Il nome che diamo a un blog non
nasce mai per caso: cerchiamo sempre di sceglierne uno che, in qualche maniera, dica
qualcosa di noi in anteprima. Magari un nome capace di stimolare anche l’immaginazione,
con il suo carico di contenuti simbolici, e far nascere in chi vi si accosta
per la prima volta, curiosità e interesse. E’ una sorta di biglietto da visita.
Il nostro marchio on line.
“Pagine ingiallite”, il nome del
mio blog, racconta tante cose di me, prima ancora di leggere un qualsiasi post.
Se questo spazio in rete lo avessi chiamato “il blog di Pino”, non avrebbe
sortito lo stesso effetto evocativo: sarebbe stato come “il blog di tizio” o il
“blog di caio”... Nomi, quest’ultimi, che non dicono nulla dell’autore che vi
sta dietro. E nulla suggeriscono circa i temi trattati. Naturalmente il
discorso cambia se l’autore del blog è un personaggio famoso: in quel caso
basta nome e cognome, non occorre altro. Beppe Grillo - per esempio – non
avrebbe aggiunto nulla al suo blog se lo avesse chiamato - non so - “il grillo
parlante”. Il nome di un blog sconosciuto è, a prima vista, come il titolo di
un libro che cattura la nostra attenzione e, pur non conoscendo l’autore, ci
spinge a sfogliarlo e a leggere qualche pagina; è come una curiosa e bella
copertina che invoglia ad andare oltre per scoprire ciò che contiene.
“Pagine ingiallite” – il mio
blog - rimanda ad un mondo antico, con i segni che il tempo lascia sui luoghi, sulle cose e sulle persone quale traccia del suo passaggio; racchiude un
mondo poco avvezzo agli eccessi della modernità e della tecnologia che oggi
hanno il predominio e tiranneggiano la nostra esistenza. Allude – il nome del mio
blog - a un sentimento nostalgico che si appropria di ombre e silenzi, e
rifugge le luci troppo accese e violente dell’oggi; racconta della vita ritessuta
secondo comportamenti non omologati; offre una diversa riflessione basata sul
filo della memoria e della malinconia dove aspetti positivi del passato, sopravvissuti
allo scorrere del tempo, diventano ammaestramenti di vita per il presente. Un titolo come “Pagine ingiallite” parla di
solitudine, di cose usate, di serate accanto al focolare, di vecchi muri
imbruniti dal tempo, del silenzioso camminare per un viottolo di paese. E parla
naturalmente di libri. Ma non di quelli con la copertina patinata, i più
venduti e più letti della settimana, ma di vecchi libri dimenticati, ingialliti e consumati dall’uso. Un po' di tempo fa, un amico blogger che scrive su
“Ore a rovescio” (bel nome per un blog, carico di significati…) ha scritto -
commentando un mio post - che io sono una sorta di “archeologo del novecento
letterario” che porta alla luce vecchi reperti cartacei, magari scovati sui
banchetti di qualche mercatino dell’usato, e poi li offre ai lettori con parole
accattivanti, dopo averli ripuliti. E’ una definizione che mi piace assai! Ed è
proprio così, perché la maggior parte dei libri che leggo e di cui scrivo sono
in linea con il nome del blog: libri con le pagine ingiallite, libri di autori morti
e dimenticati, libri abbandonati dagli editori ai quali cerco di dare una
seconda vita, come si fa con il restauro di un mobile antico e pregiato. Affascinato
dalla patina del tempo che avvolge quelle opere e dalla qualità letteraria che ne
determina il valore.
Ti dirò... da lettrice anche se il tuo blog avesse avuto come titolo "il blog di Pino" penso che mi sarei ritrovata ugualmente a seguirti,proprio per una questione di non superficialità.Che poi tu abbia deliberatamente scelto questo titolo,affine al tuo mondo ,non è altro che la dimostrazione esteriore di quell'autenticità interiore.Di nome e di fatto,insomma:).
RispondiEliminaDirei che il tuo amico blogger ci ha preso con la definizione di "archeologo del novecento letterario"...rispolveri sempre "reperti storici", e non solo ,su cui vale davvero la pena soffermarsi ...e noi siam qui a ringraziarti.
Buona serata
L.
Il nome di un blog dovrebbe essere, in primis, molto accattivante proprio per poter attrarre dei visitatori. E’ un punto molto critico, questo, anche se viene spesso sottovalutato. Intanto dovrebbe essere breve, che si possa ricordare facilmente e sia già in grado di evocare qualcosa. Ma, naturalmente, non sempre è così. A volte si sceglie anche un nome che non dice nulla, che non ha nessun significato, un nome di fantasia. Basta girare un po' per la blogosfera per rendersene conto. Ciao L. e buona domenica
EliminaLeggevo e pensavo al mio, di blog: con un nome da far sorridere a primo acchito, ma poi lo vedo anche immerso di malinconia, pensieri, vita vissuta, anche se tanta vita non ce la faccio passare, come pagine ingiallite che tengo per me, e sussulti interiori che rimangono custoditi, come "certe solitudini e silenziose passeggiate". Lontano da un social per quanto in forma di diario.
RispondiEliminaMagari un giorno.
Se il nome del tuo blog, di primo acchito fa sorridere, come tu pensi, il mio senz’altro immalinconisce. Ma è già qualcosa! Pensa se tu lo avessi chiamato il blog di Franco! Anonimia allo stato puro. Semmai avresti potuto giocare con la parola “Battaglia”: un nome che si presta molto bene a uno spirito agguerrito. Ma non mi sembra che tu abbia un temperamento belligerante. Comunque il tuo, di blog, più che far sorridere - caro Franco - sottintende quasi un luogo in cui un viandante deve fermarsi per forza, non può farne a meno, è obbligato a entrare e a leggere. E se non lo fa… non sa cosa si perde. 😊 Ciao Franco
Eliminaconcordo in pieno con le tue parole, in "pagine ingiallite" trovo già il tuo elemento caratterizzante, quel bisogno che la pagina che vuoi leggere abbia subito una sedimentazione che gli abbia fatto perdere attualità, modernità e rumore. C'è odore di bancarelle di libri usati nel titolo del tuo blog e questo mi piace.
RispondiEliminaml
Grazie per l'apprezzamento :)
EliminaBuona serata
Proprio così, Valeria. Grazie e buona giornata a te.
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