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mercoledì 18 maggio 2022

Seduto fuori d'un caffè...

 


in Piazza della Maddalena a Roma – tra il Pantheon e Montecitorio – osservo la gente che passa e mi perdo in un mare di futili pensieri. Ricevo conforto dalla bellezza del posto che, pur trovandosi nel centro del flusso turistico, appare incredibilmente appartato. Devo dire che accanto alle tante piazze maestose e dispersive – come Piazza del Popolo o Piazza Navona - Roma offre anche spazi più piccoli, ma non per questo meno seducenti, dove fermarsi per una pausa è sempre un’occasione piacevole. E questa deliziosa piazzetta che mi accoglie, insinuata fra strette stradine pedonali che vi convergono, ne è la conferma. D'altronde, non c’è luogo nella Capitale - piccolo o grande che sia - in cui non ci si senta a proprio agio protetti nello spirito, dove lo sguardo non abbia bellezze a sufficienza su cui posarsi. 

Sembra una piazzetta di paese nel cuore della Città Eterna, questa in cui mi trovo. E se non è proprio così, cerco di immaginarla tale, come doveva apparire in un tempo passato. Un luogo che emana un fascino particolare, che suggerisce ritmi di vita più lenti, e conserva, nel suo insieme raccolto, quell’atmosfera della Roma del Seicento, grazie anche ai suoi palazzi che la racchiudono e che conservano storie di antiche famiglie. La piazzetta prende il nome dalla chiesa di Santa Maria Maddalena, un gioiello del barocco-rococò: è la chiesa degli Abruzzesi residenti a Roma nel cui interno riposano le spoglie mortali di San Camillo De Lellis, nato in un paesino dell’Abruzzo. Mi soffermo ad ammirare la sua splendida facciata recentemente restaurata – che svetta maestosa proprio di fronte a me, quasi a proteggermi – e mi sembra troppo ridondante per uno spazio così ridotto. Ma questi meravigliosi contrasti sono frequenti a Roma: a volte basta svoltare un angolo e ti si presenta davanti la rappresentazione di un incredibile palcoscenico architettonico, concepito da un geniale artista del passato. Solo Roma riesce a donare questi incanti. Basti pensare allo spettacolo che offre la monumentale Fontana di Trevi, la più grande di Roma, ideata dall’architetto Nicola Salvi sulla facciata di un palazzo del Settecento e inserita in una minuscola piazzetta che la occupa quasi interamente. E’ una visione magica e incantata che non ti aspetti; quella sagoma maestosa ti appare quasi all’improvviso come una sorta di miraggio che ne accresce la bellezza scenografica.

Abbandono questi pensieri mentre osservo alcuni turisti che passeggiano leccando gelati, con un look a dir poco balneare (bermuda, canottiere, infradito, zoccoli…), un look favorito da questo improvviso assaggio di estate con temperature superiori alla media stagionale. Non per fare il moralista, ma mi sembra un vestiario inadatto, soprattutto quando viene utilizzato da signori attempati che esibiscono allegramente e senza alcun pudore corpi su cui gli anni hanno lasciato segni disastrosi. Sono l’espressione di una moda sciatta, di una condotta poco rispettosa del decoro di un luogo, dove il brutto prevale sulla decenza. In certe occasioni sarebbe opportuno coprirsi anziché spogliarsi. Ma oggi ci si spoglia anche per mettere in bella mostra vistosi tatuaggi. Alcuni sostengono che sia una forma d’arte. Insomma, è come portare in giro sul proprio corpo un’intera collezione privata di pittura contemporanea. Come fanno quei due giovanotti che sono appena entrati nel bar: uno dei due sarà certamente un romano perché porta impresso su un bicipite il famoso acronimo S.P.Q.R. con i colori della Roma Calcio; l’altro esibisce sul braccio una sorta di madonna, a meno che non sia la sua fidanzata a cui ha giurato fedeltà eterna con quel sigillo sulla pelle.

Accanto al mio tavolo siede una giovane coppia: da quando i due sono arrivati non hanno mai alzato lo sguardo dai loro rispettivi cellulari. Mi viene da pensare che li posso osservare senza essere visto: se mi mettessi a fare le boccacce, lì di fronte a loro, non se ne accorgerebbero, assenti come sono dalla vita circostante. Più in là, un signore dall’aria manageriale smanetta su un computer portatile: sembra che stia lavorando. E già, perché non c’è luogo, oggi, in cui non si possa lavorare con i moderni strumenti tecnologici: al bar, come al ristorante o mentre si prende il sole al mare, qualsiasi posto può diventare la succursale della propria azienda. D'altra parte, non esiste più la “pausa pranzo”, quel momento liberatorio della giornata in cui uno se ne poteva stare tranquillo senza essere raggiunto dal suo capo ufficio. Si continua a lavorare anche di fronte a un caffè o a un piatto di bucatini all’amatriciana. E intanto sono arrivati due parlamentari, volti noti dei talk show televisivi: qui la politica è di casa perché le stanze del potere sono a un tiro di schioppo dalla piazzetta. Si siedono a un tavolo discutendo animatamente; carpisco parole che in questo momento stanno sulla bocca di tutti: Ucraina…Putin…Nato…Dalla televisione al bar continua lo spettacolo della guerra con il solito bla bla. E intanto di là si continua a morire.

Il mio sguardo si sofferma, di nuovo, sulle statue dei santi che ornano la facciata della chiesa di Santa Maria Maddalena; sembrano assistere a questi brandelli di vita quotidiana che si susseguono nella piazza. Chi passa le osserva distrattamente, tutt’al più una foto con il telefonino. Bisogna consumare in fretta, i sentimenti come la bellezza: è l’imperativo della modernità. Chissà quante storie, quante vicende si sono succedute ai piedi di queste sculture nel corso degli anni! Sono trascorsi circa tre secoli, da quando l’architetto Giuseppe Sardi, nel 1735, le inserì nelle apposite nicchie al di sopra del portale d’ingresso della chiesa. Stanno lì a ricordarci quanto sia fugace la nostra esistenza. Ma ecco l’ennesima comitiva di turisti accaldati e stanchi, che fa la sua comparsa nella piazzetta. Ma nemmeno si ferma. Ha una meta molto più importante: il Pantheon. Si perpetua il rito infinito del turismo di massa. Devo dire che, in tanti anni, non avevo mai visto tanta gente a Roma nel mese di maggio. E tanto traffico! E tanto caos! Ma la pandemia non doveva migliorarci? Non doveva cambiare in meglio le nostre abitudini?


10 commenti:

  1. Siamo capitati anche noi in centro, pochi giorni fa; la meta era Palazzo Bonaparte e la meravigliosa mostra di Jago, scultore contemporaneo di rara bravura. Uscendo poi ci siamo infilati dietro Largo Argentina, cercando vicoli meno battuti, e non è difficile, perché il grosso della marmaglia in bermuda e infradito non devia mai dai percorsi convenzionali, e abbiamo assaporato angoli particolari, incredibilmente silenziosi nonostante il caos dietro l'angolo. Una Roma ancora vivibile, discreta, delicata, ammirabile.
    La pandemia purtroppo sembra solo aver acuito vecchi difetti. Anzi, ne sono quasi sicuro.. :(

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    1. Ho visitato tempo fa il Palazzo dove dimorò la madre di Napoleone, con quel suo meraviglioso balconcino coperto ad angolo, dove la nobildonna trascorreva molte ore della giornata osservando il passaggio di Piazza Venezia senza essere vista. Oggi quel passaggio di frotte di turisti è aumentato a dismisura, rispetto al 1800, e noi poveri cittadini che viviamo a Roma, se cerchiamo un pò di pace e silenzio, senza rinunciare alla bellezza che la città eterna offre, dobbiamo per forza di cose svicolare. Sono d'accordo con te: la pandemia ha solo peggiorato i nostri difetti. E luglio ed agosto non sono ancora arrivati! Mala tempora currunt, mio caro Franco Battaglia! Ti saluto

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  2. Interessante questo tuo modo di osservare la città
    Francesco

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  3. confesso di conoscere poco Roma, ma condivido la tua scelta di una piazzetta appartata per osservare la gente che passa.
    probabilmente, fossi lì, avrei pensieri simili ai tuoi!
    ml

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    1. Osservare la gente che passa - diciamolo - non è il massimo dei piaceri :) Però è un modo per capire dove stiamo andando e come siamo fatti; e poi è stato un pretesto per scrivere questo post, visto che mi trovavo seduto in quella piazzetta. Io poi sono un attento osservatore, non mi lascio sfuggire nulla e, non avendo un cellulare su cui guardare, guardo gli altri che hanno occhi solo per il proprio cellulare :) Ho notato che la gente, di questi tempi, non è molto interessata a guardarsi intorno; in città è raro che un passante, incrociandolo, ti guardi negli occhi o ti rivolga un saluto. Prova a indovinare dove guarda, magari rischiando di sbattere la testa contro un palo? Se tu invece ti trovi a passeggiare per un viottolo di campagna o di paese e incontri un passante, oppure con la bicicletta incroci un altro ciclista, non solo lo saluti - pur non conoscendolo - ma ti fermi pure a fare quattro chiacchiere con lui. La città allontana, il tuo vicino diventa un nemico da evitare. E forse per questo la gente non guarda più chi gli sta vicino.
      Ti saluto

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  4. Qualche post fa scrivevi del poeta e scrittore Vincenzo Cardarelli e in chiusura ti chiedevi:" Chissà come avrebbe raccontato la Roma di oggi, uno come lui che sapeva guardare il mondo con occhi disincantati, standosene seduto da solo al tavolo di un caffè!"

    Non so dove eri seduto ,ma credo che in qualche modo non poi così tanto misterioso, lui abbia voluto scegliere te a farne le sue veci,attraverso una particolare descrizione della Roma di oggi.

    Non hai idea quanto mi renda felice la mia postazione ,mi fa cogliere dettagli che tracimano una bellezza che non si estingue mai,anzi segue la stessa orma!È un modo di fare blogging(forse anche inconsapevole) che davvero non ha eguali e di cui ne vado fiera per tutti coloro che come te ci riescono in modo così naturale e arricchente..

    Buon inizio settimana


    L.

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    1. Confesso che, scrivendo questo post, non pensavo affatto a quello che avrebbe potuto scrivere Cardarelli se si fosse trovato, oggi, seduto al suo solito caffè ad osservare la Roma dei nostri tempi. Intanto lui frequentava i caffè storici quali l'Aragno, il Caffè Greco, e poi la Via Veneto della "dolce vita", luoghi questi che all'epoca costituivano il ritrovo di artisti e intellettuali quali Ungaretti, Flaiano, Moravia, Brancati e tanti altri. Era un'altra Roma, non ancora invasa dal turismo di massa. Chi lo ha conosciuto ricorda il suo affascinante e colto discorrere e certamente, oggi, di fronte a questa Roma "caciarona" io credo che avrebbe dato il meglio di sé, con le sue battute al vetriolo e con le sue parole pungenti: insomma, sentenze senza appello. Ci vorrebbe, ogni tanto, un intellettuale come lui a sferzare un pò questa società dello spettacolo; purtroppo gli intellettuali di oggi sono più impegnati a promuovere se stessi, ad autoincensarsi, che a guardarsi intorno.
      Grazie Linda, per le tue generose parole, e stammi bene.

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    2. Ma no ,sono sempre io a ringraziare te ed ho sorriso leggendo il tuo umile commento in risposta:)

      Il punto è che io ti credo quanto confessi che questo post è nato senza nessun riferimento a Cardarelli...ma una connessione tra te e lui io la percepisco eccome e il riferimento è sottilmente spirituale...ma l'umiltà non ha fatto altro che meglio evidenziarlo:)

      Stammi bene anche tu...


      L.

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    3. Sorrido.... lusingato per la "connessione".
      Ciao L. e buona serata :)

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