“Non lessi libri, la prima
estate; zappai fagioli”. Così scrive David Thoreau in quel suo libro cult che
è “Walden o vita nei boschi”, resoconto dei due anni di soggiorno solitario
trascorso in una foresta del Massachusetts, la sua affascinante esperienza di
vita. Prendendo a prestito le parole di questo eccentrico e anticonformista
personaggio dell’America dell’Ottocento, mi viene da dire: non ho letto libri
nello scorso mese di ottobre; ho raccolto olive. Come dire che ho sacrificato
il lavoro mentale per quello materiale. Eppure, a volte, c'è più spiritualità e raccoglimento in un'attività manuale che cerebrale. Sono stato tra i miei ulivi, nel
Cilento, presenze quasi umane che mi hanno fatto compagnia e mi hanno trasmesso
ricordi e saperi antichi che si perdono nella notte dei tempi. A guardarli, con
quelle scanalature, con quelle forme asimmetriche e contorte, con quei tronchi
attorcigliati e gibbosi, questi magnifici e preziosi alberi mi ricordano, sotto
certe apparenze, i contadini del passato con il loro corpo incurvato, le mani
nodose che raccontavano la fatica del vivere, le rughe scavate nei volti
bruciati dal sole. Mi ricordano i miei nonni, contadini anch’essi. Ma oggi i
contadini sono figure in via di estinzione.
Ne ho incontrato uno, giorni fa,
nel piccolo frantoio dove mi recavo per la molitura delle mie olive. Aveva 87 anni. Era lì con
il figlio in attesa del suo olio. Sembrava un
personaggio appena uscito da un dipinto di Giovanni Segantini, fuori dal tempo. Mi diceva che
nonostante l’età, si arrampicava ancora sugli ulivi, armato di rastrello per
“pettinare” i rami carichi di olive. Devo dire che il suo volto asciutto sprigionava una
straordinaria, antica umanità, non scalfita minimamente dal progresso e dalla modernità.
Era l’immagine personificata di un vecchio ulivo secolare e mentre mi
raccontava della sua vita vissuta sempre nei campi a coltivare l’orto, a
vendemmiare, a raccogliere le olive e a mietere il grano "con la falce", stentavo a credere che potesse avere ancora così tanta vitalità e voglia di
lavorare. Lo osservavo con ammirazione: era parte di una natura incontaminata
in cui era vissuto per tutta la vita seguendo il ciclo delle stagioni; era
parte di un mondo che
rimandava a una dimensione dell’esistenza più semplice e genuina, lontana dal
caos, dalla fretta e dalle macchine. Certamente lui non era conscio di essere -
con la sua filosofia di vita - condannato a sparire. Eppure era ancora lì a
raccontare il suo mondo e le sue esperienze, con pazienza, con saggezza, con
umiltà. E con convinzione.
Tu guardavi l’ulivo, l’ulivo sul viottolo che hai percorso ogni giorno per anni, e viene il giorno che il fastidio ti lascia e tu carezzi il vecchio tronco con lo sguardo, quasi fosse un amico ritrovato e ti dicesse proprio la sola parola che il tuo cuore attendeva (…) Per un attimo il tempo si ferma, e la cosa banale te la senti nel cuore come se il prima e il dopo non esistessero più.
RispondiElimina(Cesare Pavese)
Grazie davvero per queste bellissime parole di Pavese. L’ulivo è certamente l’abito più bello che veste il nostro territorio; è l’abito della festa che identifica in qualche maniera la nostra identità. E’ una presenza continua lungo il cammino della nostra esistenza e accompagna da sempre la storia dell’uomo fin dalle sue origini. Un vero compagno di viaggio. Esiste, secondo me, un forte legame tra l’uomo e l’ulivo, tant’è che viene cantato, disegnato e rappresentato mirabilmente da poeti, pittori e scrittori di ogni epoca. Il dipinto che ho riportato sopra, per esempio, è “la raccolta delle olive” di Van Gogh. Mi piace qui riportare, ancora una volta, le parole dello scrittore sardo Giuseppe Dessì che così descrive l’ulivo nel suo romanzo Paese d’ombre“… erano simili a enormi pachidermi, con il loro tronco colossale, sproporzionato e gibboso (...) Il ragazzo camminava nell’oliveto silenzioso, e camminando contava gli olivi. A vederli dalla strada, sembravano tutti uguali; ora invece, per la prima volta, si accorgeva che erano diversi: avevano ognuno una fisionomia particolare, come persone. Se guardi da lontano la gente che affolla una piazza, o una processione che ti viene incontro, ti sembra che tutte le persone siano uguali: se invece ci vai in mezzo ti accorgi che si assomigliano, ma nella somiglianza sono diverse. Così era anche per quegli alberi di cui percepiva il silenzio, non come si percepisce il silenzio delle cose, ma come si percepisce il silenzio di persone che stanno zitte e pensano “.
EliminaCiao :)
EliminaGuarda l'ulivo quanti collegamenti ci permette di fare,un van Gogh che riemerge attraverso un dipinto ,un Cesare Pavese che riemerge attraverso un anonimo,un Giuseppe Dessì che riemerge attraverso l'autore del post e il suo sfondo di pittura...
Ri-conoscere non è poi così faticoso , perché è uno stadio successivo a quell'approfondimento,a quella voglia di conoscere che si prende il suo tempo per dare ascolto ad una voce,senza frettolosamente catalogarla...in sostanza sentirsi parte di "quegli alberi di cui percepiva il silenzio, non come si percepisce il silenzio delle cose, ma come si percepisce il silenzio di persone che stanno zitte e pensano"
"Eppure, a volte, c'è più spiritualità e raccoglimento in un'attività manuale che cerebrale."
Conosco benissimo la sensazione ,credo che sia molto utile questo genere di contatto,di conseguenza una buona ossigenazione spirituale apporta energia anche al corpo,si rientra più motivati.
Buona serata
E la vita è così forte
Eliminache attraversa i muri per farsi vedere.
La vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare.
La vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo
convinto ancora di vederlo fiorire.
(Roberto Vecchioni)
Buona serata anche a te, L.
Non hai letto ma hai dato confidenza a pensieri e spiritualità tangibile, ti sei immerso nella tua storia, nella tua natura, hai "creato", per quanto il termine sfiori l'azzardo, la base di un olio che irrorerà i tuoi pasti rendendoli raffinati, olio trasformato dalla tua manualità, dalla dedizione, dal dedicare tempo e sempre quei pensieri citati prima. Un lavoro che arricchisce e nobilità realmente.
RispondiEliminaHai letto un libro meraviglioso, fabbricato pagine, sfogliato il tempo.
Puoi esserne orgoglioso.
Grazie anche a te, Franco, per le belle parole
EliminaBeautiful blog
RispondiEliminaBenvenuta qui
EliminaPlease read my post
RispondiEliminama forse era conscio di appartenere a un mondo in via di estinzione, e proprio per queste ti raccontava le sue fatiche appassionate, come un lascito orale che non andasse disperso (e che tu hai travasato qui)
RispondiEliminaml
...e chissà, forse voleva anche convincermi - e non ce n'era bisogno - che quel mondo non è tutto da buttare :) Un saluto
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