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martedì 15 marzo 2022

I balconi del millenovecento

 


Non potrei vivere in una casa senza un balcone. Le sole finestre che danno verso l’esterno non mi bastano. In una città come Roma il balcone diventa un vero punto di forza, un ambiente domestico in più per vivere all’aperto. Certo, il mio balcone di Roma non si affaccia sui Fori o su Piazza Navona, né mi offre quel gradevole panorama di cui posso godere standomene seduto sul balconcino al mio paese. Questo è un balcone cittadino, incastonato in un palazzo di periferia accerchiato da altri palazzi, in un contesto abitativo (seppure decoroso e civile) progettato da urbanisti crudeli, dove la bellezza – purtroppo - non trova dimora. Tuttavia questo balcone costituisce, per me, un prezioso rifugio esterno, malgrado non offra un panorama all’altezza. E’ parte del mio vivere quotidiano, riflette il mio amore per le piante e i fiori che lo adornano e che io curo con tanta passione. Luogo di congiunzione tra l’interno della casa e l’esterno, vi trascorro molte ore durante le belle giornate estive, a leggere o a fantasticare altre vedute. Uno spazio dell’anima riparato da una tenda, per pensare e rilassarmi nelle ore di dolce malinconia. “…A noialtri napoletani – dice Eduardo in quel famoso monologo del caffè nella commedia “Questi fantasmi” - toglieteci questo poco di sfogo fuori al balcone…Io, per esempio a tutto rinunzierei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato”.

Il balcone è sempre stato uno spazio magico che ha ispirato gli artisti di ogni epoca, dai pittori ai poeti ai cantanti. Ci sono alcuni dipinti che sono ormai impressi nell’immaginario collettivo. Mi viene da pensare a quel famoso quadro di Manet che si chiama semplicemente “Il balcone”, e poi la “Donna al balcone” di Zandomeneghi o le “Majas al balcone” di Goya. “Dal balcone – canta Franco Battiato - ammiravo il vuoto, che ogni tanto un passante riempiva…”. E il poeta americano Raymond Carver in una sua famosa poesia declama questi versi:

siamo
usciti sul balcone che dominava
il fiume e la città vecchia.
E siamo rimasti lì senza parlare.
Nudi. A osservare il cielo schiarirsi.
Così felici ed emozionati.

L’altro ieri, approfittando della giornata quasi primaverile, ho trascorso un po' di tempo sul mio balcone cittadino, in compagnia delle poesie di Erri De Luca. Dalla sua raccolta “L’ospite incallito” non potevo che sceglierne una:

I balconi del millenovecento

Prima dei telefoni i balconi,
si usciva fuori e si mandava a dire.
Erano lo sfogo della casa,
le ragazze non uscivano a spasso
tranne per la funzione, la domenica.
Però stavano in vista sul balcone,
passava il giovanotto, un fiore conficcato nell'occhiello,
una sbirciata a scippo, l'intesa fulminata,
telegramma spedito con le ciglia.
Al balcone tra i vasi la ragazza dipanava un gomitolo,
ricamava a telaio, fingeva di pungersi con l'ago
per liberare gli occhi messi in giù.
Mia nonna si fidanzò al balcone.
E mia madre, d'estate, dopoguerra,
con altri amici esce sul balcone per il fresco
e un uomo, ventottanni, sedutosi vicino le chiede
di sposare.
Provengo dall'incontro di loro due là fuori, a Mergellina,
col cielo giocoliere del tramonto.
Ma da un altro balcone s'era affacciato pure l'impettito
a dichiarare guerra, sporgendosi rapace e pappagallo
sulla folla ubriaca di se stessa.
Era meglio se usciva alla finestra
e meglio ancora se teneva chiuso, così non si guastava
la storia dei balconi e dell'Italia del millenovecento.

Erri De Luca

10 commenti:

  1. Mi unisco al tributo per i balconi. Grazie per la poesia di Erri De Luca e per aver citato il mio Franco Battiato.

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  2. è un piacere rileggere DeLuca sulle tue pagine, quel suo modo di fare poesia con le cose semplici.
    e hai ragione ora i progettisti tendono a fare case senza balconi come fossero qualcosa di superfluo mentre erano il punto di congiunzione tra il dentro e il fuori.
    massimolegnani

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    1. De Luca è uno straordinario comunicatore che fa poesia anche quando parla. Io lo ascolterei per ore. Peccato che lo si vede poco in televisione, dove invece sguazzano a tutte le ore personaggi davvero mediocri. Relativamente al vivere in città, io penso che quando gli architetti sono chiamati a progettare un quartiere dimenticano che la qualità dell'ambiente in cui l'uomo deve vivere è fondamentale per il suo benessere psico-fisico. Con questo non voglio dire che dovrebbero costruire solo ville palladiane, né penso che una bella architettura sia garante di felicità. Tuttavia, io credo che un piano di urbanizzazione improntato alla bellezza e al rispetto dell'ambiente e della vita umana debba costituire una priorità pubblica, anche al fine di migliorare la qualità della vita delle persone. L'architettura urbana possiede un suo contenuto etico e morale, questo è indubbio, e può avere su di noi un impatto positivo o negativo. Al palazzo in cui abitiamo non chiediamo soltanto che assolva a una certa funzione, ma anche che abbia un aspetto bello a vedersi e contribuisca a migliorare il nostro umore. E - credimi Carlo - quando io vedo certi anonimi e brutti palazzoni che svettano verso il cielo come degli enormi cubi (con balconi o senza balconi), io mi rattristo. Certo, poi di questi tempi c'è anche chi vive sotto un ponte...
      Un caro saluto

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  3. Mentre leggevo questo scritto rivolto ai balconi ho ricordato la loro importanza ad inizio pandemia,mi chiedevo come potesse essere il pensiero di Erri De Luca a riguardo...così mi son imbattuta in questo scritto

    «Una volta ho scritto delle righe dedicate ai balconi del 1900. Erano il biglietto da visita degli appartamenti, esprimevano all’esterno la vita degli abitanti. Panni stesi, vasi con i fiori, con erbe, ortaggi, bambini alle prese con un gioco, qualcuno che usciva per una boccata d’aria, per guardare intorno, per attesa. Dai balconi partivano messaggi a voce tra palazzi, richiami dalla strada, panieri calati per l’acquisto di un venditore ambulante. Lentamente i balconi sono stati chiusi, lasciati vuoti, o accorpati all’interno degli appartamenti tramite vetrate. La moderna architettura li ignora, costruendo parallelepipedi piallati, senza sporgenze. Pare che sia vietato sporgersi. Nella ritirata dei balconi posso misurare la perdita di socialità e la chiusura in se stessi. Alle finestre si sono aggiunte sbarre. Con il confinamento dovuto alla pandemia sono tornati in servizio i balconi, hanno avuto una seconda vita e l’hanno data ai loro abitanti».


    A differenza di quanto è stato espresso da molti ,dove il balcone subiva una strumentalizzazione per esternare una forma di egoismo e individualismo ,De Luca lo percepisce come nuova forma di socialità per raggiungere gli altri e consiglia di sporgersi da questi balconi...insomma si direbbe che “La bellezza è negli occhi di chi guarda”

    Buona giornata


    L.

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    1. Grazie – Linda - per questo tuo bel contributo. Le parole di Erri De Luca sull’importanza dei balconi nell’arredo urbano sembrano adattarsi perfettamente al mio post. Ricordo che quando – molti anni fa – giravo per il quartiere in cui vivo attualmente alla ricerca di un appartamento, ero attratto soprattutto da quelle palazzine di tre/quattro piani (detesto i grattacieli), che presentavano dei balconi spaziosi. Erano per me, come scrive De Luca “il biglietto da visita degli appartamenti, esprimevano all’esterno la vita degli abitanti”. Balconi adornati di fiori e di piante - piuttosto che di vetrate a chiudere armadi, lavatrici e quant’altro - raccontano meglio di qualsiasi altra cosa l’animo di chi li abita. Balconi ordinati e ben tenuti che contribuiscono al miglioramento della qualità di un contesto urbano che, non sempre, è rispettoso dei suoi abitanti, prima ancora del decoro architettonico. Si, è proprio vero: durante la fase più buia della pandemia, i balconi sono stati una vera e propria valvola di sfogo verso l’esterno.
      Ciao e buona giornata a te.

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  4. Il balcone, o meglio ancora, il terrazzo, è anticamera della casa, e anticamera del fuori casa. Un limbo intermedio che unisce le gioie di entrambe le situazioni, le esalta creando un terreno neutro dove sentirsi sia nella confort zone casalinga, che portato all'avventura di un sole che ci bacia o di una pianta da accudire.
    La nostra nuova casa è stata acquistata dopo aver constatato l'esistenza di due terrazzi esposti uno a nord e uno a sud. Imprescindibili.
    Allego una poesia di Wislawa Szymborska, altra poetessa che riesce a rendere il quotidiano assolutamente lirico.

    La mia ombra è come un buffone
    dietro la regina. Quando lei si alza,
    il buffone sulla parete balza
    e sbatte nel soffitto col testone.

    Il che forse a suo modo duole
    nel mondo bidimensionale.
    Forse al buffone non va la mia corte
    e preferirebbe un diverso ruolo.

    La regina si sporge dal balcone
    e dal balcone lui si butta giù.
    Così hanno diviso ogni azione,
    però a uno ne tocca assai di più.

    Si è preso il merlo i gesti liberali,
    il pathos con la sua impudenza
    e tutto ciò per cui non ho la forza
    - corona, scettro, mantello regale.


    Lieve sarò, ah, nell´agitare il braccio,
    ah, lieve nel voltare indietro il capo,
    sire, nell´ora del nostro commiato,
    sire, alla stazione ferroviaria.

    Sire, in quel momento sarà il buffone
    a sdraiarsi sui binari alla stazione.

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    1. Seduti sul terrazzo, tra vasi di ciclamini e gerani, a leggere le poesie di De Luca e della poetessa Szymborska: la felicità - caro Franco - è fatta di piccole cose.
      Grazie per la poesia.

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  5. " Mi sento tanto arrogante quando scopro la mia ermeticità. Se il punto scuro è "il salone grande vista mare" provo a dipanare il filo. Il salone esiste davvero a casa mia a Palermo, esso è tutt'uno con la mia testa e i miei ricordi quindi con i miei testi che ne sono l'immediato riflesso". Scritto più di dieci anni fa e pubblicato sul mio blog, il salone ha un grande balcone, non potrei commentarti meglio. Quindi mi ripeto e...la poesia di Erri De Luca è splendida così come il contributo di Franco.

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    1. Grazie Enzo. Che meraviglia avere un salone con un grande balcone vista mare. "...esso è tutt'uno con la mia testa e i miei ricordi quindi con i miei testi che ne sono l'immediato riflesso..." Bella immagine!
      Ciao Enzo

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