Ci sono alcune parole che non riesco proprio a digerirle, mi provocano una sorta di reazione allergica ogni volta che le sento pronunciare. Sono tutte quelle parole che hanno la desinenza “one” e determinano un ambiguo accrescitivo. Due di queste, in particolare, si presentano immancabilmente alla fine di ogni anno solare, e non esiste pandemia in grado di liberarcene: cenone e veglione. Le due parole vivono in stretta correlazione, direi quasi in simbiosi, e l’una non può esistere senza l’altra. Con chi fai il cenone? Ti senti chiedere il 31 dicembre di ogni anno. E il veglione? Se gli rispondi che l’ultimo giorno dell’anno hai l’abitudine di fare una cena normale, morigerata come sempre, senza abbuffarti perché non ne vedi la ragione; se gli fai capire – pacatamente - che durante le feste di fine anno vorresti fuggire su una montagna e nasconderti in un eremo, lontano dalle cataste di panettoni, dai regali e dal profluvio di luminarie intermittenti, ti guardano male. Il disprezzo nei tuoi confronti, poi, è palese sui loro volti se vengono a sapere che non aspetti nemmeno la mezzanotte, per il brindisi finale davanti al televisore, e te ne vai a dormire alla tua solita ora, incurante dei botti e della festa che incalza. Si, perché il cenone e il veglione casalingo procedono di pari passo con il cenone e il veglione televisivo. Assistiamo, in quest’ultimo caso, ad un tripudio di urla, balli sfrenati, risate sgangherate e contentezza prorompente da parte di un cast composto da tutte le mezze figure del video nazionale, condotto dal solito presentatore di turno, che invita contemporaneamente, spettatori a casa e attori e pubblico televisivi, a tenere d’occhio il grande orologio che campeggia in sala. Mancano ancora 3 ore…mancano ancora 2 ore – urla eccitato il grande cerimoniere - e così di seguito fino al fatidico conto finale, meno tre…meno due… quando cresce l’esaltazione collettiva e scoppia la felicità. Baci, abbracci, spari, gioia incontenibile: è arrivato il nuovo anno. Un clima, questo, che evoca il crollo dell’impero romano prima dell’arrivo dei barbari a porre fine, pietosamente, alla lancinante agonia di una civiltà.
Speriamo che l'anno che verrà sia migliore!
Sarà differente! Niente baci e niente abbracci!! 😁..e auguri per un anno ..diverso .🍀🥂🎊🎉
RispondiEliminaBuon anno anche a te. Dobbiamo però ricordarci - caro Franco - che l'anno che verrà sarà buono o cattivo a seconda dei nostri comportamenti, delle nostre abitudini, della nostra filosofia di vita. Il cambiamento non è più una speranza ma una necessità. La pandemia che si è abbattuta su di noi non è una punizione divina, ma la conseguenza di un modo scriteriato di vivere. Se non comprendiamo questo ci aspettano giorni forse peggiori e non bastano gli auguri, i cenoni e i veglioni e i botti per allontanare le tragedie e sperare in un anno migliore. Come scrivi tu nel tuo post di fine anno "immaginiamo sempre un mondo gioioso" ma facciamo poco o niente per renderlo tale.
EliminaUn caro saluto
A me è mancato molto ballare a capodanno!
RispondiEliminaA me, no! Io non ballo mai, né a natale né a capodanno :)
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