“Non si può pensare a
lungo alla morte senza impazzire un poco. Dunque tutti siamo un poco pazzi.
Questa leggera pazzia è la normalità, chi non ce l’ha non è normale”
Un altare per la madre -
F. Camon
Teatro della narrazione è un piccolo
paese della campagna veneta (lo scrittore è nato a Padova) e in quella casa di
contadini - da cui è partito il corteo funebre - è venuta a mancare
all’improvviso una madre, il riferimento più importante del nucleo domestico, la
cui vita è stata spesa tra il lavoro dei campi e la famiglia. Ma è venuta a
mancare anche un legame importante per l’intera comunità, perché in un paese ci
si conosce tutti e quando muore una persona è come se morisse una parte di
ognuno di loro. Per giorni non si parla che del morto “che quindi non è mai stato così vivo”.
Quella gente semplice non sa
cosa sia la morte e ne è terrorizzata, come lo è di tutte le cose misteriose,
fino a quando non bussa alla porta di qualcuno di loro. E allora la paura sembra
svanire. Se ne può finalmente parlare: la morte diventa una parte
dell’esistenza. Ma con la scomparsa della madre fa irruzione, anche nella vita
del figlio, il pensiero della morte. Della sua morte. All’improvviso si sente
messo quasi allo scoperto, per la prima volta. E’ come se la generazione
precedente, quella a cui apparteneva la madre che lo aveva partorito, facesse
da garanzia e lo nascondesse alla morte: non poteva temerla, perché toccava
prima a sua madre, secondo un ordine naturale.
E ora che la madre non c’è
più, affiorano nella mente del figlio i ricordi di una vita. Dolore e
commozione sono i sentimenti che traspaiono dal libro, la cui scrittura
presenta uno stile lineare, asciutto, privo di inutili orpelli, che ci rimanda ad
una filosofia di vita molto più semplice, legata a valori e tradizioni propri di
quella civiltà contadina in via di estinzione.
Mi hai fatto venire voglia di leggerlo, forse perché mi specchio in una vicenda simile: mia madre che muore precocemente e torna al suo paese, accolta dalla comunità che le viene incontro fin sulla strada di fuori.
RispondiEliminaAvevo scritto un post per raccontarlo, ma non so se ce la farei a ripubblicarlo.
Grazie comunque della segnalazione.
La morte di una madre costituisce sempre un momento di grande dolore, che difficilmente si dimentica. Riuscire a scrivere un ricordo di questo triste avvenimento, in versi o in prosa, è una cosa bella e toccante. Un saluto.
EliminaCon un incipit così, direi che è da leggere.
RispondiEliminaLa morte di un genitore ti mette in prima linea.
E' vero...lascia il segno. Ciao Silvia
EliminaTema spigoloso, sofferto, difficile. Per quanto non dubito sia un ottimo libro, non so quanto sia attirato a leggerlo.
RispondiEliminaEh, lo so. E' un libro che parla della morte. E noi ne abbiamo paura. Anche solo a nominarla.
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