Io credo che sarebbe riduttivo parlare
di letteratura giapponese del Novecento se dimenticassimo uno dei suoi interpreti
principali: Yukio Mishima, nato a Tokyo nel 1925, acceso nazionalista nonché
sostenitore del potenziamento militare del suo paese e della sua vocazione
imperialista, morto suicida nel 1970 con un clamoroso harakiri, alla maniera
degli antichi samurai.
“Confessioni
di una maschera” (pubblicato nel 1949) è il suo primo
e indiscusso capolavoro letterario che gli procurò una immediata popolarità
internazionale. Devo dire che mi ero già accostato, nel passato, alla narrativa
nipponica leggendo Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro, un libro di rara bellezza che mi aveva positivamente
colpito. La lettura di “Confessioni di
una maschera” - in virtù della sua prosa raffinata ed elegante - non poteva
che rafforzare la mia stima nei confronti di questi due scrittori del Sol
Levante. Yukio Mishima mette al centro del
suo romanzo la “maschera”, quale simbolo metaforico della “doppia identità” di
un individuo che si esplica tra realtà ed apparenza, tra sfera intimistica e sfera
sociale. La storia ripercorre il dramma esistenziale di un giovane di buona
famiglia – ci troviamo nella capitale giapponese nel periodo a cavallo della
seconda guerra mondiale – il quale, per non soggiacere ai severi pregiudizi di
natura sociale e familiare ed essere, altresì, accettato ed amato da chi gli
stava intorno, si vede costretto a nascondere la sua omosessualità e, quindi,
il suo personale disinteresse nei confronti delle donne.
E’ un tema, quello della “maschera”,
praticamente inseparabile dalle vicende umane, tant’è che nella vita di tutti i
giorni le persone non sempre si mostrano per quello che sono realmente, ma sentono
spesso il bisogno di indossare una maschera: per puro esibizionismo o per esplicita
vanità. Ma anche per convenienza o per inadeguatezza esistenziale. C’è da dire,
inoltre, che la maschera ha conquistato tantissimi scrittori fin dai tempi più
antichi. Per rimanere nella letteratura del Novecento, basti pensare a Luigi
Pirandello ed ai suoi memorabili personaggi descritti ne “Il fu Mattia Pascal”
e “Uno, nessuno e centomila”, le cui esistenze sono legate indissolubilmente ad
una maschera, dietro alla quale celano la propria natura più intima.
E dietro ad una maschera si nasconde
anche il giovane protagonista che nasce dalla penna di Yukio Mishima, per
sentirsi normale e difendersi da una società e da un sistema educativo che – in
quel determinato periodo storico - mirava a produrre soldati, giovani coraggiosi
e virili, “esseri di pura carne animale non viziata dall’intelletto”. Lui
invece, il ventenne Kochan, è d’indole assai riservata, ha un fisico gracile e
non emerge nello sport, è troppo portato all’introspezione, difetta di audacia
ed è chiuso sui libri più del dovuto. Ma la cosa peggiore è che non mostra alcun
interesse per le ragazze, come i suoi compagni di scuola, ma prova invece una evidente
attrattiva per i corpi maschili; è affascinato dai soldati che muoiono in
battaglia e dalla natura tragica del loro mestiere; si sofferma estasiato,
ebbro di piacere fisico oltre che estetico, al cospetto del San Sebastiano trafitto dalle frecce di
Guido Reni; e già da piccolo, nel leggere le fiabe, non provava alcuna simpatia
per le principesse ma voleva bene solo ai principi e tanto più ne voleva “ai
principi uccisi o destinati alla morte”. E bastava che un giovane perisse di
morte violenta perché lo amasse perdutamente. E allora la morte, per il nostro
personaggio, diventa il suo pensiero costante, l’unico che può liberarlo da
quel fardello gravoso che lo perseguita da sempre: il dover apparire agli occhi
degli altri (la società, la famiglia, gli amici) diverso da come si sente
realmente. Però anela ad una “morte gloriosa in battaglia” anche se poi “quando
suonavano le sirene d’allarme, quello stesso aspirante a morte gloriosa si
lanciava a corsa pazza verso i rifugi, seminando tutti quanti dietro di sé”. Ma
bisognava pur vivere e per vivere, il nostro eroe è costretto a fingere una “normalità”
che non gli appartiene, a simulare una storia d’amore con la sorella di un suo
amico, a reprimere sentimenti e impulsi di vera attrazione fisica nei confronti
dei maschi. E a furia di camuffarsi da individuo normale con una maschera di
circostanza, il protagonista finisce per logorare quel minimo di normalità che
forse possedeva in origine, diventando così una persona incapace di credere in
qualcosa che non fosse simulata.
ho letto qualcosa di Mishima tanto tempo fa e ricordo poco se non lo scollamento tra l'asprezza dell'uomo (le idee politiche estreme, la morte violenta e teatrale), e la delicatezza dello scrittore, la cura per le parole, lo sguardo morbido sui personaggi (ancora ricordo il desiderio insoddisfatto per una donna da cui nel buio era diviso solo da una cortina di tessuto, una pagina di finissimo erotismo).
RispondiEliminahai avuto anche la medesima impressione?
massimolegnani
Sono d'accordo con te. Mishima era un personaggio contrastante: estremo nelle sue idee politiche e nei suoi comportamenti, ma raffinato e delicato nella scrittura. I suoi libri confermano questo suo modo di essere.
EliminaHo letto diversi libri di Mishima. Questo di cui hai scritto fu il primo e tuttora il mio preferito. Sul tema della maschera mi ha sempre affascinato una frase di Oscar Wilde: “Gli uomini mentono. Date loro una maschera e vi diranno la verità.”
RispondiEliminaDi Mishima ho letto solo il libro di cui sopra: una buona lettura. Ho sentito parlare molto bene anche di un altro suo libro: Neve di primavera. Quella frase di Wilde è davvero illuminante :-)
EliminaSempre molto interessanti e ben scritti questi tuoi post
RispondiEliminaPS: ho trovato stamattina in spam due tuoi commenti uno del sei gennaio ed uno del quindici. Mi spiace, blogspot deve aver fatto le bizze. Li ho tirati su e commentati. Se per caso avessi anche commentato il mio ultimo post ed il commento si fosse perso mi scuso e se vuoi passa nuovamente a commentare.
Grazie Daniele, sei molto gentile. E' vero, due miei commenti erano spariti e non riuscivo a capire il perché. Adesso è tutto chiaro e ti ringrazio per queste tue precisazioni. La rete a volte fa questi scherzi...
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EliminaScusa l'ot, ha rifatto il problema ma ci sono stato attento e ho ritirato su il commento sul post di oggi. Grazie per le tue parole
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