giovedì 3 marzo 2022

Pagine ingiallite

 



Il nome che diamo a un blog non nasce mai per caso: cerchiamo sempre di sceglierne uno che, in qualche maniera, dica qualcosa di noi in anteprima. Magari un nome capace di stimolare anche l’immaginazione, con il suo carico di contenuti simbolici, e far nascere in chi vi si accosta per la prima volta, curiosità e interesse. E’ una sorta di biglietto da visita. Il nostro marchio on line.

“Pagine ingiallite”, il nome del mio blog, racconta tante cose di me, prima ancora di leggere un qualsiasi post. Se questo spazio in rete lo avessi chiamato “il blog di Pino”, non avrebbe sortito lo stesso effetto evocativo: sarebbe stato come “il blog di tizio” o il “blog di caio”... Nomi, quest’ultimi, che non dicono nulla dell’autore che vi sta dietro. E nulla suggeriscono circa i temi trattati. Naturalmente il discorso cambia se l’autore del blog è un personaggio famoso: in quel caso basta nome e cognome, non occorre altro. Beppe Grillo - per esempio – non avrebbe aggiunto nulla al suo blog se lo avesse chiamato - non so - “il grillo parlante”. Il nome di un blog sconosciuto è, a prima vista, come il titolo di un libro che cattura la nostra attenzione e, pur non conoscendo l’autore, ci spinge a sfogliarlo e a leggere qualche pagina; è come una curiosa e bella copertina che invoglia ad andare oltre per scoprire ciò che contiene.

“Pagine ingiallite” – il mio blog - rimanda ad un mondo antico, con i segni che il tempo lascia sui luoghi, sulle cose e sulle persone quale traccia del suo passaggio; racchiude un mondo poco avvezzo agli eccessi della modernità e della tecnologia che oggi hanno il predominio e tiranneggiano la nostra esistenza. Allude – il nome del mio blog - a un sentimento nostalgico che si appropria di ombre e silenzi, e rifugge le luci troppo accese e violente dell’oggi; racconta della vita ritessuta secondo comportamenti non omologati; offre una diversa riflessione basata sul filo della memoria e della malinconia dove aspetti positivi del passato, sopravvissuti allo scorrere del tempo, diventano ammaestramenti di vita per il presente.  Un titolo come “Pagine ingiallite” parla di solitudine, di cose usate, di serate accanto al focolare, di vecchi muri imbruniti dal tempo, del silenzioso camminare per un viottolo di paese. E parla naturalmente di libri. Ma non di quelli con la copertina patinata, i più venduti e più letti della settimana, ma di vecchi libri dimenticati, ingialliti e consumati dall’uso. Un po' di tempo fa, un amico blogger che scrive su “Ore a rovescio” (bel nome per un blog, carico di significati…) ha scritto - commentando un mio post - che io sono una sorta di “archeologo del novecento letterario” che porta alla luce vecchi reperti cartacei, magari scovati sui banchetti di qualche mercatino dell’usato, e poi li offre ai lettori con parole accattivanti, dopo averli ripuliti. E’ una definizione che mi piace assai! Ed è proprio così, perché la maggior parte dei libri che leggo e di cui scrivo sono in linea con il nome del blog: libri con le pagine ingiallite, libri di autori morti e dimenticati, libri abbandonati dagli editori ai quali cerco di dare una seconda vita, come si fa con il restauro di un mobile antico e pregiato. Affascinato dalla patina del tempo che avvolge quelle opere e dalla qualità letteraria che ne determina il valore.


7 commenti:

  1. Ti dirò... da lettrice anche se il tuo blog avesse avuto come titolo "il blog di Pino" penso che mi sarei ritrovata ugualmente a seguirti,proprio per una questione di non superficialità.Che poi tu abbia deliberatamente scelto questo titolo,affine al tuo mondo ,non è altro che la dimostrazione esteriore di quell'autenticità interiore.Di nome e di fatto,insomma:).


    Direi che il tuo amico blogger ci ha preso con la definizione di "archeologo del novecento letterario"...rispolveri sempre "reperti storici", e non solo ,su cui vale davvero la pena soffermarsi ...e noi siam qui a ringraziarti.

    Buona serata


    L.

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    1. Il nome di un blog dovrebbe essere, in primis, molto accattivante proprio per poter attrarre dei visitatori. E’ un punto molto critico, questo, anche se viene spesso sottovalutato. Intanto dovrebbe essere breve, che si possa ricordare facilmente e sia già in grado di evocare qualcosa. Ma, naturalmente, non sempre è così. A volte si sceglie anche un nome che non dice nulla, che non ha nessun significato, un nome di fantasia. Basta girare un po' per la blogosfera per rendersene conto. Ciao L. e buona domenica

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  2. Leggevo e pensavo al mio, di blog: con un nome da far sorridere a primo acchito, ma poi lo vedo anche immerso di malinconia, pensieri, vita vissuta, anche se tanta vita non ce la faccio passare, come pagine ingiallite che tengo per me, e sussulti interiori che rimangono custoditi, come "certe solitudini e silenziose passeggiate". Lontano da un social per quanto in forma di diario.
    Magari un giorno.

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    1. Se il nome del tuo blog, di primo acchito fa sorridere, come tu pensi, il mio senz’altro immalinconisce. Ma è già qualcosa! Pensa se tu lo avessi chiamato il blog di Franco! Anonimia allo stato puro. Semmai avresti potuto giocare con la parola “Battaglia”: un nome che si presta molto bene a uno spirito agguerrito. Ma non mi sembra che tu abbia un temperamento belligerante. Comunque il tuo, di blog, più che far sorridere - caro Franco - sottintende quasi un luogo in cui un viandante deve fermarsi per forza, non può farne a meno, è obbligato a entrare e a leggere. E se non lo fa… non sa cosa si perde. 😊 Ciao Franco

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  3. concordo in pieno con le tue parole, in "pagine ingiallite" trovo già il tuo elemento caratterizzante, quel bisogno che la pagina che vuoi leggere abbia subito una sedimentazione che gli abbia fatto perdere attualità, modernità e rumore. C'è odore di bancarelle di libri usati nel titolo del tuo blog e questo mi piace.
    ml

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  4. Proprio così, Valeria. Grazie e buona giornata a te.

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