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venerdì 10 gennaio 2020

Vivere senza cellulare



Mi trovo in un ufficio pubblico per sbrigare una pratica amministrativa. L’impiegata allo sportello, nel compilare un modulo, mi chiede – badate bene – non un numero di telefono, ma "il numero di un cellulare"; al che io rispondo di non possederne. Tutt’al più potrei darle il numero obsoleto del telefono di casa. A questa mia “strana” affermazione l’impiegata – che non mi aveva ancora degnato di uno sguardo – finalmente mi scruta stupefatta, come se vedesse un alieno. La cosa buffa è che alzano contemporaneamente la testa - di scatto - le quattro persone che si trovavano nella sala d’attesa, fino a quel momento chine sul proprio smartphone come in trance, anche loro curiose di guardare l’extraterrestre. Beato lei! - fa quello dietro di me - come se io fossi stato baciato dalla sorte e lui, poveraccio, una vittima predestinata, costretta con la forza e con le minacce a usare, vita natural durante, un telefonino.

Ma oggi è davvero impossibile vivere senza uno smartphone? La mia esperienza non fa testo, dal momento che – non avendo mai comprato questo oggetto del desiderio, non avendone mai sentito la necessità – non posso confrontare il prima con il dopo, il buio con la luce. E’ interessante, però, leggere le reazioni di chi – avendo avuto sempre con sé un telefonino – all’improvviso gli viene a mancare. Ho trovato in rete (https://www.sardiniapost.it/) la testimonianza dello scrittore cagliaritano Andrea Melis, il quale un bel giorno, vittima del furto del suo cellulare, si ritrova a vivere senza quella vitale, quotidiana, assillante protezione. E lui che fa? Anziché comprarne subito uno nuovo, come farebbe chiunque si venisse a trovare in una tale “scomoda” situazione, prova ad andare avanti lo stesso senza la sua protesi salvavita. Riporto, di seguito, queste sue considerazioni che fanno sorridere prima ancora che riflettere, ringraziando l'autore:
“Una volta elaborato il lutto, ho dovuto prendere atto di due mondi: quello chiuso dentro al cellulare, immenso, molto più grande di quanto la mia memoria potesse contenere, che era andato perso per sempre. Foto, social, banche, password da cambiare, utenze, rubrica, messaggi, chat, praticamente la scatola nera della mia vita, finita in mano a perfetti sconosciuti. Da impazzire solo a pensarci. E poi c’era il mondo di fuori. Quel poco che mi restava. Così ho pensato a sangue caldo. Come se fuori dallo smartphone, mi attendesse un mondo selvaggio e pericoloso. Come sarei sopravvissuto? C’era un solo modo per scoprirlo: provarlo. Così un po’ per gioco un po’ per risparmiare, ho resistito all’impulso di correre a comprare un nuovo cellulare e mi sono preso qualche giorno. Che poi sono diventate due settimane. E ho rifiutato, soprattutto, l’elemosina di tutti i vecchi cellulari che decine di amici impietositi mi hanno messo a disposizione per salvarmi la vita.
Ma quella senza cellulare non è una vita impossibile. E’ un mondo semplicemente diverso, e dimenticato. Ma con tanti lati piacevoli. La paura di sentirmi solo, ad esempio, ho scoperto che ha più il sapore di sentirmi libero. La paura di smarrirsi, devo ammettere, è diventata piuttosto la magica scoperta che ovunque tu sia nella vita, sei sempre al tuo posto. La paura di subire una isolamento mediatico, ha invece fatto crollare la maschera alla schiavitù dei condizionamenti a flusso continuo: da giorni mi sento al di là dell’argine, capace di circoscrivere e contenere tutto il resto del mondo dentro un alveo possibile: la giusta attenzione. Sono comandante, anziché comandato. Quando accendo la tv, per esempio, non so già cos’è successo per averlo appreso da tweet, post, lanci ansa, newsletter. Però non è comunque cambiato niente. A parte il morto del giorno, la sparata del politico e l’arresto per corruzione di turno, è tutto fermo, tutto uguale. Come lo riempivo minuto per minuto questo niente nei giorni scorsi? Pazzesco.
La vita senza cellulare è fatta di una ritrovata andatura umana, che restituisce paesaggi meno appiattiti e confusi. E ti fa riscoprire universi vicini che credevi si fossero trasferiti per sempre altrove, invece erano solo diventati sfuocati per colpa della tua fretta indotta. Sentimenti cari e antichi come: silenzio, pausa, concentrazione, procrastinazione, calcolo, meditazione, previsione, paura, e soprattutto distanza, e tutti i suoi meravigliosi opposti che avevamo annullato: ricongiunzione, agnizione, epifania verso te stesso e chi ami davvero.
Ecco dieci cose che ti succederanno con molta probabilità se vivrai senza cellulare.
Vita senza cellulare 1: al supermarket, la lista della spesa resterà la stessa che hai concordato su carta con tua moglie prima di uscire di casa. Le dimenticanze non sono sanabili. No integrazioni quando sei già in fila alla cassa via whatsapp o sms. Niente distrazioni o telefonate lunghissime che ti fanno girare per ore senza senso tra le corsie. Ho dimezzato i tempi impiegati per fare la spesa, pur raddoppiando il tempo dedicato alle conversazioni: con la cassiera, il salumiere, il pescivendolo.

Vita senza cellulare 2: le persone sono felici di rivederti quando torni. Hanno finalmente riassaporato la tua mancanza. Ogni giorno è come un piccolo viaggio alla fine del mondo.

Vita senza cellulare 3: dopo 20 anni ho usato un citofono per vedere se era in casa un amico al quale non avevo annunciato la mia venuta. Ero in zona. Ho provato. Era in casa. Mi ha visto dal videocitofono è trasalito, era felice, sono salito, abbiamo bevuto una birra, ci siamo dati un appuntamento vago per l’avvenire. E mi sono ricordato di quando il citofono non era video, era solo un citofono ma era sempre foriero di curiosità positive. Ora ti vengono i brividi quando lo senti: se va bene è il postino. Altrimenti sai già chi è o si tratta per certo di uno sconosciuto, il che significa che sono seccature. Il citofono è una campana funebre nelle case.
Gli amici quindi non citofonano. Whatsappano: sto arrivando, sono giù, sto salendo, sono fuori, apri. E quindi gli amici non ti fanno più visite a sorpresa. Che peccato.

Vita senza cellulare 4: è anche vita senza Google Maps. Il piacere di smarrirsi. Mi ha fatto ricordare una frase di Dardell: “non c’è modo di contraddire una mappa. Continua a dirti dove sei, e se tu non sei li allora sei perso”. Una sera ho preso un appuntamento in un luogo della città che non conoscevo bene, al quale sono andato con un bigliettino di carta con scritto l’indirizzo e sotto braccio lo stradario del “tutto città”. Il tutto città comunque non l’ho usato, onestamente. Era troppo retrò anche per me. Ho preferito chiedere indicazioni ai passanti. Cosa che non facevo mai. Sono arrivato puntualissimo e senza complicazioni. Ma non solo. Ho scoperto che Dardell si sbagliava: se non sai dove sei non è vero che sei perso. Sei semplicemente ancora in viaggio.  

Vita senza cellulare 5: Quello che vale per il citofono vale per il telefono fisso. Serve solo per l’adsl. Chiamano solo i call center e i venditori di vini e mobili. Eppure che sapore antico ha avuto la frase che ho rivolto a casa di un amico: scusa mi faresti fare una telefonata? Credo di non averla pronunciata da oltre dieci anni. Da quando pur avendo il cellulare ero un pischello spiantato che finiva il credito sulla sim. Al massimo negli ultimi dieci anni ho chiesto se qualcuno aveva un carica batterie per Blackberry. E quando mi ha risposto “certo” porgendomi il cellulare l’emozione di rispondere: non dal cellulare, perché non hai il telefono?  Si. Allora grazie chiamo dal fisso. Faccio uno squillo a casa a mia moglie e l’avviso che sono arrivato. Una telefonata tra telefoni fissi. Da qualche parte, nella rete telefonica, una vecchia borchia deve aver pianto di commozione.

Vita senza cellulare 6: è anche inaspettatamente confrontarti con la memoria e le persone davvero importanti. Senza rubrica sincronizzata con facebook che a sua volta si sincronizza con google che si sinconizza con icloud, sei solo con la tua memoria. E non credo sia più ampia di 2 o 3 bit. Non so voi, ma io infatti conosco a memoria: il cellulare di mia moglie, il numero fisso di casa di mia madre, quello dei miei nonni, e il cellulare di un solo mio amico. Il più caro. Di molti amici di lunga data non so il cellulare ma ricordo perfettamente il numero di telefono di casa dei loro genitori. Quello dove li chiamavo da bambino per invitarli a giocare. Segno che la memoria si è congelata irrimediabilmente ai tempi pre- cellulare. Altra cosa: le foto. Ho pensato migliaia di volte che avrei voluto fotografare su facebook cose curiose. Migliaia di volte in appena due settimane. Ringraziatemi per questo. Ve lo siete risparmiato. E anche io. Di sicuro foto che non avrei mai più riguardato. Secondo me ci si annoia anche il ladro, con le mie foto. Anche perché a pensarci col senno di poi, superato l’impulso del momento, o erano cose trascurabili e banali, oppure è tutto curioso e imperdibile nella vita. Dipende solo dagli occhi che guardano. In questo secondo caso meglio godersela che fotografarla. Che mentre posti la fotografia ti stai perdendo tutto il resto.

Vita senza cellulare 7: dallo studio del mio medico di famiglia si vede un bel giardino. C’è perfino una fontana con intorno delle panchette di granito bianco. Ho passato tutti i tre quarti d’ora d’attesa a guardare dalla finestra. Intorno a me altre sette persone chine sul cellulare. Tutte. Non si sono mai staccate dal monitor. Non si sono mai rivolte la parola. Tranne per chiedere chi fosse l’ultimo all’arrivo e sbuffare quando qualcuno restava dentro per oltre tre livelli di ruzzle o candy crash.
Il resto era ticchettare di dita su tasti. Tranne una vecchietta che si guardava intorno smarrita quanto me. Solo che per me lo smarrimento finirà e presto sarò di nuovo tra quelli chini sul cellulare e il bel giardino fuori dalla finestra e i volti delle persone torneranno un ricordo. La vecchia continuerà a non parlare con nessuno.

Vita senza cellulare 8: i ritardi. Senza cellulare sono diventato puntuale. Io ero tipo ritardatario cronico impenitente. Quello che mandava il messaggio di avviso del ritardo molto dopo che sarebbe dovuto essere a destinazione. Quello che ad arrivare in anticipo manco a parlarne. Tanto non c’è mai nessuno ad apprezzarlo. Ora so che ritardare vuol dire lasciare nell’apprensione qualcuno e quindi mi sto muovendo in maniera svizzera. Sono arrivato a dire a mia moglie torno alle 11 di sera, e nonostante fossi con amici dall’altra parte del mondo, immerso nel gorgo della convivialità, il piacere della cena, la voglia di restare, che in altri tempi avrei risolto con un sms, alle 23 e 02 ero a casa. Ed è stato bello tornare, e mantenere la parola data.  Una sottile soddisfazione di ordine nel regno caotco di una vita. Quindi ritardi strategici annullati. Ho fatto un solo ritardo clamoroso di circa 2 ore. Ed era un vero imprevisto imprevedibile. Inutile cercare cabine telefoniche, bar con telefono. Hanno rimosso tutto. Non c’è più nulla. Solo la speranza che chi era in apprensione per te tenesse duro, e il sapere che comunque stavo bene, e il mio rientro a casa non avrebbe generato cazzietoni ma gioia, gioia pura. Perché non avere cellulare la giustificazione più potente che abbia mai avuto agli occhi del prossimo. Un handicap su cui nessuno osa infierire. Sei tornato, sei vivo, non conta nient’altro per chi ti ama.

Vita senza cellulare 9: Pensare. A mia volta penso tantissimo a chi amo. Ne sento la mancanza. Desidero il momento del rientro a casa. Cerco di memorizzare le cose da dire.
Prima il pensiero era sostituito all’azione. Compulsiva, continua. Ora penso mentre guido. Guarda gli altri ai semafori e ho scoperto che le dita nel naso hanno ceduto il passo alle dita sullo smartphone. Che le sigarette elettroniche hanno invaso molti abitacoli e c’è un sacco di gente che ciuccia tubicini di ferro e plastica al semaforo o alla guida. Me compreso. Che i mendicanti sono aumentati in maniera esponenziale.
Penso in continuazione alle cose da non dimenticare e a quelle da fare.
Prima mi mandavo mail, impostavo promemoria, prendevo appunti vocali, scrivevo remember.
Ora penso intensamente e ricordo solo quello che serve davvero.

Vita senza cellulare 10: è una miscellanea di percezioni temporali. Perché le cose da dire sarebbero troppe e non tutte importanti.
Il cellulare è tante cose. Sveglia, orologio (io non portavo mai orologi) e così mi è capitato di svegliarmi tardissimo per essermi dimenticato che il cellulare-sveglia non c’è più. O di perdere la cognizione del tempo camminando per strada perché tutti gli orologi pubblici sono ormai fermi e abbandonati. Nessuno – o quasi – li guarda più.
Vado a letto prima, leggo di più, mi concentro meglio.
Ma soprattutto ho scoperto che il ladro non mi ha sottratto più di quanto mi abbia restituito.
Mi ha vaccinato a sua insaputa alla grande paura di perdere. Che secondo me ha molto a che vedere con la morte.
Il distacco.
Ecco perché il cellulare ci ha tanto conquistato fino a renderci succubi. Illude di essere sempre vicini, sempre presenti, che tutto sia un qui e ora. Che le distanze non esistano. Che il futuro sia a portata di un aggiorna, aggiorna, aggiorna, aggiorna, vedi notifiche, post, news, refresh.
La verità è che tutto questo è necessario ma non indispensabile.
Tanto le buone notizie sono sempre gradite, in qualunque momento arrivino, fresche o no. E per quelle brutte invece, non vedo la fretta. Il ladro non lo sa, ma ha cambiato per sempre il mio rapporto con il cellulare. Forse non lo userò più come prima.
E di sicuro prima del cellulare mi comprerò intanto un orologio”.

9 commenti:

  1. affascinante e ben scritto questo resoconto sulle conseguenze benefiche del furto del cellulare.
    io non sono estremista come te, diciamo che sono a metà strada sulla via dell'inferno telematico: posseggo e uso un vecchio cellulare senza connessione a internet, non ho whatsapp che considero una vera jattura, nè ho un navigatore (quando mi sposto in luoghi sconosciuti mi arrangio con le mappe su carta e chiedendo in giro).
    ciao,
    ml

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    1. Giorni fa ho visto un ciclista con la barba, di una certa età, che arrancava in salita, parlando al cellulare. Ho pensato: massimolegnani non sprecherebbe così le sue forze e il suo fiato!! :-)

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  2. E' una buona idea, quella di comprare un vecchio telefonino che non può effettuare connessioni ad internet: significherebbe non seguire le mode e la rincorsa all'ultimo modello di smartphon. E poi non ci sarebbe quella smania di controllarlo di continuo. Comunque sia, è un problema che non mi riguarda. Io, per fare e ricevere telefonate, uso il telefono fisso di casa e per andare su internet utilizzo il mio computer.

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  3. Non vogliamo ammetterlo, ma il telefonino lo usiamo male. La maggior parte delle telefonate che facciamo si potrebbero evitare, ma non ci pensiamo. Faccio un esempio: l’altro giorno mi dovevo vedere con un amico. Mi chiama una prima volta per fissare l’appuntamento, poi una seconda volta per dirmi che sarebbe venuto con la macchina e non più con i mezzi, poi una terza per dirmi che c’era traffico, poi una quarta per dirmi che stava arrivando…tutto questo nell’arco di un’ora. Purtroppo quando si ha tra le mani quel “coso” non si ragiona più e non ci si chiede se la telefonata che stiamo facendo sia utile o meno. Parte una sorta di marcia automatica. Francesco

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    1. Grazie Francesco per la tua testimonianza. Ed è proprio così: quando ci troviamo quel "coso" tra le mani le telefonate si sprecano, partono in automatico, senza riflettere. E poi basta vedere con quale assillante frequenza viene consultato per andare sui social, altra tremenda iattura. Alcuni dicono che non potrebbero più vivere senza cellulare perché si sentirebbero perduti. Io credo che nella storia dell'umanità nessun'altra invenzione, come questa, sia mai stata capace di coinvolgere emotivamente l'uomo, in una maniera così potente e tirannica

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  4. Io ho comperato un cellulare smartphone nel maggio 2018 all'età di 65 anni per festeggiare il compleanno. Prima, quelle poche volte che telefonavo andavo nelle cabine telefoniche. Oggi lo uso più che altro per le mappe stradali. Abbraccio

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    1. Cara farfalla, meglio tardi che mai...direbbe qualcuno. Comunque, comprare uno smartphon solo per le mappe stradali, mi sembra uno spreco. Certo, se devi fare una telefonata per strada, prima di arrivare a casa e usare il telefono fisso, uno smartphone può servire, anche perché le cabine telefoniche non se ne trovano più. Grazie per essere passata da queste parti

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