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lunedì 3 gennaio 2022

L'amicizia

 


L’amicizia è un sentimento raro, molto raro. Da qui il suo lato prezioso. Da qui nasce quell’antico proverbio che recita: “chi trova un amico trova un tesoro”. E non è facile trovare un tesoro. Dubito, pertanto, delle dichiarazioni troppo entusiastiche in favore dell’amicizia. Diffido di quelle persone che si beano, allegramente, di avere “tantissimi amici”. Se mi guardo intorno, con un occhio rivolto anche al mio passato, io vedo solo compagni di scuola e di giochi (che non si dimenticano mai), vedo simpatici conoscenti, vedo parenti, vedo ex colleghi di lavoro (la cui compagnia è sempre piacevole): ma non vedo amici, nell’accezione più vera e profonda del termine.

Quante volte abbiamo sentito dire da chi ama la lettura: “i libri sono i miei migliori amici”…oppure, da chi ama gli animali, “il cane è il mio amico più fedele”. Se questo è vero, perché i libri così come i cani ti danno tanto senza chiedere nulla, diventa plausibile anche essere amico di uno strumento musicale, di un albero che l’hai visto crescere, di un oggetto a cui sei affezionato, di una bottiglia di vino. D’altra parte Proust affermava che “avrebbe potuto fare ugualmente amicizia con un divano”. E poi quante volte un genitore si pone nei confronti del figlio come un amico! e alzi la mano chi non ha mai sentito dire: “non esiste migliore amico di me stesso”. Tutto ciò, a riprova di quanto possa essere ampio o limitato il valore che si attribuisce alle amicizie. Insomma, tra malintesi, confusioni e interpretazioni sbagliate, tra appropriazioni indebite di un sentimento e differenze di punti di vista: l’amicizia è una delle parole più abusate, che sta in bocca a tutti e da tutti viene maltrattata. Diciamo di avere tanti amici, quando invece ci troviamo di fronte a persone che troviamo solo simpatiche, e con le quali ci piace trascorrere una serata in pizzeria. Certo, può essere una forma di amicizia anche questa – se proprio non vogliamo chiamarla compagnia - ma dobbiamo riconoscere che nella maggior parte dei casi si parla di amicizia laddove non ci sono che relazioni legate da interessi reciproci, superficiali, poco profonde, senza conseguenze emotive. E che dire, poi, dell’amicizia virtuale che nasce sui social! Si “chiede l’amicizia” su facebook, e il bello è che ti può essere concessa ma anche revocata, come se questo sentimento fosse un adempimento burocratico, o si potesse comprare. Una vera aberrazione.

Ci sono stati, nel corso dei secoli, coppie di amici che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della letteratura, e non solo, legate da una profonda amicizia fondata sulla lealtà e sulla generosità: mi vengono in mente Eurialo e Niso, Patroclo e Achille, Narciso e Boccadoro, fino ad arrivare ai giorni nostri con Falcone e Borsellino. Sono esempi di amicizia, questi, che ci offrono interessanti spunti di riflessione su un sentimento ormai svalutato e banalizzato. A questi esempi vorrei ora aggiungere una bella e reale storia di amicizia raccontata dallo scrittore e psichiatra viareggino Mario Tobino - “medico dei matti” come amava definirsi - nel suo romanzo autobiografico “Tre amici”

Tobino è stato uno scrittore atipico della letteratura del ‘900, la cui scrittura si muove sempre tra vicende di guerra e di follia, toccando aspetti autobiografici, attraverso uno scavo psicologico molto profondo. Qualche sera fa Rai 5, uno dei pochi canali che si occupa davvero di cultura, gli ha dedicato - a trent’anni dalla sua morte - una interessante trasmissione proponendo il suo percorso di vita attraverso le sue opere e la sua attività di medico nell’ospedale psichiatrico di Maggiano (LU). E tra le sue opere, “Tre amici” occupa un posto di rilievo perché narra le vicende umane e professionali dell’autore e dei suoi due amici fraterni Mario Pasi e Aldo Cucchi (nel libro assumono i nomi di Campi e Turri), i quali si incontrano all’Università di Bologna dove studiano medicina. Li unisce lo studio, la passione politica, il desiderio di costruire un mondo migliore. Lo sfondo è quello degli anni ’30: la guerra, il Fascismo, la militanza nella Resistenza. I tre protagonisti non hanno bisogno di sbandierare ai quattro venti la loro fraterna amicizia e il libro inizia proprio con queste parole: “Non ci dicemmo mai che eravamo amici. Figuriamoci il Campi se pronunciava la parola amicizia! Vi avrebbe potuto scorgere una svenevolezza…Anch’io e Turri mai pronunciammo: siamo amici. Ci chiamavamo con i nostri nomi, ecco tutto. Quel che era infisso nel cuore non doveva trasparire”. Erano legati da un rapporto di amicizia fraterno e inscindibile che andava oltre il semplice affetto, più forte delle avversità della vita e degli anni della guerra. Più forte della morte. 

La voce narrante è quella di Alfeo Ottaviani, l’alter ego di Tobino: “Ora, mentre scrivo, trascorsi più di quaranta anni, mi pare eccezionale la nostra amicizia, incapace io a descriverla, noi tre, che non ci siamo comunicati mai nessun sentimento, mai un’effusione…Ora sono rimasto solo. Non mi rimane che ricordarli, tentare qualche loro tratto, inseguire a lampi, affacciarmi sopra le loro ombre, sperando che la storia risorga…Era la nostra amicizia così profonda, talmente insieme avevamo collaborato ai nostri sogni che, se anche non ci si vedeva, non ci si frequentava, il nostro colloquio procedeva, sapevamo tutto quel che ci passava nel cuore e nella mente…”.

Un libro dal sapore dolce amaro, delicato, a tratti malinconico e poetico. “…quel che ci univa, il tizzone che bruciava Turri, Campi e me, era la politica, questa la nostra croce, infissa nel cuore, Il nostro segreto era quello, tre croci uguali, quasi per noi tempo di catacombe, avessimo frequentato Gesù…Io sono qui a tentare di tradurli con le parole…”


7 commenti:

  1. Interessante riflessione, sull'onda della lettura di Tobino. L'amicizia è sottile. Nell'amore puoi preparati meglio ad un tradimento, ad una sconfitta, ad una fine. Forse perché esiste una letteratura infinita e casistiche incredibili. In amicizia, quando vieni tradito, rimangono ferite aperte. Quando ti doni in amicizia, sei davvero te. Non ci sono palpitazioni, cuori impazziti, alti e bassi da montagne russe. C'è spesso solo consapevolezza, stima, affetto vero, ammirazione. Restarci male in amicizia è una botta che non auguro a nessuno.

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    1. Si, l'amore è un sentimento ballerino: oggi c'è, domani non c'è più. Altra cosa è l'amicizia, e quella vera, profonda, disinteressata non ammette cedimenti. E per questo è un sentimento raro, anche se per noi sono tutti amici.

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  2. Io i rapporti di conoscenza e di compagnia non li considero affatto amicizia e son d’accordo con te quando affermi che la parola amicizia viene abusata, eccessivamente direi come l’espressione “ti amo”. Io ritengo che l’amicizia sia un tipo di amore, un amore fraterno e sincero in cui si mette a nudo la nostra anima, ma non il nostro corpo. Credo che l’anima gemella sia un amico piuttosto che un partner, l’amico è un alter ego. Nel partner invece si cerca anche qualcosa di diverso da noi, qualcosa che non abbiamo. Non so se sono stata chiara. Spero di non aver semplificato troppo, anche perché l’argomento oltre che interessante è complesso.

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    1. Ciao Caterina, sei stata chiarissima. E sono d'accordo con te. Un saluto

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  3. Immancabile come sempre un tuo bellissimo aggancio al passato che porta ad avvicinare un lettore anche meno esperto a quella che fu la letteratura del 900, attraverso lo scrittore Mario Tobino e l'esempio di accostamento "amicizia" che è emersa.


    Dal mio punto di vista l'amicizia vera è proprio quella che ha un affinità elettiva e di condivisione degli stessi principi morali tra persone che antepongono un importanza rilevante e di carattere profondamente spirituale.Credo che questo genere di amicizia , se così posso dire, sia destinata ad un per sempre esattamente come il vero amore.

    Non a caso ho notato nel corso degli anni che anche il termine "amore" come l'amicizia viene spesso abusato e maltrattato...come riporti te nel post.

    Credo che manchi di fondo la consapevolezza al "disinteressato" per non riuscire a cogliere la vera essenza di questi due termini apparentemente diversi nella composizione letterale , ma straordinariamente fusi nel loro significato piú elevato.

    Concludo in riferimento anche al tuo precedente post...l'inconsapevolezza al "disinteressato" non conosce " necessità al cambiamento" per spazzare via quel superfluo e quella nube tossica di cui responsabilmente se ne fa parte senza poter scorgere la bellezza della semplicità nelle piccole cose e quindi anche in quei meravigliosi rapporti amicizia ...amore


    Grazie per gli auguri di buon anno che ricambio :)


    L.

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    1. Essere amici significa essenzialmente condividere interessi e passioni, significa avere delle affinità elettive e spirituali, come dici giustamente tu. Si potrebbe dire che scegliamo come amico/a chi ci somiglia, chi la pensa come noi, l'altro se stesso sognato. La nostra immagine riflessa in uno specchio. Quindi lo sguardo dell'amico dovrebbe riconsegnarci la nostra stessa immagine. Naturalmente tutto ciò non basta se questo nostro amico non ci ama per come siamo, senza giudicarci né tentare di cambiarci. E' uno stato di piacere e di serenità, senza interessi e fini secondari. Il vero amico non ti tradisce mai ed è presente soprattutto nelle avversità della vita. Ed è per questo che l'amicizia è un sentimento raro.

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    2. Ciao L., mi è sfuggito il commento senza salutarti :)

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