Se i personaggi descritti da
Italo Svevo nei suoi romanzi – di cui ho parlato nel mio post precedente – si
sentivano inadatti a relazionarsi con gli altri, erano degli inetti e si
lasciavano vivere in maniera abulica, quelli che popolano la narrativa di Piero
Chiara - lo scrittore di Luino, in provincia di Varese, morto oltre trent’anni
fa – hanno innato il gusto del vivere e la vita se la prendono a piene mani e
se la godono. E’ uno scrittore forse un po' dimenticato, Piero Chiara, che
racconta in tutte le sue opere la provincia lombarda affacciata sulle rive del
lago Maggiore. “La stanza del vescovo”, il cui sottotitolo recita che è “un
romanzo drammatico e dolce come il lago sul quale si intreccia”, ne è la
testimonianza più significativa e gustosa.
Ci troviamo nei mesi
immediatamente successivi alla fine del secondo conflitto mondiale. Il
protagonista, voce narrante del libro e probabilmente alter ego dello scrittore,
è un giovane sui trent’anni, libero e agiato, che se ne va a zonzo con la sua
grossa barca a vela da un porto all’altro sul lago Maggiore e, ogni tanto, fa
ritorno nel porto base – Luino - dove ha casa. Da quando è tornato dalla
Svizzera, dove ha vissuto per due anni come internato, il nostro eroe sembra
quasi voler recuperare con la “bella vita” il tempo perduto durante la guerra. Una
sera, mentre ormeggia la sua imbarcazione nel porticciolo di Oggebbio, si
imbatte in un signore di mezza età, “di una certa raffinatezza”, che attacca
subito bottone e poi, senza pensarci più di tanto, lo invita nella sua villa
immersa in un parco rigoglioso dove vive con la moglie, dispotica e molto più
anziana di lui, la giovane e bella cognata, vedova, e tre fedeli servitori. Si
chiama Temistocle Mario Orimbelli che aveva partecipato alla guerra d’Africa e che “aveva imparato a prendere quello
che la vita volta a volta gli offriva”. I due personaggi, che non hanno un
lavoro ben definito, si piacciono all'istante, la loro intesa si consolida immediatamente,
tant’è che scoprono di avere una somiglianza di fondo che li porta a vivere una
nuova giovinezza “profittando dell’età ancora fresca e di un certo vigore
del corpo”. Accaniti seduttori, sempre alla ricerca di qualche gonnella da conquistare,
la barca diventa la loro alcova, il centro nevralgico della loro vita
quotidiana, compagna inseparabile delle loro scorribande passionali sul “grande
lago”.
Un racconto davvero godibile che
Chiara dipinge - attraverso una scrittura velata di arguzia ed ironia - con
estrema raffinatezza psicologica e piacevole malizia, come solo gli scrittori
di razza sanno fare. Senza mai indulgere in banalità e tantomeno in volgarità, l’autore
ci fa assistere ai rituali seduttivi di questi due briosi “dongiovanni” da una
sponda all’altra del lago, lago che diventa parte integrante della narrazione,
con i suoi innumerevoli meravigliosi paesi lungo le rive quali Locarno, Stresa,
Arona, Ascona, Cannobio, Laveno, Pallanza…; con le sue ville affacciate sull’acqua
e circondate da splendidi parchi. Per renderci, infine, partecipi di quel
pericoloso gioco dei sentimenti cavalcato dai protagonisti che “nasconde
sempre un dramma, lo prepara, quasi lo alleva tra allegre divagazioni e
spensierate ebbrezze”.
Chiara è una piacevole lettura di quell'ambiente particolare che è la provincia lacustre.
RispondiEliminai suoi romanzi mi hanno fatto compagnia per anni. una volta l'ho pure ascoltato alla presentazione di un suo libro: persona garbata, arguta, che non si dava arie da grande scrittore intellettuale.
quando nelle mie scorribande ciclistiche passo davanti ai resti del castello di Cannero che emergono dal lago, penso alla Stanza del vescovo che aveva ambientato proprio lì.
massimolegnani
Si, il castello di Cannero, menzionato nel libro. Tu ne sai qualcosa di quei luoghi che si affacciano sul lago. Certo, le tue "scorribande ciclistiche" lungo il lago non hanno nulla a che vedere con le scorribande erotiche di Orimbelli...perdonami per questa battuta! :) Ciao Carlo, un sorriso
Eliminaeheh, purtroppo no :)
Elimina😊
EliminaNon ho letto il libro, però ho visto il film con Tognazzi e Ornella Muti. Se non sbaglio, all'epoca, Piero Chiara non rimase molto soddisfatto della rappresentazione, giudicata volgare in alcune particolari scene. Erano gli anni settanta, oggi forse lo scrittore lo avrebbe giudicato in maniera diversa. Ciao
RispondiEliminaFrancesco
Ciao Francesco. Io, invece, il film non l'ho visto e non posso giudicarlo. Ti assicuro, però, che nel libro non c'è traccia di volgarità e non trova alcuno spazio quella facile pruderie e quel gusto licenzioso che qualcuno potrebbe aspettarsi. Se Chiara l'ha giudicato così, avrà avuto le sue buone ragioni. Certe scene - che in un libro vengono descritte in maniera elegante da un grande scrittore - riportate sullo schermo le stesse possono facilmente sconfinare nella pornografia.
Eliminae sai che di quel film conosco la villa in cui è stato girato?
EliminaBelle quelle ville che si affacciano sul lago. Un saluto
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