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lunedì 30 maggio 2022

C'è chi non muore mai

 


Qualcuno ha detto che si comincia a morire nascendo. Eppure, ci sono alcuni predestinati che – vincendo la sfida con la morte – si sottraggono al destino dell’oblio vivendo per sempre nelle loro opere. 

Quando ci troviamo di fronte a un dipinto di Raffaello o Leonardo, o quando ascoltiamo una sinfonia di Mozart o leggiamo una poesia di Leopardi, davanti a noi abbiamo quattro artisti, quattro geni universali che non sono morti perché hanno trasferito la loro anima sulla tela… in un componimento musicale… nei versi di una poesia. E ci parlano! E fissando lo sguardo su quei dipinti, o lasciandoci cullare dalle note di quel brano musicale o emozionandoci leggendo quei versi, avvertiamo inesorabilmente la nostra fragilità, la nostra pochezza di esseri umani. E comprendiamo, invece, quanto essi siano ancora vivi dinanzi a noi, così come lo erano quando Raffaello e Leonardo provavano il pennello sulla tela, Mozart componeva una partitura per pianoforte, Leopardi passava la notte sveglio sulle sue “sudate carte”. Essi vivranno per l’eternità, noi, tutt’al più, arriveremo a cent’ anni, sperando di fare meno danni possibili su questa terra. In attesa dell’oblio eterno.


4 commenti:

  1. Direi che è una bellissima riflessione e soprattutto una descrizione con una verità tangibile anche verso chi è poco propenso a credere all'invisibile:) che si rivela attraverso una bellezza documentata attraverso opere ,dipinti e scritti che denotano quel dono di creatività a cui possiamo accedere ancora con buone letture,visioni e ascolto se davvero lo volessimo,anche per dare un input di risveglio verso quella creatività nostra interiore ,assopita e distratta da tutto quello che purtroppo bellezza non è.

    Ho sempre adorato Leopardi e ricordo che mi veniva descritto come figura notevolmente pessimista ,associando questa sua visione a una sua condizione fisica...eppure io ci vedevo sempre un mondo aperto e una straordinaria bellezza,che Alessandro D'Avenia ha meravigliosamente ripreso nel suo libro "L' arte di essere fragili".

    Buona giornata


    L.

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    Risposte
    1. Grazie per il tuo bel commento. Forse è stata la paura della morte e l’umana consapevolezza che tutto possa finire nell’oblio a spingere i geni del passato a realizzare opere immortali attraverso la scrittura, la poesia e l’arte in generale, affinchè tali opere venissero ricordate e ammirate per millenni. E’ la traccia tangibile e indelebile di questo fugace passaggio dell’uomo sulla terra. Succede, a volte, che nei confronti di certi autori e di certi libri ci sia un’avversione preconcetta, una sorta di antipatia che nasce dall’imposizione scolastica. Leopardi è tra questi. E mi viene da pensare anche a Manzoni e al suo romanzo “I promessi sposi”, argomento di interrogazione. Ricordo che era una lettura che non sopportavo…allora. Poi, l’ho letto due volte, a conferma del fatto che la scuola – non so perché – ti fa odiare certi autori che comunque restano immortali. Ciao e buona giornata a te :)

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  2. già, la nostra unica ambizione può essere quella di non fare troppi danni col nostro passaggio sulla terra!
    ml

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