Quando la città in cui vivi – con il suo traffico snervante, il suo
frastuono, le sue inefficienze, il suo degrado…le sue follie – mette a dura prova
la tua pazienza; quando gli strumenti digitali sempre più invasivi ed i mezzi
di informazione di massa sempre più pressanti condizionano i tuoi pensieri;
quando il continuo chiacchiericcio mediatico e politico ti assale e non ti dà
scampo, con i suoi gridi d’allarme e le sue enfatiche notizie, ebbene allora –
lo confesso - mi lascio prendere da un pensiero estremo: approdare come un
naufrago su un’isola deserta, alla stregua di quegli antichi navigatori del
passato che, dopo mesi e mesi di navigazione in alto mare, sbarcavano su terre
lontane e disabitate. Proprio in tali circostanze di sconforto e frustrazione
si affaccia alla mente quell’intimo desiderio di scappare dal presente, da ciò
che vedo e da ciò che sento; e di allontanarmi dalle cose che fluttuano intorno
a me come asteroidi, per cercare protezione e conforto in un “altrove” che
possegga la virtù di sciogliere contrarietà e delusioni, disinganni e
malinconie. Ecco, allora, che affiora l’isola come consolazione dell’anima. L’isola
come metafora di libertà e distacco dalle miserie quotidiane, dove poter
rimarginare le ferite prodotte dal disordine della modernità, dal caos
metropolitano e dalle follie dell’uomo.
Ma non ho né la forza di un Robinson
Crusoe, né il coraggio di un David Thoreau. E allora posso scappare solo su un’isola che
non è di questo mondo: l’isola che non c’è, luogo di illusioni e di fantasie. Qui
il rischio di essere inseguiti è praticamente inesistente e ci si può
ritagliare un immenso territorio gratificante, lontano dall’omologazione e dai
condizionamenti della società che ti rincorrono. Immagino di portarci poche
cose essenziali: qualche libro… un cane… una capretta…tre galline… Vivere così,
tra la terra, il cielo e il mare, in una casetta di pietra, con un piccolo
camino e con tre sedie, come quelle descritte da Thoreau: “una per la
solitudine, due per l’amicizia e tre per la compagnia”. Forse a me
basterebbe solo quella per la solitudine: chi mai avrebbe voglia di
raggiungermi in un posto simile per costruire un’amicizia o una compagnia? Finalmente
giornate senza vedere gente per strada che scruta incessantemente un
telefonino, senza macchine parcheggiate sui marciapiedi, in doppia e tripla
fila, senza spazzatura e graffiti lungo le strade, senza orologi, senza
televisori…senza crisi di governo in piena pandemia: giornate segnate soltanto
dal sole che nasce e poi tramonta, dal vento che soffia e dalla pioggia che
cade lentamente; giornate nelle quali indugiare totalmente immersi nel tempo
che passa senza fretta, tanto da dimenticare la sua esistenza, il suo potere
mercenario, i segni indelebili che lascia sulle persone e sulle cose. Qualcuno
potrebbe dire che, la mia, è una filosofia di vita che coincide con la
misantropia. A tal proposito, diceva Leopardi che “i veri misantropi non si trovano nella solitudine, ma nel
mondo: perché l'uso pratico della vita, e non già la filosofia, è quello che fa
odiare gli uomini. E se uno che sia tale, si ritira dalla società, perde nel
ritiro la misantropia”.
Ricordo che da piccolo, quando ancora vivevo nel mio paese nativo, amavo
arrampicarmi sugli alberi e volteggiare di ramo in ramo, come una scimmia. La
mia pianta preferita era un grande gelso - che svettava nella piazzetta del piccolo
borgo – le cui ramificazioni, molto levigate, mi permettevano di fare delle acrobazie
senza scorticarmi eccessivamente le mani. Era un gioco, il mio, ma anche un
modo per isolarmi momentaneamente e guardare gli altri dall’alto verso il basso.
Un po’ come quel bambino descritto da Calvino nel suo romanzo “ Il barone rampante” il quale – rifugiandosi sulle
piante – poteva affrancarsi da tutti i condizionamenti familiari. Oggi l’isola
immaginaria ha preso il posto di quell’albero: vi approdo metaforicamente ogni
qualvolta avverto la necessità di difendermi dall’enfasi e dalla tirannia dei mass
media, diventati sempre più asfissianti e allarmistici. Mi rifugio lì per
liberarmi dalle scemenze dei social, dal teatrino della politica e
dell’informazione – entrambi abilmente orchestrati da giornalisti televisivi
compiacenti – dalla pubblicità onnipresente che tortura la mente, dalla deriva
delle mode, dall’inciviltà e dal malcostume imperanti, dal degrado della città.
Penso a quell’isola che non c’è, per affrancarmi dagli imperativi del nostro
tempo: produrre, comprare e consumare…e ingrossare quella montagna di rifiuti
che sta per coprire e distruggere l’intero pianeta.
Tieni libera quella "sedia". Verrò a trovarti :) Francesco
RispondiEliminaTi accoglierò, Francesco, sappi però che su quell'isola i cellulari sono vietati...e poi non c'è linea :)
EliminaSu un'isola senza cellulare? Uhm, la vedo dura. Francesco
EliminaBeh! allora ci portiamo pure la televisione, il computer e la lavatrice. Tanto vale, caro Francesco, rimanere dove stiamo. Ciao
Eliminacoinvolgente volo di fantasia per sfuggire alla morsa del mondo.
RispondiEliminaè un tema che ci accomuna e a cui entrambi diamo libero sfogo :)
(illuminanti le parole di Leopardi.)
massimolegnani
Si, sotto certi aspetti abbiamo le stesse "perversioni" :). Legittima difesa. Ti dirò, Carlo, che l'idea di scrivere questa mia riflessione è nata dopo aver letto quel tuo post che si intitola "l'isola che c'è",
EliminaCiao e buona giornata
mi era sembrato e ne sono onorato.
Eliminae a me adesso viene voglia di scrivere (leggendo te, me e Franco con Procida) che Ogni uomo ha un'isola, scoglio o atollo, in cui rifugiarsi almeno con la fantasia.
un sorriso
ml
I tuoi voli di fantasia li fai spesso quando pedali e ti arrampichi su per le montagne. Tu, forse, stai meglio in un eremo aggrappato da qualche parte, piuttosto che su uno scoglio. E poi hai già la barba da eremita...:) In attesa di leggerti, ti saluto
EliminaImmagina me, amante delle isole che ci sono, come possa averti letto e figuratamente compreso. Io che sopporto il caos metropolitano e appena posso me ne fuggo dove non c'è anima viva, preferibilmente isole sperdute e lontane dai traffici turistici.. (ultimamente decisamente meno), ma che riesco a ricreare una mia isola in ogni dove, isolandomi appunto coi miei pensieri, i sogni, la fantasia; distaccandomi dalla frenesia, le compulsioni, i doveri,... sfuggire alla morsa del mondo - come sottolinea Massimo - rimanendo vagamente in disparte, sulla nostra isola.
RispondiEliminaAnch'io, come te, amo le isole, e non solo quelle immaginarie. E appunto, quando non posso raggiungere quelle vere, mi rifugio nell'isola che non c'è. Ognuno di noi se la può creare, anche in una città come Roma. Basta non seguire il flusso turistico, basta svoltare l'angolo per trovare piccole oasi di pace. E tu lo sai. Ciao
Elimina
RispondiElimina-Era un gioco, il mio, ma anche un modo per isolarmi momentaneamente e guardare gli altri dall’alto verso il basso.
In questo pensiero scorgo un elevazione spirituale che spazza via tutte quelle forme di malessere da te citate...scorgo il "bambino" che non cede al senso di "bellezza" aggrappandosi all' "albero" che per la forza delle sue "radici" permette acrobazie da un altezza che contempla la "solitudine e sublima lo "spirito" ...consapevole infine che isola e isolarsi fanno parte di quella stessa Natura.
Bellissi i riferimenti a Leopardi tutt'altro che pessimista e a David Thoreau...e così l'inizio e la fine di questo tuo post ha messo al centro l'Isola dell'Essenza..
Grazie e buona serata
L.
Grazie a te, Linda, per le tue parole sempre generose. Una buona serata anche a te. Ciao
EliminaQuell'isola esiste in realtà: due ore di navigazione da Trapani, un monte isolato, il paese con poche anime da un lato, la costa alta e inaccessibile dall'altro. Lasci lorologio, dimentichi il tempo e la possibilità di tornare alla "civiltà" è legata dalle condizioni del mare. Devi camminare, devi amare il vento, non soffrire di vertigini e credimi non ti serve il cellulare e manco la lavatrice...tuttalpiù una barchetta per girare attorno lungo la costa se il mare lo permette. Gli umani ci sono ma amano i gabbiani e sanno stare in silenzio, quasi tutto ciò che qui ci è vicino lì è lontanissimo. Anche i blog.
RispondiEliminaLa perla nera del Mediterraneo: beato chi ci vive. Si, lì il mondo è diverso, lontano dal frastuono della civiltà, un mondo a misura d'uomo dove regna il silenzio e la lentezza e dove gli umani non sono isterici e non sono stressati...
EliminaNo, l'isola è un pezzo di dolomia bianca gettata nel mare.L'antica Hiera oggi Marettimo. se vai su internet la trovi, immagini comprese.
EliminaPantelleria è a 6 ore di navigazione da Trapani. ciao Pino
Grazie per la precisazione, Enzo. Non ci sono mai stato e dalle immagini viste su internet mi sembra un paradiso. Il luogo ideale dove isolarsi dal resto del mondo
EliminaNon so se mi piacerebbe l'isola, Non sopportando il vento. Opterei per una baita Montana.
RispondiEliminaI rifiuti, appunto. Insieme al clima, è un problema che mi affligge molto.
Anche in montagna il vento non scherza... :) Ciao
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