venerdì 4 luglio 2025

Le guerre in televisione

 


Davanti a queste guerre in video vi confesso che ho una sola immediata reazione: spegnere il televisore, non potendo fare nulla di concreto per fermarle. Non sopporto più lo "spettacolo della guerra" che ci viene offerto quotidianamente come un antipasto. E non riesco più a guardare  la guerra parallela, fatta di chiacchiere, che si combatte nei salotti televisivi tra gli opposti schieramenti, mentre vengono mandate in onda - a ripetizione - immagini di palazzi sventrati, di bambini affamati e uccisi, di donne che piangono e si disperano per i loro familiari massacrati. La cosa che più mi spaventa è la naturalezza con cui si guardano e si commentano e si accettano atrocità e stragi di innocenti, come se fosse una cosa dovuta, un costo inevitabile da pagare.

Io sono contro tutte le guerre, la cosa più aberrante in assoluto che possa fare l’uomo; e sono contro tutte le armi. Se io potessi, non distruggerei solo i missili, i carri armati, le bombe nucleari, ma anche i fucili  per la caccia.  Ripudiare le guerre e le armi significa una cosa sola: eliminarle dalle nostre coscienze prima ancora che dai nostri arsenali.  Scriveva qualche giorno fa Marcello Veneziani: “la guerra è brutta non solo per chi uccide e per cosa distrugge, ma anche per cosa uccide e distrugge dentro di noi che siamo fuori, lontani. Ci rende peggiori. Oltre i crimini contro l’umanità dovremmo contemplare anche il caso inverso, il tifo dell’umanità per i crimini, sempre con la scusa di prevenire o combattere i crimini altrui. E poi la morte vista in tv è come un film, una fiction, in fondo per te non fa differenza. A meno che un missile entri dentro casa tua…”


10 commenti:

  1. Ho la fortuna dì avere il televisore per lo più spento, specie all’ora dei tg e dei talk show, ma non mi è difficile immaginare quel che vedi e condividere il tuo disprezzo per come tutto diventa gioco e spettacolo.
    massimolegnani

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cerco di tenerla spenta anch'io. Una televisione che non perde occasione per spettacolarizzare in modo morboso soprattutto il dolore e le tragedie sia familiari che sociali, che ci sfiorano ma non ci toccano, le osserviamo ma ne usciamo affrancati perchè appartengono sempre agli altri. Ciao M.

      Elimina
  2. L'orrore ahimé ben reale della guerra è intollerabile, ma per quanto mi riguarda mi risparmio almeno la versione "chiacchierata" e spettacolarizzata della guerra in televisione, visto che da una quindicina d'anni non ho più la TV ed è una scelta sulla quale, se ho un dubbio, è solo sul perchè non l'ho fatta prima, tanto si è rivelata benefica. Quando poi vedo che esiste ancora Bruno Vespa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La statua di Bruno Vespa la metteranno in Viale Mazzini, sede della Rai, al posto del cavallo di bronzo :). Ciao siu.

      Elimina
    2. La lega metallica rimarrà invariata, data la sua bella faccia di bronzo ;-))

      Elimina
  3. Come non condividere quanto scrivi.Ormai la spettacolarizzazione del dolore è diventata consuetudine per molti,a chi tange visto che siamo dall'altra parte del mondo ,dall'altra parte dello schermo... e così fino ad arrivare alla porta accanto, senza udire nulla finché non ci pensano loro dai salotti televisivi a "propagandare "immagini di violenza a colpi di slogan con quell'armiamoci e partite!
    Spegnare il televisore è un sistema di protesta interiore nel non voler subire ciò su cui non hai potere alcuno se non dirti in tua coscienza di voler scendere da un treno senza fermata che corre all'impazzata .

    "Ripudiare le guerre e le armi significa una cosa sola: eliminarle dalle nostre coscienze prima ancora che dai nostri arsenali"

    Purtroppo la coscienza necessita di una certa consapevolezza tra bene e male,e qui la vedo dura .

    Grazie Pino e buon fine settimana:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spesso assistiamo in maniera passiva allo spettacolo del dolore che ci viene imposto dai mezzi di informazione di massa; ma è pur vero che aspiriamo a diventare, noi stessi, attori di questo spettacolo. Uno spettacolo spesso osceno. E allora eccolo, l'uomo dei nostri tempi, che non ha remore nel presentarsi in televisione per raccontare la propria vita, anche nei suoi aspetti più intimi e dolorosi; eccolo, mentre gira un video con il suo telefonino mentre corre a duecento all’ora nella notte con la sua moto, per mandarlo poi in rete; eccolo, mentre si fa un selfie con il morto alle sue spalle. Il massimo del godimento sarebbe quello di poter filmare il momento in cui un missile sventra un palazzo a Gaza. Tutto è diventato spettacolo. E dopo i bombardamenti, i morti, l’orrore della guerra… “state con noi, ci vediamo dopo la pubblicità”. Che tristezza!
      Ciao e buona domenica.

      Elimina
  4. C'è una tv che si nutre di efferatezze, e sono sicuro che nelle redazioni di costoro, stappino bottiglie ogni volta che accade qualcosa di pessimo nel mondo. Fino a che un grad entrerà anche nel nostro salotto, e forse apriremo gli occhi, se non ce li avranno chiusi definitivamente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spettacolo del dolore - e la guerra è tra questi - occupa uno spazio televisivo eccessivo. Notizie che debordano oltre i telegiornali ed invadono i programmi pomeridiani e di prima serata, dove immancabilmente pontificano i cosiddetti esperti del settore. Uno spettacolo che viene dato in pasto ad un pubblico sempre più vorace: un pubblico che piange, che si commuove, che si lascia coinvolgere emotivamente. Qualcuno dice: questa è l’informazione. No, non è informazione. E’ speculare, a volte con false parole di sdegno, sul dolore degli altri, per racimolare qualche spettatore in più, qualche lettore in più. E le vittime sono sempre i più deboli che vengono colpiti, di volta in volta, con immagini di sofferenza, di guerre, di omicidi seriali che vengono trattati come sceneggiati.

      Elimina