Leggo con estrema lentezza, che
sia una pagina di un romanzo o un articolo di giornale. Quando prendo
in mano un libro, intendo fare un percorso di pacata riflessione non già una
gara di velocità con la scrittura, per arrivare rapidamente alla fine. E’ come
intraprendere un viaggio: la felicità non è raggiungere la destinazione finale,
ma godersi le bellezze lungo il percorso. Posso anche leggere solo poche pagine,
fermarmi e poi riprendere la lettura: un modo questo per interiorizzare,
ripensare, fantasticare. Spesso sento dire: “è un libro che ho letto tutto d’un
fiato”; oppure, “l’ho divorato in una sola notte”. Devo dire che io non sono
così vorace: e poi di notte preferisco dormire…quando ci riesco. E’ un tipo di
lettura che non mi appartiene, e se un libro mi piace, amo sorbirlo piano
piano, parola dopo parola, anziché ingurgitarlo. Diciamo che lo faccio durare
di più.
Il libro è il cibo dell’anima e,
al pari di un piatto prelibato, va “masticato” lentamente per assaporarlo
meglio in tutti i suoi aspetti. Occorrono anni di lavoro per scrivere un libro
e – secondo il mio parere - non lo si può mettere da parte e liquidare solo
dopo poche ore di lettura. E’ come fare uno sgarbo al suo autore e non
riconoscere il suo impegno, la sua fatica di scrivere. In qualche maniera, il
modo di leggere è l’espressione del “ritmo” che abbiamo imposto alla nostra
esistenza: c’è chi preferisce correre, quindi leggere molti libri, stare dietro
a tutte le novità editoriali; c’è chi dice di avere poco tempo a disposizione e salta le pagine, per arrivare subito alla fine; e
chi invece predilige passeggiare con le parole, andare piano, stare più a lungo con il suo libro. Secondo lo scrittore Milan
Kundera c’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Infatti se
una persona cammina per strada e, ad un tratto, cerca di ricordare qualcosa,
immediatamente rallenta il passo, si ferma a pensare. Chi invece vuole
dimenticare, accelera la sua andatura, perché vuole allontanare da sé il
passato. E il lettore compulsivo è uno che ha fretta, che ama la velocità, e non
vede l’ora di passare al libro successivo, che è sempre migliore del
precedente.
Leggere lentamente, invece, è voler ricordare, è soffermarsi sulle parole ascoltandone la cadenza, la musicalità, il significato più profondo; è saper cogliere il silenzio che si nasconde tra una frase e l’altra; è poter distogliere, ogni tanto, gli occhi e la mente dalla pagina per pensare e viaggiare in un mondo parallelo; è trovare connessioni e collegamenti con altri libri. Leggere lentamente è fantasticare; è poter sottolineare ciò che più colpisce l’immaginazione. E’ chiaro che è una modalità di lettura, questa, suggerita solo dai grandi autori della letteratura, cioè da quei libri che non si abbandonano mai, che si lasciano ma poi si riprendono, che si tengono sempre a portata di mano sul comodino, perché la sola vista procura piacere.
Leggere lentamente offre la possibilità di meditare, mettere a fuoco, osservare l'idea che si forma in mente, non permettere ai particolari di mimetizzarsi tra un rigo e l'altro. Concordo pienamente, per questo ho anche necessità di atmosfere giuste, tempi dilatati, occasioni che non prevedano facili distrazioni e favoriscano concentrazione.
RispondiEliminaProprio così. La lettura lenta favorisce molto la concentrazione
Eliminami rendo conto che il tuo modo di leggere è quello corretto, io purtroppo leggo velocemente, come fossi affamato. A volte mi trattengo, freno e a metà lettura, proprio se il libro mi sta piacendo, lo riprendo da capo per gustarlo meglio.
RispondiEliminaml
Capita anche a me, qualche volta, di leggere velocemente: di solito è un libro che non mi piace. E allora salto anche le pagine, pur di arrivare con molta fretta alla fine.
EliminaBella metafora! Sarebbe come cucinare per ore e il commensale mastica tutto ingurgitando in fretta senza soffermarsi ad assaporare il miscuglio di sapori!
RispondiEliminaAnche io leggo con calma e mi gusto i vari passaggi
Anzi, a volto ritorno a pagine passate per gustare meglio le parole!
Grazie Sara. Le cose fatte senza fretta hanno un sapore diverso. E le pagine di un libro, assaporate con lentezza, non sono da meno. Ciao :)
EliminaSì, la lettura non è una gara a chi smaltisce più libri dalla pila dei "non letti": resto molto colpita da chi riesce ad accumularne anche cento all'anno, io che se mi imbarco in una lettura importante riesco a chiudere l'ultima pagina anche dopo due mesi! Perché lo assaporo, come dici tu e non trascuro le parole, ogni pagina è misurata. Leggere è un piacere e come ogni piacere va gustato lentamente. Ma ci sono anche letture che ti prendono al punto da farti accelerare la marcia. Ricordo "Q" di Luther Blisset (ma è solo un esempio), non riuscivo a distaccarmene, l'ho letto con foga, ma senza trascurare concentrazione e intensità.
RispondiEliminaCento libri all'anno? Per me sarebbe un traguardo irraggiungibile. Io ho l'abitudine di leggere più libri contemporaneamente e, quindi, un libro me lo posso portare dietro anche per qualche mese. Mi piace poi ritornare indietro, su quei passi che trovo più importanti. Certo, può anche succedere che un libro lo finisca velocemente. Però il mio modo di leggere è sempre improntato alla lentezza, che poi è la mia filosofia di vita. Ciao Marina e grazie per la visita.
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