mercoledì 19 novembre 2025

Architettura e felicità

 


Tutti i libri di Alain de Botton - un brillante scrittore britannico di origine svizzera – ci guidano, attraverso una scrittura colta e piacevole, verso la comprensione delle cose del vivere quotidiano, su cui non sempre ci soffermiamo con la dovuta attenzione. E, attingendo ora dal pensiero filosofico, ora dalla letteratura, ora dall’arte, quei libri ci invitano a fare delle riflessioni profonde sui tanti modi che possono rendere meno triste la nostra esistenza.

In “Architettura e felicità” (Guanda Editore) lo scrittore esplora quella sorta di connubio che esiste tra bellezza e felicità che, in qualche maniera, ha la capacità di contribuire a migliorare il benessere psico-fisico. De Botton scrive che il nostro umore è spesso influenzato dalla qualità del contesto urbano in cui viviamo, dall’edificio in cui abitiamo o dalla casa che ci accoglie dopo una giornata di lavoro e che parla di noi attraverso i mobili e gli oggetti scelti con cura, che abbelliscono gli ambienti ed esprimono la nostra identità.

L’altro giorno mi trovavo in una deliziosa piazzetta del centro storico di Roma, Piazza Sant’Ignazio, progettata nel Settecento dall’architetto Filippo Raguzzini su cui si affacciano, da un lato, cinque eleganti palazzetti dalle linee concave - che evocano una sorta di scenario teatrale - e, dall’altro, l’imponente facciata barocca dell’omonima chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a fare da palcoscenico, famosa per gli affreschi illusionistici di Andrea Pozzo. Una composizione architettonica, questa, che sembra unire sacro e profano e avvolgere la piazza in un abbraccio armonioso. Un luogo davvero suggestivo che ispira bellezza e predispone alla tranquillità dell'animo. Un luogo che mi faceva pensare che la felicità è legata soprattutto alla bellezza visiva e che sussiste un’intima affinità tra il gusto e i sentimenti profondi che guidano le nostre scelte e i nostri comportamenti. Da qui nasce poi quel senso di soddisfazione che ci rende felici. Fu Stendhal a dire che la bellezza è una promessa di felicità e che esistono tanti stili di bellezza quante visioni della felicità.

Ora io mi chiedo: se abitassi in uno di quei palazzetti rococò anziché in un anonimo edificio di un quartiere periferico di Roma, sarei forse più felice? E in linea generale, è possibile immaginare che tutti noi potremmo essere idealmente - nel bene e nel male – persone diverse in luoghi diversi? Io credo che sia difficile individuare una misura assoluta del bello che possa influire, in positivo, sulla qualità della vita delle persone. Certo, abitare in una bella casa, nel centro storico di una delle città più belle del mondo, non può che destare piacere e felicità; ma non so fino a che punto quella bella casa abbia l’effettiva capacità di  migliorare l’umore o il carattere di chi la abita. Le belle case – scrive de Botton – non hanno i vantaggi indiscutibili di un vaccino o di una ciotola di riso e per questo motivo “la bella architettura non acquisterà mai rilevanza politica e non diventerà mai una priorità, perché anche se potessimo rimodellare tutte le opere dell’edilizia umana, con sforzi e sacrifici costanti, fino a emulare piazza San Marco, anche se potessimo trascorrere il resto della nostra vita nella Villa Rotonda del Palladio, continueremmo comunque a essere spesso di cattivo umore”. Certo, può succedere che a volte una piazza con i suoi edifici seducenti catturi la nostra attenzione e faccia galoppare la nostra fantasia…”ah, se abitassi qui”, tuttavia, è innegabile che ci sono momenti in cui nemmeno il luogo più ameno sarà in grado di scacciare la nostra tristezza o la nostra misantropia. Tuttavia i nostri momenti di abbattimento, dice de Botton “offrono all’architettura e all’arte le occasioni migliori, perché è proprio in questi casi che la nostra fame delle loro qualità ideali raggiunge l’apice”.

La bella architettura – come il bello in generale – possiede un suo contenuto morale, incarna delle qualità interiori, ci dà dei consigli velati, ci invita a imitare il suo spirito. E’ ciò che dobbiamo saper cogliere osservando la bellezza, se intendiamo davvero essere migliori. E felici.



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