pensiero.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaIo mi sto sempre più rendendo conto che chi pensa di suo ed esprime un suo autentico pensiero e'sempre a rischio di qualcosa per come ragiona...come se ti trovassi a comunicare più con te stesso che con gli altri,ma poche volte qualcun altro ti saluta e allora dici:
RispondiEliminatoh ma tu mi vedi allora...mi ascolti ...ragioni e pensi?
E l'altro risponde:
ma sai che quando ti ho chiamato e ho visto che ti giravi mi son detto la stessa cosa? :-))))
Non possiamo rinunciare a ragionare e pensare con la nostra testa è una forma di violenza a se stessi soprattutto ...ma vale lo stesso anche per la rinuncia alla manualità ...sto facendo tanti di quegli errori con il cellulare che scrive una parola tanto velocemente che solo dopo ,leggendomi con il mio ancora naturale tempo di lettura ,mi rendo conto di quanto sono peggiorata grazie alle invenzioni :-)
Beh il "grande fratello " ormai va 24/24 tutti i giorni un po ovunque.
La tecnologia ci sta cambiando e, sotto certi aspetti, ci sta peggiorando. I miei tempi di lettura e di scrittura sono, naturalmente, lenti quanto i tuoi e non possono competere con un cellulare, con il quale io non ho alcuna esperienza, alcun rapporto. Scrivo con un vecchio computer, e solo quando sto a casa, cercando di non farmi condizionare più di tanto. Ciao L. (??)
Elimina"La tecnologia ci sta cambiando e, sotto certi aspetti, ci sta peggiorando".
EliminaDiciamo che per alcuni di noi è anche una bella sfida ...fin quanto e quando riusciamo a non perdere il contatto non con la tecnologia ma con noi stessi e con la Natura!
Immagina con questo coronavirus quante quarantena davanti ai social? :-)
L.Si sono io,ed ero io sopra... mi fa piacere che anche senza firma riesci a sentirmi:-)Chiaro che facciamo parte dell'esempio sopra..." anche tu mi vedi ,mi ascolti e riesci ancora a pensare?"
Buona settimana e grazie !
Si, riesco a sentirti, ho imparato a conoscere il tuo stile e il tuo modo di affrontare la realtà. E'vero, non dobbiamo perdere il contatto con noi stessi, ed è importante non farsi ingabbiare dalla tecnologia, in primis dai social: la vera piovra dei nostri tempi. Auguro anche a te una buona settimana
EliminaQuesto tuo post e le sue considerazioni hanno riportato alla mente una lettura di tempo fa, autore Vittorino Andreoli, HOMO STUPIDUS STUPIDUS, l'agonia di una civiltà. La tecnologia sta tarpando la nostra capacità di pensiero innescando la regressione delle nostre capacità per il mancato esercizio della mente.
RispondiEliminaUn buon pomeriggio
Ciao Gingi, concordo con te. Buona giornata
Elimina