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lunedì 9 marzo 2015

A chi giova l'ingresso gratuito nei musei?



A partire dal mese di luglio dello scorso anno è cambiato il sistema tariffario dei musei statali e dei siti archeologici, grazie ad un decreto del Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini che prevede, tra l’altro, la possibilità di visitare musei e siti archeologici, gratuitamente, la prima domenica di ogni mese. Un’iniziativa che appare lodevole e degna di apprezzamento. E così, la prima domenica del corrente mese – dopo aver consultato la lista dei luoghi statali della cultura della mia città (abito a Roma) - ho voluto personalmente saggiare questa novità scegliendo – quale prima visita - la Galleria di Arte Antica ospitata all’interno di un palazzo magnifico, fatto costruire dalla potente famiglia Barberini quando salì al soglio papale, con il nome di Urbano VIII, il cardinale Maffeo Barberini. Un palazzo iniziato nel 1627 sotto la direzione dell’architetto Carlo Maderno, cui subentrò Gian Lorenzo Bernini nel 1629 con il contributo successivo del giovane Francesco Borromini.

Avevo già visitato anni addietro questo importante Museo – pagando allora un regolare biglietto – il cui percorso espositivo è articolato secondo una successione cronologica che tiene conto della varie scuole pittoriche e comprende le opere di alcuni dei più grandi artisti della nostra storia dell’arte: da Andrea del Sarto a Giovanni Baglione, dal Bronzino al Caravaggio, da Giulio Romano al Guercino, da Pietro da Cortona a Raffaello da Guido Reni a Tiziano. E tantissimi altri.

Mentre mi apprestavo ad entrare, risucchiato da una folla vociante simile ad un fiume in piena (diamo un’occhiata, tanto è gratis, l’ho sentito da alcuni che passavano per caso da quelle parti), mi è venuto da pensare a quanti sostengono che tutti i beni artistici ed architettonici del nostro Paese, ed in particolare i musei, dovrebbero essere offerti gratuitamente affinché il cittadino medio possa abituarsi all’arte e che tali luoghi, dove già è tanto se si entra una volta, ma raramente si torna, diventino spazi familiari e rientrino nelle abitudini di ognuno. Punti di vista rispettabili.

Comunque, vista la grande confusione che già si preannunciava nel giardino antistante il museo, mi chiedevo perché mai l’arte dovrebbe essere a sbafo  e la televisione pubblica, invece, debba avere un canone annuale. Chissà in base a quale logica la TV ha il compito di informare il cittadino, ma a pagamento, mentre l’arte dovrebbe forgiarlo culturalmente in forma gratuita. E così – con questi pensieri non in linea con i sostenitori del “tutto gratis” - dopo aver percorso l’elegante e maestosa scala elicoidale opera del Bernini, mi sono trovato al cospetto, al piano nobile, della più sfarzosa e monumentale sala del palazzo, la cui volta fu affrescata da Pietro da Cortona. Il mio rinnovato stupore per la bellezza di quel salone è stato pari alla incredulità che ho provato nel vedere così tanta gente lì assiepata che brandiva, contemporaneamente, un telefonino e anziché ammirare in silenzio, fotografava tutto ciò che c’era da guardare. Ma non solo. Di fronte alla “Betsabea al bagno” dipinto di Jacopo Zucchi, non sono mancate le battutacce sulle “grosse tette” della protagonista dell’opera e al cospetto del grande quadro di Caravaggio “Giuditta taglia la testa ad Oloferne” c’è stato chi non ha rinunciato all’ultima moda in fatto di fotografie: farsi un selfie. Tutto questo mentre intorno brulicava una folla più disposta a ridere e a scherzare che non ad osservare i capolavori per i quali si era lì riunita. Dopo oltre un’ora, sono uscito frastornato, ma non per la sindrome di Stendhal – che pure avrebbe potuto colpire qualche visitatore più sensibile in una situazione di normalità - ma per quel brusio e quel chiacchiericcio continuo che hanno accompagnato l’intera visita. Per quella calca disordinata e vociante, parte della quale non interessata affatto all’arte, che ha letteralmente invaso un luogo in cui, se non fosse stato per l’ingresso gratuito, non vi avrebbe messo mai piede.

Si dirà: l’arte appartiene a tutti e quindi bisogna dare la possibilità di conoscerla anche a coloro che non se la possono permettere pagando un biglietto. D’accordo! Anche se c’è chi è disposto a spendere centinaia e centinaia di euro per uno smartphone ultimo modello, o 50 euro allo stadio per una mediocre partita di calcio, ma si lamenta se deve sborsare 7 euro per un museo. In ogni caso, a prescindere da quelle che possono essere le reazioni emozionali di ognuno di noi di fronte alla “bellezza” – che nascono essenzialmente dal modo di pensare di chi guarda, dalla sua sensibilità, dai suoi principi morali e dalla sua cultura - non è pensabile che non si riesca a regolarizzare il grande afflusso di visitatori, in una giornata in cui l’entrata al museo è gratuita, quando anche alle poste viene regolato l’accesso agli sportelli  nelle ore di maggiore affluenza. Tutto ciò va naturalmente a discapito della qualità complessiva della visita che non sopporta l’affollamento: se ci sono di continuo persone che ti passano davanti non si riescono nemmeno a vedere i quadri esposti. E’ come andare ad un concerto dove la gente fa tanto di quel baccano da non poter sentire la musica.

E’ altrettanto evidente che l’arte non può essere offerta gratis: è come svilirla. Ha un suo valore anche economico che va preservato e rispettato. Altrimenti perché non consentire, una volta all’anno, il libero ingresso anche alla “prima” della stagione lirica al teatro della Scala di Milano? Perché lo Stato non regala un libro ogni anno a tutte le famiglie? Non sarebbe un modo per invogliare le persone a leggere? E’ chiaro che non è così che si eleva il livello culturale di un paese. Queste giornate dedicate alle visite museali gratuite, nonostante il successo di pubblico assicurato (noi italiani, si sa, corriamo a frotte dove se magna gratis, ma se dobbiamo mettere mano al portafogli, diventiamo inappetenti), secondo me non portano le persone a “vivere l’arte” nella giusta maniera ma costituiscono - per la maggior parte degli interessati - solo un pretesto per cambiare aria la domenica; e per il Ministro, che ha ideato la proposta, un facile e demagogico sistema per racimolare qualche consenso in più.

6 commenti:

  1. Si sa che ogni iniziativa gratuita richiama una grande folla. Proprio per questo io cerco di visitare le mostre nei giorni feriali, ben consapevole del mio privilegio. Però, pensando ai tanti giovani squattrinati, trovo lodevole questa iniziativa. Se poi ci sono invasioni barbariche, pazienza. Piuttosto che niente, è meglio piuttosto. E forse a furia di visitare musei gratuitamente, almeno le nuove generazioni, avranno la possibilità di diventare un po' meno distratte. In fondo è solo per un giorno alla settimana. Chi vuole godersi il museo in pace, effettui la visita in un giorno diverso pagando regolare biglietto. C'è posto per tutti. . .

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  2. In linea di massima concordo...però sarebbe bene regolarizzare l'afflusso anche nelle visite gratuite, al fine di evitare la ressa.

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  3. La verità è che noi Italiani abbiamo un atteggiamento irrispettoso nei confronti di tutto ciò che è pubblico e che appartiene alla collettività. E ci comportiamo da maleducati soprattutto quando ci troviamo in situazioni in cui ci viene offerto qualcosa gratis. In Inghilterra i musei sono gratuiti e i visitatori, volendo, possono lasciare un’offerta. Ma noi siamo in grado di gestire il modello anglosassone? Abbiamo soldi a sufficienza per rendere gratuito l’ingresso ai nostri siti archeologici e ai nostri musei? Ci lamentiamo, come giustamente scrivi tu, se dobbiamo pagare il biglietto di un museo e poi sprechiamo soldi per le cose più sciocche.
    MP.

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    1. I soldi per l'arte e per la cultura in generale sono sempre di meno; tutti i governi tagliano sempre i fondi al nostro patrimonio artistico e architettonico per cui non vedo come si possa pensare ad un modello anglosassone, quando noi non abbiamo neanche i soldi per pagare i custodi. Se non sbaglio questa proposta di aprire le porte ai musei fu avanzata qualche tempo fa da Vittorio Sgarbi. Che fine ha fatto?

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  4. condivido il tuo pensiero e le tue perplessità, credo che franceschini abbia voluto fare una mandrakata, "aggratisse" la domenica per il popolino e a pagamento gli altri giorni per l'utenza di qualità

    da sempre i nostri politici evidenziano l'incapacità di gestire il più grande patrimonio artistico del mondo, invero non solo quello, tra arte, cultura, storia, bellezze naturali ed eccellenze enogastronomiche... potremmo essere il Paese più ricco del mondo vivendo solo di turismo, invece non siamo nemmeno capaci di fermare 200 barbari che trasformano la barcaccia in una discarica, purtroppo.

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    1. Grazie davvero per il tuo contributo che io condivido appieno. Hai centrato il nocciolo della questione quando affermi che “potremmo essere il Paese più ricco del mondo vivendo solo di turismo”. Invece la nostra classe politica, messa a guardia (si fa per dire) del patrimonio artistico, il più grande del mondo, si trastulla con queste iniziative ad effetto mediatico che non risolvono alcun problema.

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