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lunedì 12 aprile 2021

Il telefono cellulare? Uno strumento maleducato

 


Qualcuno ha detto che non avere uno smartphone, oggi, sia uno status simbol, così come lo era, qualche anno fa, quando solo poche persone potevano permettersi un telefono cellulare; qualcun altro, ancora più zuzzerellone, ha aggiunto che un soggetto così raro, praticamente in via di estinzione, andrebbe tutelato dal WWF come categoria protetta. Insomma, sembrerebbe che il sottoscritto - non essendo smartphonizzato come i circa 6 miliardi di esseri umani che hanno accesso alla telefonia mobile – sia una sorta di privilegiato. Sinceramente non aspiravo a tanto!

Ora io vorrei rivolgermi a chi si trovi a passare per caso da queste parti, naturalmente munito di cellulare di ordinanza. Immaginiamo di trovarci a chiacchierare gradevolmente su una terrazza a picco sul mare, davanti ad un gustoso piatto fumante di spaghetti alle vongole veraci. Il panorama è splendido, la giornata è meravigliosa, l’intesa relazionale è perfetta, la cucina è ottima. Improvvisamente irrompe tra di noi, come un temporale a ciel sereno rovinando quella piacevole atmosfera che si era creata, un disturbatore abituale, un molestatore tecnologico, l’oggetto più desiderato e – diciamocelo – più maleducato e invasivo che sia mai stato inventato: il tuo cellulare, in bella mostra sulla tavola imbandita. Ti sta annunciando, con fasci di luci colorate e una strana musichetta (stavo per scrivere uno squillo…ma io sono rimasto all’antico), che c’è un ospite per te che io non avevo invitato, con tanto di nome e provenienza e fotografia che appare sul display. Tu – caro amico/a - hai solo due possibilità, visto che la terza (spegnere il cellulare a tavola) non l’hai presa in considerazione: rispondere in mia presenza, oppure, se proprio non vuoi deliziarmi con la tua telefonata, allontanarti momentaneamente, lasciandomi solo al tavolo come un fesso. Una cosa rara, quest’ultima opzione, perché al cellulare si parla con chi sta lontano, ma con un occhio sempre rivolto a chi sta vicino, affinchè possa ascoltare. In entrambi i casi – spiace dirtelo - adotti comunque un comportamento scorretto: primo, perché interrompendo la nostra amabile conversazione dai preferenza a quell’altro (è come non rispettare la fila), e poi - la cosa più grave - lasci che il piatto di spaghetti alle vongole si raffreddi miseramente. E per fare cosa? Dare retta a uno scocciatore (come lo chiameresti, tu, uno che ti chiama senza nessun motivo all’ora di pranzo?), il quale anziché dire “pronto” (come si diceva una volta), ti domanda senza vergogna dove stai (lo vedi che ti tallonano e ti spiano?) e poi, dulcis in fundo, ti attacca un pippone sul perché la Roma ha perso il derby con la Lazio. Alla fine della lunga e noiosa telefonata (i miei spaghetti alle vongole me li sono gustati da solo…i tuoi li puoi ormai buttare), mi dici rattristato e deluso: “non se ne può più con questi cellulari…beato te che non ce l’hai”. Ora, perdonami, ma mi verrebbe da dire: a te l’ha prescritto per caso il medico, sto benedetto cellulare? E mi chiedo e ti chiedo: è maleducato lo strumento, oppure lo strumento ha reso maleducato chi lo possiede e lo utilizza?


19 commenti:

  1. Un modo simpatico e ironico per affermare un principio che è quello di spegnere i telefonini a tavola, mentre si mangia. Sono d'accordo con te anche se io spesso mi dimentico di farlo. Ciao
    Francesco

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    1. Il cellulare non andrebbe spento solo a tavola, ma in tanti altri posti. Sui mezzi pubblici, per esempio, e in tutti i locali aperti al pubblico. Un pò di riservatezza non guasterebbe. Ciao Francesco

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  2. No. Vado forse controcorrente. Non sono mai gli strumenti maleducati. Ma chi li utilizza e se ne schiavizza a sproposito. Chi chiama all'ora di pranzo o di cena, ad esempio, e senza neanche chiedere per prima cosa se sta disturbando. Telefoni e cellulari sono di grandissima utilità, basta non farsi prevaricare dalla loro presenza e dal loro utilizzo.
    p.s. se ti chiamo mentre ti appresti ad un caldo e succulente spaghetto alle vongole, e parli con me anche solo cinque minuti rendendo quella prelibatezza immangiabile. E' davvero colpa del cellulare, o di chi ha chiamato, o non è forse solo tua? ;)

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    1. Il mio post è provocatorio. Diciamo che li rendiamo noi maleducati. gli strumenti. Io penso, comunque, che quando esisteva solo il telefono fisso di casa, c'era maggiore attenzione nel telefonare, si sceglievano ore più appropriate, nessuna alzava la cornetta per dire scemenze. Oggi non è più così, pensiamo di essere autorizzati a farlo in qualsiasi momento del giorno e della notte, perchè lo strumento ce lo portiamo appresso come una protesi. E se non rispondi, ti devi giustificare. E' venuta meno l'educazione ed è scomparsa l'attesa.
      Si, è colpa mia se gli spaghetti sono diventati immangiabili: non dovevo proprio risponderti, e così impari di chiamare all'ora di pranzo! :)

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  3. simpatico il tuo post dal sapore donchisciottesco.
    premesso che posseggo un vecchio cellulare di quelli adibiti esclusivamente a telefono senza filo, è evidente che lo smartphone è di per sè una tentazione con le sue molteplici funzioni, ma è altrettanto evidente che è l'uomo che ne fa un uso smodato e maleducato. Basterebbe per quell'ora che si sta a tavola tacitarlo e girarlo a faccia in giù. Ma per parecchi questo è assolutamente impensabile.
    massimolegnani

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    1. Quel "sapore donchisciottesco" che scorgi nel mio post mi piace assai. E poi, Don Chisciotte, è un personaggio molto simpatico che viveva nel suo mondo immaginario e combatteva le sue battaglie, perdendole tutte. Era un perdente, come me :).
      Non avevo dubbi sulla qualità del tuo cellulare...ma io sono rimasto ai segnali di fumo. Qualora decidessi di comprarne uno, anch'io mi affiderei ad un semplice strumento di telefonia mobile...ma se non mi affretto non credo proprio di trovarne sul mercato. Un saluto

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  4. Ammetterne la dipendenza è il problema più grave dal mio punto di vista!

    E per capire da cosa nasce questa dipendenza anche studiandone il fenomeno su più livelli ,in un certo senso lo diventi,dipendente, nel suo paradosso.

    Bene, non è poi una scoperta sapere che la dipendenza è sempre una forma di eccesso ...ma se correlata ad un altro eccesso in mancanza di qualcosa.?Sia chiaro che il mio non vuole essere in nessun modo una strategia per avallare un comportamento alterato.

    Mi dico, ma davvero siamo così soli per ridurci a questo e perdere perfino il contatto con una realtà evidente da cui spesso rifuggiamo ? Perche' di episodi come questi descritti nel post ne vedo ovunque!


    Come no anche io nel mio esserci in rete da anni ,scrivendo e leggendo tantissimo ne ammetto questa dipendenza anche se ho dietro e dentro una motivazione che smaschera il mio movente e quale se non una sfacciata ammissione di DIPENDENZA!!.Volutamente scritto in grande perché la tecnologia con tutte le sue potenzialità è entrata nella mente di tutti come una sorta di palliativo per sostituirsi alla vita...era ed è quello che Noi però abbiamo scelto soprattutto quando bisogna "velocizzare" il tempo per aumentarne la produzione questo ad un livello economico ma sotto un profilo umano non è forse la stessa cosa?Se subentra il senso di sacrificio,di dolore di affanni quotidiani meglio soccomberli con questo aggeggio in mano pronto a risolvere tutto a comando senza impegnarsi più in quell'idea del viaggio e del fermarsi ...ma correre...correre in velocità per raggiungere mete che in pochi attimi ne diventano altre ,affamati di un qualcosa di cui non si diventerà mai sazi...e la parte spirituale che rimane in attesa di un rientro e di questa grande inconsapevolezza!

    La mia DIPENDENZA è l'amore ...ed è l'accezione migliore non solo in parole ,ma in fatti .Da diversi e lunghi anni sono stata sempre ed unicamente motivata in questo grande scopo ,capire cosa anteponiamo ,mentre in tanti blog si contentano al Chi anteporre!Se stessi?il cattolico?L'ateo?L'anonimo?Il blogger? Salvini?...quanto tempo che sottraiamo all'importanza della nostra esistenza spostandola su una sostituzione e velocizzazione che radiograficamente ci tiene in pugno ,in quella borsetta,su quel tavolo ,tra gli amici ,a scuola ,e perfino in bagno per qualcuno.Assurdo!


    Grazie Pino ...come sempre!


    L.

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    1. La tua riflessione/confessione è di rara bellezza, cara L. Grazie davvero. La crisi dei rapporti umani disvela in maniera emblematica il legame ossessivo che esiste, oggi, tra l'uomo e il suo telefonino, un piccolo oggetto che si tiene sul palmo di una mano e racchiude il mondo. Anzi: è il mondo che ci portiamo dietro ovunque andiamo. E ammettere la propria dipendenza da questo mondo in cui si resta ingabbiati, credo sia una cosa difficile e dolorosa. E' come ammettere la propria sconfitta. Il proprio fallimento. Chi lo fa, chi riconosce pubblicamente di stare troppe ore sui social o di usare in maniera eccessiva e sconsiderata il cellulare, dimostra di essere una persona intelligente, che non bara. E' come chiedere scusa quando si ritiene di avere sbagliato o di aver fatto un torto a qualcuno. Ma quante persone ammettono questa loro dipendenza? Se tutti fossimo capaci di riconoscere i nostri errori, diciamo pure le nostre perversioni, avremmo una marcia in più per uscirne. Basta parlare di queste problematiche con chiunque: la maggior parte delle persone dice di usare questi strumenti con moderazione. E' come chiedere a un fumatore chi è il maleducato che butta le cicche per strada: sono sempre gli altri. Ma tra gli altri ci siamo pure noi e questo è difficile da ammettere. Se non esiste consapevolezza delle nostre azioni, se non facciamo mai un esame di coscienza, non ci sarà mai uno spiraglio di redenzione, perchè pur sbagliando saremo sempre convinti di stare dalla parte giusta. E quindi di usare la tecnologia in maniera corretta. La tecnologia, con tutte le sue innumerevoli, straordinarie invenzioni deve ritornare dentro un senso, una dimensione più umana e non essere solo una distrazione di massa che avvilisce e ci rende succubi e schiavi dei suoi strumenti.
      Ciao e buona serata.

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    2. Ammetto di soffrirne quando ad esempio anche entrando in uno studio medico pronunci un buongiorno timido quasi ad essere più imbarazzata tu di scomodare facce assorbite e piegate su questo oggetto .Anzi oggi con le regole anticovid,e non potendo entrare più di tre persone in quella sala di attesa ,sulle scalinate si è "costretti" a scambiarsi qualche parola.Un osservazione che facevo un po di giorni fa ,sul recepire un dialogo nella costrizione delle restrizioni e non so quanto tutto questo possa influire nel disintossicarsene rendendoci consapevoli di una comunicazione fisica desueta e sostituita a colpi di polpastrelli .


      Visto che viviamo di statistiche perfino di quanto tempo trascorriamo in bagno se ne facessimo una di quante ore trascorriamo sul telefonino ci renderemmo conto che anche le statistiche hanno perso senso ,una percentuale che si riempie in tutto tondo .
      Una volta anche io mi dicevo che sbagliamo nell' uso della tecnologia e che in se ha molti vantaggi ...oggi mi rendo conto che questa frase è diventata un luogo comune per mettersi a posto la coscienza,ma poi ognuno nel suo sa come stanno davvero le cose,e fare ancora distinzione tra reale e virtuale è assurdo ... perché questa è pura realtà.

      Provengo da una generazione in cui l'atto pratico ,il lavoro manuale avveniva in contemporanea con la teoria di ciò in cui ti accingevi a fare.Veniva allenato tutto ,una palestra del corpo e dello spirito misto a sacrificio per raggiungere il risultato di cui te ne sentivi fiero, perché ci avevi lavorato davvero .Esistevano i sapori e la genuinità delle cose ,oggi siamo bombardati da allergie per manipolazioni della materia prima.Velocizzare i processi naturali in tutto e per tutto,viva il progresso se ci siamo ridotti ad automi!

      Cosa c'è dietro e dentro l'ossessione del telefonino?Forse questa domanda andava posta all'inizio:)

      Buona giornata e grazie


      L.


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    3. Questi sono i tempi che viviamo e a soffrirne sono soprattutto le persone più sensibili che ancora si interrogano sul senso che dovremmo dare alla nostra esistenza. Io credo che il progresso, ed in particolare la tecnologia che ne è la derivazione più potente con tutti i suoi strumenti, non abbia migliorato l’uomo. Ha solo modificato in maniera estrema il suo comportamento nei confronti dei suoi simili e del mondo circostante, mettendogli a disposizione delle protesi tecnologiche (computer, telefonini, social e chi più ne ha più ne metta), che in qualche maniera lo hanno reso anche più cinico e cattivo. E tra gli strumenti che forse più di tutti lo condizionano rendendolo succube, il cellulare è senz’altro quello più evidente. Senza cellulare non sappiamo più vivere: è pazzesco! Ha scritto Vittorino Andreoli che “un uomo fermo che pensa è oggi una rarità e forse rimanda a figure della follia e del manicomio: a espressioni della melanconia, a segnali di morte, in quanto la vita è movimento, digitazione”. Io che non ho un telefonino, devo preoccuparmi? 😊
      Buona giornata a te, e grazie per le tue belle parole

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    4. Guarda ... riportando quella frase del dottor Andreoli non solo te ma dovrei preoccuparmi anche io della mia ammissione di DIPENDENZA all'amore ?:).

      Tra l'altro ,un po' più giù di quella frase che citi mi ha piacevolmente colpito questo passo :

      "Anche l'amore è una dipendenza,una rinuncia alla libertà.
      Non si può parlare di libertà se tutto si lega a un lui o a una lei che quando non c'è pare di morire,come se la batteria non solo si scaricasse ma non potesse più riattivarsi.
      Ma scambiare un uomo con un telefonino è un errore e offende anche un telefonino che non vuole affatto essere umano.
      Forse nell'amore si perde la libertà però in uno scambio con la felicità,mentre con un telefonino la si può perdere per ottenere al massimo una prestazione servizievole.Insomma la dipendenza toglie la libertà e non da la felicità,che certo si lega all'Amore."(Vittorino Andreoli)

      P.s
      Grazie per avermi dato occasione di approfondimento!


      L.

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    5. Ehee…se leghiamo la libertà alla dipendenza, il discorso si fa molto più complesso. E allora mi viene da pensare: e se la libertà che cerchiamo fosse proprio quella che si ottiene attraverso una schiavitù, o meglio una dipendenza? Come la mettiamo? In fondo noi ci rispecchiamo, sempre, nelle nostre scelte esistenziali che - a nostro giudizio - sono scelte di libertà. C’è chi crede di essere libero con un cellulare tra le mani e c’è chi crede di esserlo senza possederne uno. La tua dipendenza è l’Amore? Bene: è la tua scelta di libertà e anche se questa scelta te la togliesse – la libertà - come sostiene il Grande Andreoli, hai dalla tua parte la felicità, “che si lega all’Amore” 😊

      Ciao e stammi bene, L.

      P.S. Grazie a te, che mi fai sentire un filosofo

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  5. E' una questione di misura, come sempre. Ma Andreoli ha ragione, le nostre scelte personali ci fanno apparire certe cose in una luce che oggettiva non sarà mai. Non credo che si possa tornare indietro all'epoca pre smartphone credo però che spegnere il cellulare a pranzo o cena o in altri momenti (amore compreso) sia un gran segno di civiltà e libertà.

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  6. Sono pienamente d'accordo con te...non mi hai detto, però, se tu adotti quel "gran segno di civiltà e libertà". Ciao Enzo

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    2. lo faccio Pino, tutte le volte che posso suscitando la sorpresa di chi mi sta accanto.

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    3. Ehee...immagino la sorpresa degli astanti! Per certe persone è inconcepibile: spegnere il cellulare è come morire, quindi bisogna sempre essere connessi.

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