Cerca nel blog

venerdì 17 gennaio 2020

Il volto della folla



Con l’avvento della società di massa – conseguenza dell’industrializzazione e della globalizzazione - si è andato sempre di più espandendo un nuovo soggetto sociale: la folla. Questa la si può osservare in qualsiasi contesto: allo stadio durante una partita di calcio o in piazza in occasione di un comizio politico… uno spettacolo… una manifestazione, in un centro commerciale come in una strada cittadina durante le ore dedicate allo “struscio”, in una stazione ferroviaria come in un teatro. E da qualche anno a questa parte, se n'è aggiunta un'altra: la folla sul web e sui cosiddetti social. Scrittori e filosofi, sociologi e poeti si sono da sempre interrogati sui comportamenti sia della folla che degli individui di cui ne fanno parte. Già Seneca, in una lettera all’amico Lucilio, scriveva: “mi chiedi che cosa tu debba specialmente evitare. Rispondo: la folla. La compagnia della moltitudine è dannosa: c’è sempre qualcuno che ci rende gradevole un vizio o, senza che ce ne accorgiamo, ce lo trasmette in tutto o in parte. Più sono le persone con cui viviamo, maggiore è il pericolo”.  Nell’Ottocento, Maupassant affermava di avere “orrore delle folle” e che non poteva entrare in un teatro  né assistere a una festa pubblica senza provare subito “un disagio strano, insostenibile, uno snervamento penoso”. Egli aveva constatato che “l’intelligenza cresce e si innalza quando si è da soli, e che diminuisce e si abbassa quando ci si mischia con gli altri”. Un concetto, questo, già anticipato nel Seicento dal filosofo Michel de Montaigne, il quale scriveva:  “quando gli uomini si riuniscono  le loro teste si restringono”. Gli si può mai dare torto? Lo confesso: la folla non mi piace e la evito, in ogni sua declinazione. Forse le ho pure frequentate nel passato, ma ora alle folle delle arene plaudenti e vocianti e festanti, preferisco il silenzio e la solitudine dei monasteri. Alle adunate in piazza scelgo la contemplazione in un angolo appartato.

Ho appena finito di leggere un saggio intitolato “Il volto della folla” (Società editrice il Mulino), scritto dalla prof.ssa Michela Nacci che insegna Storia delle dottrine politiche all’Università di Firenze. E’ un libro interessante, anche se a volte può apparire come un testo didattico per soli addetti ai lavori; un libro che prende in esame la psicologia di una massa di persone riunita in un determinato posto, i cui componenti si comportano in modo unanime, formando una sorta di soggetto collettivo che è “individuale e insieme plurale”. L’analisi della prof.ssa Nacci – che è suffragata da tesi sociologiche oltre che da argomentazioni proprie dell’antropologia criminale e della psichiatria - offre una visione davvero esaustiva di un fenomeno sociale che ha sempre appassionato gli osservatori.

La folla, scrive la Nacci nel suo libro, è ormai diventata la protagonista della vita politica e sociale: è irrazionale, istintiva, passionale, ama o odia senza distinzioni, risponde al carisma di un leader, rifiuta ed allontana chi dissente, accetta o respinge in blocco, circoscrive un nemico esterno e fonda la sua unità sulla lotta a quel nemico; è il soggetto – come si dice - che vota e prende le sue decisioni con la pancia. La folla non parla, ma inveisce e urla, non ragiona ma applaude freneticamente, usa le parole non per distinguere e scegliere ma per infiammare gli animi. L’individuo e le sue caratteristiche socio-culturali nella folla vanno perduti; nella folla si verifica un’imitazione per contagio che conduce all’azione unitaria: qualcuno grida e tutti gridano, qualcuno applaude e tutti applaudono, qualcuno fugge e tutti fuggono. “Quando gli individui entrano a far parte della folla – sostiene l’autrice del saggio – perdono la loro personalità e acquisiscono una personalità collettiva. La folla ha un suo volto, un suo carattere, suoi occhi per vedere e bocca per parlare, suoi istinti e sue emozioni, un suo rapporto specifico tra ragione e istinti, tra ragione e passioni. La folla è un individuo formato da tanti individui. Pensa, sente e agisce come un essere solo. Annulla ogni differenza che esiste al suo interno e rende tutti i suoi componenti identici gli uni agli altri. Il capo non fa che esprimere l’essenza della folla, la sua personalità specifica”.

Ma l’epoca attuale – sostiene infine la prof.ssa Nacci – sembra caratterizzata oltre che dalla folla (da cui, comunque, si può uscire se uno ne fa parte o scegliere di non farne parte mentre si sta formando), dalla “moltitudine” da cui è impossibile sfuggire, perché “è la modernità che l’ha creata, così come ha creato i meccanismi della sua eguaglianza, della sua omologazione della sua passività. Lo afferma Tocqueville quando parla dell’uguaglianza americana. Lo afferma Riesman quando parla non solo delle case tutte uguali nelle quali tutti guardano la televisione, ma del desiderio di adeguarsi alle aspettative altrui che caratterizza ognuno. La forza che crea la moltitudine striscia inavvertitamente nelle nostre case e nelle nostre vite e, come notava Rimbaud, ci rende simili mentre neppure ce ne accorgiamo”.

11 commenti:

  1. Stupita in maniera positiva da questo post ,mi veniva in mente il famoso detto "l'unione fa la forza" e a quanto pare non significa affatto che questa unione forma una forza positiva,tutt'altro direi:)


    Io credo che la persona debba prima e sempre consultare la propria interiorità ,cosa che a quanto pare ,chissà, risulta dispendiosa in
    termini di tempo...meglio infilarsi nella folla,una sorta di bisogno che illude le persone che esistere sia quello,rimanendo a casa il se stessi!


    Caro Pino il tuo blog è bello per questo, rimani un attento ascoltare,(sentitore,si può dire?) preferendo certi luoghi ad altri ,e solo così si riesce a comprenderne dove esistiamo e dove ci spegniamo.

    Ma avrai fatto un certo percorso di vita dando valore all'essenziale o certi valori devono esserci tramandati ,innati in noi per darne un senso un tanto più profondo.

    A volte tanto per citare la televisione è bello rivedere film in bianco e nero ambientati in un epoca in cui quella mini folla aveva un aspetto e un senso diverso,era un ritrovo confidenziale tra persone dove ognuno era più genuino nei pensieri e non un automa standardizzato nella grande folla!

    Buonaserata e grazie...


    L.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In un’epoca in cui il pensiero è ridotto ormai ai minimi termini – almeno sui cosiddetti social - dove un’opinione viene espressa solo con un “like” attraverso un pollice in su, in quanto scrivere una frase compiuta costa evidentemente fatica, mi preme dire che leggere i tuoi commenti, mai banali, che aggiungono e arricchiscono una riflessione, non può che confortarmi. Perciò, cara Linda, ti ringrazio.
      No, la folla di cui parlo io non è capace di generare quella unione che “fa la forza”. E non è capace neanche di esaltare le singole interiorità, ossia quelle differenze emozionali, caratteriali e culturali che esistono tra i suoi componenti, perché nella bolgia di quell’unione l’individuo si perde, non pensa, si suggestiona e finisce per prevalere il comportamento irrazionale e istintivo. Possiamo dunque dire che nella folla l’individualità scompare e tutti diventano uguali. A questo punto sorge spontanea una domanda: è meglio essere come gli altri oppure essere diverso dagli altri? La società, oggi, tende a livellare, ad omologare in tutti i suoi settori, fa di tutto usando i suoi potenti mezzi di persuasione di massa - la televisione e la pubblicità in primis- per affermare una sola idea, un solo pensiero, una sola filosofia di vita. Attenzione però, perché essere come gli altri significa abdicare, lasciarsi andare, rinunciare a quella differenza che fa di ognuno di noi una persona pensante e intelligente. E fuori dalla nostra identità, dal nostro modo di pensare e di agire non si è più individui ma “folla”. Buona serata

      Elimina
    2. Caro Pino se da i miei commenti "mai banali" (e te ne ringrazio di questa sottile percezione) mi arrivano ulteriori tuoi commenti che non fanno altro di dare maggiore contributo e valore ai tuoi stessi post ,sarò sempre io a ringraziare te!

      Che dire hai scritto un post così reale riuscendo a dare davvero un volto alla folla ,perché bisogna osservarla con quello dell' interiorità dell'anima !

      E questa è una cosa che percepisco forte di te...

      Credo che bisogna affidarsi al "sentire" per rientrare nella propria identità, trovare e scavare nell'origine ,nei valori e nel rispetto di un tempo andato,imparare a rallentare,fermarsi ad ascoltare,in un epoca in cui il "progresso" ci ha davvero tolto le emozioni.

      Credo inoltre che questa epoca ci sia chi la subisce tra la folla,chi ne fa parte nella folla,e chi si astiene dalla folla...fortunati gli ultimi direi!

      Tra la folla è facile vedere individui con valigetta alla mano che corrono nei loro uffici presi nell'invenzione della nuova "app" che si permette di essere riconosciuti in viso e disintegrare il tuo volere,ma c'è anche chi corre nel laboratorio perché bisogna trovare la cura per debellare una nuova malattia...lavorare su nuovi piani terapeutici e curare...curare investendo denaro e tempo ...ma curarsi di capire perché insorgono tali malattie no??

      L'origine che intendo io è quella da dove provenivano :la Natura!!

      Formulare un pensiero dici bene ,ma sostituiamolo pure con un infinità di Like :)!Ma guarda gli diamo tutta sta importanza,per questo l'ho scritto in grande io ,per rafforzare il valore(?) dietro a cui l'umanità si sta imprigionando e del tutto consapevole!


      Ribadisco che la tua "anima" mi è "familiare"(perdonami) ,al punto da omaggiarti come tu fai con i grandi e piccoli scrittori/filosofi ,dove citi le loro frasi che catturano la bellezza,il tuo sentire ,donandolo a noi.

      Tu scrivi : "il volto della folla "

      Io scrivo :"Il volto dell'Anima di Pino"


      "La società moderna è caratterizzata da una massa di persone super impegnate e super pagate a fronte di un’altra massa, senza lavoro e senza soldi. La mia idea di mondo è quella in cui al centro ci sia l’uomo e non la tecnologia che sostituisce l’uomo, in cui le attività lavorative vengano divise secondo principi di equità, di merito e di competenze. La nostra è una società che spinge gli individui a lavorare sempre di più (quelli che già hanno un lavoro) e si dimentica di coloro che un lavoro non ce l’hanno. Mi piace immaginare un mondo in cui gli individui abbiano il necessario per vivere dignitosamente lavorando di meno, ma lavorando tutti, per poter dedicare il resto del proprio tempo a se stessi, ma anche alle cose piacevoli della vita. Non ha senso, secondo me, inventare strumenti tecnologici sempre più potenti e sofisticati che velocizzano tutte le attività umane, se poi siamo costretti a impiegare il tempo così guadagnato in altri lavori, indirizzati magari nella creazione di strumenti ancor più veloci, in un circuito vizioso senza fine.

      Bisogna ripensare l’uso della terra, elemento fondamentale della cultura umana, attraverso una sua migliore distribuzione che preveda un maggiore sviluppo dell’agricoltura contadina, biologica e rispettosa dell’ambiente. La terra è un bene comune e non va violentata e distrutta con i pesticidi e con le colate di cemento. Senza ritornare al medioevo e con il supporto dei mezzi tecnologici adeguati, è necessario ripartire dalle attività manuali, dalle piccole imprese agricole, dalle botteghe di artigianato, da quegli antichi mestieri che oggi sembrano scomparsi dal mondo lavorativo, affinché si possa lavorare unicamente per produrre ciò di cui abbiamo bisogno, anziché consumare sempre di più per poter continuare a sfornare all’infinito cose di cui non sappiamo che farcene. Siamo strapieni di cose superflue che accentuano il nostro vuoto esistenziale e il nostro smarrimento".


      L.

      Elimina
    3. Un piccolo appunto, non me ne vogliano tutti coloro che si premiano per pubblicizzarsi in quelle catene di "do ut des" :ti do affinché tu dia a tua volta!Credo che qui il discorso sia un tantino diverso ,una persona che ri/incontra la sua stessa persona ,la sua coerenza...l'incastro tra volto e interiorità, un blog pieno di verità e spiritualità ,un modo di scrivere semplice e comprensibile,una bellezza che richiama bellezza,capace perfino di richiamare la sua stessa essenza ,dove io non ho nulla a che fare,se non collegare i pezzi di un singolo mosaico :il suo!

      Amo questo blog ,perché sento vi siano le risposte per la nostra nuova rinascita ..è non è utopia!

      Non osare ringraziare perché in fondo sono io la premiata...e questo è l'esempio che quando si "sente" davvero la tecnologia ,la scienza ,il progresso, ...saranno sempre dietro di noi e mai dentro!

      Ti auguro una buona continuazione e buone cose a te e ai tuoi cari!Grazie!


      L.

      Elimina
    4. Come posso non ringraziarti per le tue parole, così generose, nei confronti dei miei post in cui ti ritrovi!!?? E poi, cara Linda, sappi una cosa: i tuoi commenti sono essi stessi dei post. che io apprezzo molto. Perciò ancora grazie e buona giornata a te.

      Elimina
  2. "la folla anonima ci rende anonimi" cantava, credo, Paolo Conte, centrando un aspetto non marginale: non ammettendo opinioni discordanti la folla appiattisce gli individui contagiati a indistinta massa plaudente (o inveente).
    massimolegnani

    RispondiElimina
  3. ...rende anonimi e quasi invisibili. Si, era proprio Conte. La folla ti fagocita e poi ti emargina. Ciao Carlo

    RispondiElimina
  4. Inutile scrivere che questo come tutti gli altri tuoi post sono gradevoli, interessanti ed eleganti.Mi scuserai se sarò invadente ma leggendo, anche giorni fa, mi sono chiesta di cosa ti interessavi e che lavoro facevi. Facevi perché credo tu sia in pensione.
    Una serena notte
    Gingi
    Ps: non crearti problemi per un diniego alla mia invadente curiosità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Gingi, come sempre, sei di una gentilezza squisita e ti ringrazio per l'apprezzamento. Non ho nessuna difficoltà a soddisfare la tua curiosità: si, sono in pensione. Ero un dipendente di Trenitalia e, tranne i primi due anni trascorsi a Trieste, ho lavorato sempre a Roma presso la Direzione Generale della Società. Un caro saluto, con un sorriso...

      Elimina
  5. Grazie per aver soddisfatto la mia curiosità, i tuoi valori e le considerazioni sia sociali che letterarie delle quali scrivi, sono in armonia con i miei pensieri e con lo stile di vita che perseguo, anche se oramai, sto bene fra le mie cose, le mie piccole passioni, fra cui la lettura, ed i questo debbo ringraziarti per le perle che mi hai fatto scoprire e per il modo gradevolissimo di presentarle.
    una serena notte.
    Gingi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi fa piacere sapere che tra di noi esistono delle affinità elettive.
      Grazie Gingi per le tue belle parole e buona giornata

      Elimina