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lunedì 8 febbraio 2021

Bordello facebook

 


Qualche tempo fa mi era venuta l’immagine di facebook come di una strada a luci rosse. Ognuno sta in vetrina a esporre la sua merce. Chi mostra i glutei, chi spalanca le cosce. Tutto un susseguirsi di merci che cercano acquirenti nella scabrosa condizione in cui i produttori sono assai più dei possibili compratori. E questo i compratori lo sanno e da lì nasce la figura del compratore sadico, colui che entra nel box, gira intorno alla merce e magari se ne va lasciando semplicemente un commento sarcastico. Non c’è differenza tra chi esibisce la sua gamba monca, l’occhio in cui cigola il delirio, e quelli che fanno finta di stare qui perché vogliono cambiare il mondo, fanno finta di indignarsi, insomma fanno finta di essere scrittori. Facebook è una creatura biforcuta perché porta la scrittura, ma la porta in un clima che sembra quello televisivo. Chi scrive, chi commenta, deve ogni volta decidere da che parte stare, sapendo che da quando abbiamo smesso di credere all’invisibile e al sacro tutto il visibile e il profano non ci basta più, e ci basterà sempre meno

Franco Arminio


10 commenti:

  1. stupende parole che fotografano con nitidezza un luogo/non luogo, che ho sempre evitato.
    massimolegnani

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  2. Un luogo anomalo ma non per forza velenoso.
    Una volta definii facebook come incontrare una persona in metro dopo una vita che non la vedi e uno dei due scende alla fermata successiva: quindi un gettarsi addosso cose precipitose, spezzettate, frettolose e magari insensate, così come vengono e poi ciao.
    Il blog potrei definirlo un buon rosso con due chiacchiere davanti al camino, sempre dal pc e mai da un cell.
    Esattamente il contrario di facebook. ;)

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    1. E’ difficile riuscire a cogliere la vera essenza di un luogo e ciò che esso può comunicare emotivamente ad ognuno di noi, a prescindere dal contesto in cui si trova quel luogo. E facebook, più che un “luogo anomalo” è “un luogo/non luogo” come ha giustamente scritto qui sopra Carlo. Un tempo si diceva: ci vediamo in piazza, oppure ci vediamo al bar, oppure ci vediamo in parrocchia o alla sezione del partito. Oggi questi luoghi fisici, questi spazi di socializzazione e aggregazione, questi microcosmi di antica memoria dove ci si incontrava per scambiare idee e opinioni sono stati soppiantati da facebook, dalla chat, da twitter E annullando il luogo fisico con il luogo virtuale, affidandosi sistematicamente alle moderne piazze multimediali, il pericolo maggiore che si corre è quello di un effettivo impoverimento culturale della nostra società, sempre più massificata e succube di un pensiero unico. Se dovessimo fare un referendum sui social e le sue innumerevoli declinazione – lo ammetto - io non avrei dubbi: voterei per la loro soppressione. Mi domando: ma come si può pensare di concedere l’amicizia a qualcuno su facebook, senza averlo mai visto, come se questo sentimento fosse una merce da comprare o vendere!? L’amicizia è un legame affettivo che nasce dopo una lunga e profonda frequentazione fisica e diretta tra due persone. Non puoi far finta di conoscere qualcuno se prima non gli hai mai stretto la mano, non l’hai mai guardato negli occhi, non hai mai ascoltato la sua voce. Non bastano i “mi piace” e le sue foto mentre mangia al ristorante o prepara il ciambellone a casa o porta a spasso il cane, per costruire e cementare un’amicizia. E poi – diciamocelo - quel modo disarticolato e sintetico di esprimersi su facebook non può che impoverire la nostra crescita personale. Ciao Franco…e sono sicuro che tu – a prescindere dal referendum che, forse, voteresti in maniera differente 😊 - la pensi come me.

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    2. L'amicizia su facebook è un tasto. Come il Segui sul blog. Ci si conosce, ci si frequenta, esistono differenti piani di contatto, di conoscenza, di dialogo, anche su facebook. Ovvio preferisco un blog, anzi preferisco conoscere di persona, ascoltare, guardare, percepire luci negli occhi, inflessioni di voce, tono delle parole. La tecnologia consente potenzialità, poi siamo noi, sempre più spesso, a contorcerne il senso.

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    3. Certo, la tecnologia "consente potenzialità", è utile e positiva al progresso e alla società, però fa danni. Anche la fissione nucleare può sviluppare potenziali benefici, però ha causato 200.000 morti nell'agosto del 1945 quando fu sganciata la bomba atomica su Nagasaki e Hiroshima. Io credo che se in futuro gli strumenti digitali continueranno ad essere gestiti da persone senza scrupoli interessati solo a fare soldi e a condizionare i comportamenti dell'uomo, rendendolo dipendente dalla rete, ebbene questi strumenti saranno responsabili del regresso culturale di una civiltà

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  3. La parte finale delle parole di Arminio sprofondano proprio nella pura realtà che racchiude un concetto di credenza e tendenza fatto di apparenze,visibilità e compravendita , svalutando l'invisibilita' e il sacro .

    E comunque Arminio ,grande paesologo ...sta sulle pagine Facebook tra tasti anima e cuore, a tenere questa fiaccola in mano anche in questo luogo. Dimostrazione che quel luogo è un social come un altro in fin dei conti e noi umani siamo internamente ciò che proiettiamo all'esterno !Il problema è se ne siamo un po consapevoli...

    Buona giornata


    L.

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    1. Ciao, L.
      hai toccato un tasto su cui si fonda facebook: la visibilità e l'apparenza che sviliscono la vera essenza di ognuno di noi fatta di spiritualità, di cose tanto invisibili quanto necessarie alla nostra vera esistenza. Non sapevo che Arminio stesse su facebook...questo naturalmente non sminuisce affatto il personaggio che io seguo e ammiro, non sui social, ma leggendo le sue poesie, i suoi scritti, il suo pensiero. E preferibilmente su strumenti cartacei. Ciao e buona giornata a te

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  4. Onestamente in Franco Arminio percepisco una profondità spirituale che arriva molto forte,avendo avuto la fortuna di approfondirlo grazie ad una tesi di laurea discussa a pieni voti .Quindi ho toccato con mano i suoi scritti e non è persona facilmente reperibile nemmeno alle interviste,perché lui è esattamente quello che scrive anteponendolo a tutto.Certamente non l'ho conosciuto su Facebook però questo tuo post mi ha incuriosita ed ho trovato qualcosa che approfondisce un po questo post ,spero di non essere inopportuna nel caso ovviamente non me ne volere ,chiedo scusa:)

    Questo attraverso un intervista in cui Arminio è stato attaccato anche duramente per un altra questione che evito di riportare ,ma il succo è in queste sue parole:


    - Quindi in un’ipotetica edizione riveduta e corretta del tuo libro cancelleresti quella pagina in cui definisci Facebook “una strada a luci rosse”, un “bordello” dove “ognuno sta in vetrina a esporre la sua merce”? Qualcuno potrebbe accusarti di ingratitudine verso i social che hanno consacrato il tuo successo.
    In superficie può sembrare che io sia in contraddizione, ma nel profondo il senso di quanto ho scritto rimane. Soprattutto credo che Facebook veicoli i peggiori istinti destinati, oltretutto, a peggiorare ulteriormente. La poesia, se è davvero poesia, è automaticamente anti-ideologica e anti-fanatica, lontanissima dalla cultura delle persone che seguono questo o quel cantante. La poesia produce perplessità, sospensione, non azione contro qualcuno. L’ho scritto di nuovo su Facebook il giorno seguente all’attacco: “La cultura popolare è una cosa seria. Il mondo di Maria De Filippi è un mondo che tradisce la cultura popolare fingendo di portarla avanti. È un mondo che non avrà mai il mio consenso e nemmeno la mia assuefazione”. Quindi, per tornare alla domanda, confermo che la rete può essere molto pericolosa, anche se è stata alleata delle mie vendite. Sembra che possa far circolare la bellezza, ma in realtà in questo frullatore velocissimo e vertiginoso che è appunto il web, la bellezza schizza via. Tuttavia, io non diserto i social, anzi, li frequento specie per quelle tantissime persone che mi leggono e si emozionano, ma non sentono il bisogno di commentare e quando mi incontrano nelle varie iniziative vengono a ringraziarmi per quell’attimo di bene che ho regalato loro.


    L.

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    1. Grazie per questa tua esauriente integrazione, davvero illuminante per capire il pensiero di Arminio intorno a quel mondo variegato e complesso che sono i social, con particolare riferimento alla sua applicazione più nota: Facebook. Arminio lo frequenta e forse la sua notorietà è dovuta anche a questa frequentazione - lui stesso lo conferma - però ribadisce la sua pericolosità. E' come maneggiare un'arma micidiale senza conoscerne le insidie che nasconde. Sia ben chiaro, il pericolo non viene dallo strumento in sé ma dalla leggerezza con cui viene usato soprattutto dai più giovani. "Ognuno sta in vetrina a esporre la sua merce", scrive Arminio di Facebook, e credo che nessun'altra immagine è più calzante e più potente di questa affermazione. Ciao L. e buona giornata

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