Capri: non puoi vederla se non
l’hai sognata prima
Da Norman Douglas a Thomas Mann,
da Edwin Cerio a Tommaso Marinetti, da Curzio Malaparte a Pablo Neruda,
passando per Alberto Savinio, Alberto Moravia, Elsa Morante…: esistono luoghi
che sono diventati celebri nel mondo per la fama dei personaggi illustri che li
hanno frequentati e celebrati, prima ancora che per la loro bellezza. Capri è
certamente il principe di questi luoghi. E tra i suoi frequentatori abituali - a
cavallo degli anni 50/60 del secolo scorso - c’era anche lo scrittore Raffaele
La Capria il quale, quando aveva solo 65 anni – oggi ne ha la bellezza di 99 - “per
ritornare là dove si è stati giovani” decise di comprare una casetta di
contadini nella campagna sotto il Monte Solaro, tra le viti e gli ulivi
digradanti a terrazze, raggiungibile solo scalando ben 150 scalini. Con quel
suo trasferimento sull’isola il grande letterato napoletano voleva scrivere un
libro su Capri, sullo spirito di quel luogo; finì per scrivere un libro sul suo
ritorno nell’isola delle Sirene, quando il canto delle sirene non lo incantava
più: “Capri e non più Capri”, questo il titolo, pubblicato da Mondadori
nel 1991, libro molto bello scovato sul banchetto di un mercatino dell’usato. Me
lo sono goduto questa estate, seduto sul terrazzino della mia casetta nel
Cilento, da cui si scorge in lontananza propria quella sagoma inconfondibile
dell’isola di Capri.
Nei libri di Raffaele La Capria – scrittore che io amo - aleggia sempre un filo sottile di malinconia che a me piace. E’ una malinconia creativa tendente all’introspezione, alla riflessione, alla nostalgia, sentimenti questi nobilitati soprattutto dagli artisti romantici e decadenti dell’Ottocento. Leggo nel libro: “E così qui sono a Capri e non-più-Capri, il malessere continuo che mi prende è dovuto proprio a questa sensazione che tutto è non-più, ed è perduto giorno dopo giorno inesorabilmente. La vacanza è il momento che meglio si presta a percepire questo fatto, perché nella vacanza si ha tutto il tempo a disposizione per contemplare la vacanza di ogni cosa, e nessuna occupazione quotidiana ci distrae da questa osservazione del mondo e di tutto ciò che va nell’universo alla deriva”.
Lo scrittore
partenopeo, ritornato dopo trent’anni di assenza, non riconosce più la Capri
della sua giovinezza dove nacque “il mito della natura abitata dagli dèi”,
dove il paesaggio era il riflesso del suo stato d’animo, dove l’acqua era
sempre più trasparente. La piazzetta, quel famoso salotto del mondo, simbolo
stesso dell’isola dove si andava per guardare e farsi guardare, un tempo centro
di raffinata mondanità cosmopolita, appare irriconoscibile agli occhi dello
scrittore, l’immagine della più becera società dei consumi. Ma è proprio nei
luoghi più belli della terra che meglio si percepisce il degrado che avanza,
quel “cammino verso il disordine” che modifica e condiziona l’uomo nell’anima
e nel corpo, profanando i paesaggi più belli. E’ il rapporto dell’uomo con la
natura che è cambiato e “non è più spensierato”, è il sentimento nei
confronti dell’isola che non è più quello di una volta, ed è a Capri che lo
scrittore se ne accorge meglio che altrove. “E’ un sentimento – scrive La
Capria – che nasce da un’esperienza traumatica fatta da quelli della mia
generazione, e solo da loro, in tutta la storia dell’umanità. Solo noi abbiamo
vissuto, nel breve arco di una vita, il tempo in cui la Natura (il mare, il
cielo, la terra) era la stessa che è sempre stata per millenni, e il tempo in
cui non è più quella, ed è malata, sofferente, disanimata come il fondo del
mare. E come si fa allora a godere a cuor leggero della sua bellezza, come si
fa ad ammirare un panorama o un bel paesaggio?” E’ un grido di dolore,
questo, che fa riflettere e che dobbiamo fare nostro se vogliamo salvare i
luoghi più belli della Terra.
Sono un procidano nell'animo. Da sempre diffidente verso le sorelle fortunate, Ischia con l'acqua termale, Capri con le sue perle naturali. Un po' la sorellastra bistrattata, Procida. Conosciuta per caso (ci ho lavorato, prima non sapevo forse neanche esistesse), innamorandosene profondamente.
RispondiEliminaForse per questo leggo sempre prevenuto quando si parla di Ischia e Capri, anche se resta meravigliosa la vista dal tuo balconcino cilentano..
Procida è un’isola più appartata e raccolta, forse ancora poco frequentata, per la gioia di chi ama il silenzio e mal sopporta le masse. Mi saltò subito agli occhi, quando vi arrivai la prima volta, che l’isola vive nel ricordo di quel famoso film che vi fu girato, “Il postino” con l’indimenticabile interpretazione di Massimo Troisi: la sua immagine malinconica è presente un po’ ovunque, nelle piazze come nei locali pubblici. E poi è l’isola dove Elsa Morante ambientò il suo romanzo “L’sola di Arturo”, il cui protagonista così la descrive “ la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste tra grandi scogliere. (…) Attorno al porto, le vie sono tutti vicoli senza sole, fra le case rustiche e antiche di secoli, che appaiono severe e tristi, sebbene tinte di bei colori di conchiglia, rosa e cinereo. Sui davanzali delle finestruole, strette quasi come feritoie, si vede qualche volta una pianta di garofano, coltivata in un barattolo di latta; oppure una gabbietta che si direbbe adatta per un grillo, e rinchiude una tortora catturata (…) Mai, neppure nella buona stagione, le nostre spiagge solitarie conoscono il chiasso dei bagnanti che, da Napoli e da tutte le città, e da tutte le parti del mondo, vanno ad affollare le altre spiagge dei dintorni. E se per caso uno straniero scende a Procida, si meraviglia di non trovarvi quella vita promiscua e allegra, feste e conversazioni per le strade, e canti, e suoni di chitarre e mandolini, per cui la regione di Napoli è conosciuta su tutta la terra”.
EliminaSi, dici bene, Ischia e Capri sono le due sorelle più fortunate, quelle più ricche: ma a noi piacciono i luoghi meno battuti, meno famosi, quelli più rustici e genuini. 😊
P.S. Il "balconcino cilentano" mi piace assai
*innamorandomene. Il cellulare non perdona nulla! 😁
RispondiEliminaSi crede più intelligente di chi l'ha inventato :)
Eliminahttps://francobattaglia.blogspot.com/2018/06/procida-lisola-paziente.html
Elimina"C’è una piazzetta appena accennata
come t’inerpichi per l’isola,
accorda le eco della marina
che vanno ad arruffarsi nell'acciottolato
e ne pettina le armonie,
disincaglia i toni dismessi
e rispedisce al mare
- imbevuto di brezza -
un suono di silenzio che fissa ogni tremore
e scolpisce le vene.
Mi siedo ancora qui stasera.
A farmi spiare dai viottoli."
Davvero belli questi tuoi versi. Grazie Franco
EliminaOh
RispondiEliminaBoh!
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