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domenica 1 ottobre 2023

La pubblicità ti fa sentire sempre insoddisfatto

 


Fare leva sulle emozioni e sui sentimenti della gente, per spingerla a desiderare e a comprare una cosa, è una delle manipolazioni più aberranti dell’odierna società dei consumi. Lo dico senza mezzi termini: io detesto la pubblicità in tutte le sue forme. La evito come la peste, non la guardo, eppure riesce spesso a imbrigliarmi con i suoi invadenti tentacoli. Lo scrittore Erri De Luca sostiene che non può farne a meno: lui dice che è l’unico modo per sapere quali sono i prodotti da non comprare. E’ una strategia anche questa, ma non so quanto sia vincente. Io però preferisco oscurarla, la pubblicità: seguire e avvalorare, in qualche maniera, i suoi messaggi ossessivi mentre interrompono la visione di un programma televisivo, significa farsi del male da soli. 

La pubblicità è un vero e proprio bombardamento quotidiano, continuo e intollerabile. Prima di comprare un prodotto che davvero serve, sarebbe meglio leggere attentamente l’etichetta, anziché fidarsi dei “consigli per gli acquisti”. D’altra parte il motto di chi fa pubblicità è: “non prendete la gente per stupida, ma non dimenticate mai che lo è”. Insomma, i pubblicitari – i “creativi” della nostra epoca - non hanno grande stima delle persone a cui si rivolgono con parole e immagini, sempre false e ingannatrici.  E se poi uno spot pubblicitario – uno come tanti – viene enfatizzato e addirittura additato come opera d’arte, fino a monopolizzare il dibattito socio-culturale di un paese, allora significa che siamo veramente alla frutta.

Frédéric Beigbeder - prima di diventare un personaggio noto - faceva il pubblicitario in una grande agenzia francese. Nel 2000, consapevole che la pubblicazione di un suo libro “99 francs” (tradotto in italiano “Lire 26.900”) gli avrebbe causato il licenziamento, non esitò a denunciare, in una maniera davvero spietata, tutto il marcio del mondo della pubblicità. Così scrive nel suo libro:

“Tutto si compra: l’amore, l’arte, il pianeta Terra, voi, io. Scrivo questo libro per farmi licenziare. Se mi dimettessi, non beccherei l’indennità. Mi tocca segare il confortevole ramo su cui sto appollaiato…Preferisco essere sbattuto fuori da un’impresa che dalla vita. (…) Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Cielo sempre blu, ragazze sempre belle, una felicità perfetta, ritoccata in Photoshop. Immagini leccate, musiche nel vento. Quando, a forza di risparmi, voi riuscirete a pagarvi l’auto dei vostri sogni, quella che ho lanciato nella mia ultima campagna, io l’avrò già fatta passare di moda. Sarò già tre tendenze più avanti, riuscendo così a farvi sentire sempre insoddisfatti. Il Glamour è il paese dove non si arriva mai. Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma. La vostra sofferenza dopa il commercio. Nel nostro gergo l’abbiamo battezzata “frustrazione post-acquisto”. Non potete stare senza un prodotto, ma non appena lo possedete, dovete averne un altro. L’edonismo non è un umanismo: è un cash-flow. Il suo motto? “Spendo dunque sono”. Ma per creare bisogni si devono stimolare la gelosia, il dolore, l’insoddisfazione: sono queste le mie munizioni. E il mio bersaglio siete voi. (…) Siete di fronte a individui che disprezzano il pubblico, che vogliono mantenerlo in un atto d’acquisto stupido e condizionato. Nel loro animo si rivolgono alla “rincoglionita sotto i cinquant’anni”. Voi cercate di proporre qualcosa di divertente, che rispetti un po' la gente, che tenti di tirarla verso l’alto, perché è una questione di buona creanza quando s’interrompe un film in tv. E vi viene impedito. (…) Idealmente, in democrazia, l’intento dovrebbe essere quello di utilizzare il formidabile potere della comunicazione per smuovere le menti anziché annientarle. Questo non succede mai perché le persone che dispongono di questo potere preferiscono non correre rischi. (…) Vedrete che un giorno vi tatueranno un codice a barre sul polso. Sanno che il vostro unico potere risiede nella vostra carta di credito. Hanno bisogno di impedirvi di scegliere. Devono trasformare i vostri atti gratuiti in atti d’acquisto. (…) Gli uomini politici non controllano più nulla; è l’economia che governa. Il marketing è una perversione della democrazia: è l’orchestra a dirigere il direttore. Sono i sondaggi che fanno la politica, i test che fanno la pubblicità, i panel che scelgono la programmazione musicale alla radio, le “sneak preview” che determinano il finale del film, l’auditel che fa la televisione. (…) Creativo non è un mestiere in cui devi giustificare il tuo salario; è il salario a giustificare il tuo lavoro. Come per gli autori di programmi televisivi, la carriera è effimera. Ecco perché un creativo prende in pochi anni quello che una persona normale guadagna in una vita intera. (…) La pubblicità si è messa a dettare legge su tutto. Un’attività che era partita quasi per scherzo domina ormai le nostre vite: finanzia la televisione, condiziona la stampa, regna sullo sport (non è la Francia che ha battuto il Brasile nella finale di Coppa del Mondo, ma Adidas che ha battuto Nike), modella la società, influenza la sessualità, sostiene la crescita economica…”



12 commenti:

  1. Basta non arrivare all'esaperazione.. ad esempio con l'ultima citazione, forse per qualcuno una Finale Mondiale è davvero tra Adidas e Nike, ma quelli sono casi estremi .. nella realtà la pubblicità ti bombarda perché sa che il suo peggior nemico è il telecomando, e solo i vecchietti non lo usano, ma sono anche quelli che poi comprano di meno e sempre le stesse cose.. io della pubblicità ne metto in risalto giusto creatività e lato artistico.. quindi anche se l'ultima dell' Esselunga mi è piaciuta un sacco continuo a comprare le pesche dall'egiziano che non le pubblicizza da nessuna parte ma le rimedia proprio buone.. ;)

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    1. I pubblicitari, caro Franco, non si rivolgono né a me (che non li guardo) né a te che comunque li guardi e ne metti "in risalto giusto creatività e lato artistico". Il target di questi furbacchioni senza scrupoli è costituito da consumatori che loro considerano "stupidi" e a cui possono vendere tutto. Il loro compito resta comunque quello di indurre la gente a comprare cose di cui non ha bisogno e con denaro che spesso non possiede. I messaggi pubblicitari sono degli slogan nocivi e nient'altro: ti fanno comprare le pesche che dicono loro, ma ti fanno anche vincere le elezioni. Una truffa legalizzata, la prima, come pure la seconda. Un caro saluto :)

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  2. la pubblicità è il male assoluto, siamo d'accordo. Ma noi siamo cani che si mordono la coda girando in tondo in un circolo vizioso di ricerca del benessere, consumi, mantenimento dei posti di lavoro, pubblicità a incentivare le vendite. Beigbeder stesso per vendere il suo libro avrà dovuto ricorrere a un grafico che gli creasse una copertina accattivante, a un creativo che lo lanciasse con slogan avvincenti, a un 'agenzia di pubblicità che organizzasse eventi per diffonderlo.
    ml

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    1. Sinceramente non so quali metodi abbia usato Beigbeder per promuovere il suo libro. So che è stato un caso letterario ed ha venduto migliaia e migliaia di copie. Ho poi guardato la copertina originale e, francamente, non mi sembra per niente "accattivante". Comunque sia, io credo che lui fosse consapevole che un libro non può mai cambiare un sistema consolidato come quello pubblicitario. Sulla prima pagina del suo libro Beigbeder riporta una frase di un famoso regista tedesco, Reiner Fassbinder, che dice: "Ciò che non siamo in grado di cambiare, dobbiamo almeno descriverlo". Lui il mondo pubblicitario l'ha descritto, standoci dentro, come nessuno mai aveva fatto prima. Dobbiamo almeno dargli atto di questo. Se il libro, poi, gli ha dato notorietà e soldi....ebbene - caro Carlo - questo diventa un altro discorso. Un caro saluto :)

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    2. ..alla fine non poi tanto un altro discorso.. guarda Garrone che acchiappa consensi con un film che narra di robe tristi e , purtroppo, risapute.. tutti approfittano di tutto..

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  3. Beh direi che con la pesca siamo arrivati davvero alla frutta,e pare che la cosa non ci tange più di tanto,ognuno si schiera dalla parte in cui più si rivede.Il tuo punto di vista è simile al mio:)da che parte stiamo caro Pino?



    "Qual è la differenza tra la pubblicità non etica e quella etica? La pubblicità non etica utilizza delle falsità per ingannare il pubblico; la pubblicità etica utilizza delle verità per ingannare il pubblico".
    Vilhjalmur Stefansson


    Buona serata


    L.

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    1. Noi stiamo dalla nostra parte - cara Linda - non ci schieriamo. Io poi sono allergico agli schieramenti, di qualsiasi genere essi siano. La pubblicità non è “il male assoluto” ma certamente non è una cosa che ci migliora e ci aiuta a vivere meglio. Io sono rimasto a “Carosello”, forse tu non te lo ricordi perché sei giovane. Era un contenitore, bonario e non invasivo, di messaggi pubblicitari che non interrompevano il film che stavi guardando. Lo si faceva vedere anche ai bambini: “vai a letto dopo Carosello” dicevano le mamme. Oggi i bambini sono diventati i principali attori della pubblicità: fanno vendere molto di più. Toccano le corde dei buoni sentimenti ed aprono i portafogli dei genitori. E sono gli stessi bambini i cui volti, in occasioni diverse, vengono ipocritamente oscurati dall’informazione televisiva. Per tutelarli, dicono. Faccio una proposta ai pubblicitari: ritornate a fare Carosello, senza bombardare ossessivamente la gente. Sfogate la vostra “creatività” in una trasmissione ad hoc. E vediamo chi è il più bravo. Senza rompere le scatole a chi non è interessato alla vostra arte e ai vostri messaggi subliminali. Ciao L.

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    2. Che poi non capisco cosa oggi intendiamo per "creatività", un offesa bella e buona verso la stessa,dal momento in cui suscita interesse uno scarabocchio visto da più angolazioni alla ricerca di un senso perduto :)
      Credo che sia inevitabile lo schieramento già solo stando dalla nostra parte...

      Buona giornata

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    3. Sono d'accordo con te. Sempre più spesso, oggi, ci si riempie la bocca con questa parola, "creatività", dimenticando l'oggetto della "creazione" che lascia molto a desiderare. Insomma, se tutto è arte....
      Buona giornata a te.

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  4. Credo che dovremmo depurarci, selezionare e allontanarci da certe consuetudini imposte. Non è facile, gli stimoli sono continui è evidente.
    La pubblicità si è nel tempo sempre più allontanata dagli scopi originari merceologici, è diventata manipolazione sociale e politica
    ( per inciso lo spot Esselunga secondo me è un chiaro slogan politico, la frutta e verdura non centrano niente, lo dico da vecchio borghese che il dramma dei bambini lasciati con un divorzio lo ha fatto vivere concretamente ai suoi figli. Sono per una famiglia tradizionale senza dubbi ma quello spot ha ben altre finalità). La pubblicità come i social del resto sta occupando tutti gli spazi, è facile da usare, colorata, ammiccante, semplicistica, rende economicamente a chi la gestisce, ci si può facilmente identificare in essa, la ricordi quasi subito. Un'analisi seria, interlocutoria, magari scritta nero su bianco, misurata e non gridata, senza cosce o tette in evidenza, non produce gli stessi effetti di uno spot pubblicitario. Noi stiamo dalla nostra parte? Sì stiamo lì ma in quanti siamo? Contiamo qualcosa? Carosello è lontanissimo, io anagraficamente lo sono ancora di più.

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  5. Non contiamo niente, mio caro Enzo! Siamo una minoranza, la maggioranza sta da un'altra parte. E, paradossalmente, è proprio una minoranza che detta le regole alla maggioranza. Il mondo sta diventando - o forse è già diventato - un immenso centro commerciale dove tutti desiderano entrare. E chi si oppone, viene emarginato. Carosello era l'espressione di un mondo moderno, ma antico. E non è un ossimoro. In un suo libro che si intitola "La caverna" lo scrittore Josè Saramago immagina un fantomatico "Centro" - simbolo del potere nell'era della globalizzazione - sulla cui facciata campeggia un gigantesco cartellone che proclama: "Ti venderemmo tutto quello di cui tu hai bisogno se non preferissimo che tu abbia bisogno di ciò che noi vendiamo".
    Così va il mondo...la pubblicità, Internet e i suoi derivati sono dei potenti e pericolosi strumenti di distrazione di massa.
    Stammi bene!

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