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lunedì 13 aprile 2020

Nostalgia



“Sono entrato dal barbiere con la disposizione consueta, col piacere che mi dà il fatto di poter entrare senza imbarazzo nei luoghi conosciuti. La mia sensibilità al nuovo è terribile: mi sento calmo solo nei luoghi in cui sono già stato.
Mentre mi accomodavo sulla poltrona mi è venuto fatto di domandare al garzone che mi stava collocando intorno al collo un lino freddo e pulito, come stesse il suo collega che serviva alla poltrona accanto, quel tipo spiritoso, più anziano di lui, che era malato. Glielo ho domandato senza che mi premesse sapere: è stata una domanda suggerita dal luogo e dal ricordo. “E’ morto ieri”, mi ha risposto senza tono la voce che stava dietro di me e le cui dita stavano finendo di inserire l’asciugamano fra la mia nuca e il mio colletto. Tutto il mio immotivato buonumore è svanito all’improvviso, come il barbiere della poltrona accanto assente per l’eternità. E’ sceso il freddo sui miei pensieri. Non ho detto niente.
Nostalgia ! Ho nostalgia perfino di ciò che non è stato niente per me, per l'angoscia della fuga del tempo e la malattia del mistero della vita. Volti che vedevo abitualmente nelle mie strade abituali: se non li vedo più mi rattristo; eppure non mi sono stati niente, se non il simbolo di tutta la vita. Il vecchio anonimo dalle ghette sporche che mi incrociava quasi sempre alle nove e mezzo del mattino? Il venditore zoppo dei biglietti della lotteria che mi seccava senza successo? Il vecchietto tondo e rubizzo, col sigaro in bocca, che sostava sulla porta della tabaccheria? Il pallido tabaccaio ? Cosa ne sarà di tutti costoro che, solo per averli sempre visti, hanno fatto parte della mia vita? Domani scomparirò anch'io da Rua da Prata, da Rua dos Douradores, da Rua dos Fanqueiros. Domani anch'io - l'anima che sente e pensa, l'universo che io sono per me stesso - sì, domani anch'io sarò soltanto uno che ha smesso di passare in queste strade, uno che altri evocheranno vagamente con un "che ne sarà stato di lui?”. E tutto quanto ora faccio, quanto ora sento e vivo non sarà niente di più che un passante in meno nella quotidianità delle strade di una città qualsiasi “.

Brano tratto da “Il libro dell’inquietudine”
di Fernando Pessoa

4 commenti:

  1. a volte, soprattutto con questo libro, ho l'impressione che Pessoa sia il mio prestavoce, nel senso che riesce a esprimere con limpidezza pensieri che a me attraversano la mente o il cuore in modo nebuloso tanto che non riesco a raccontarli nemmeno a me stesso.
    ml

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    1. Proprio così, e da questo punto di vista il pensiero di Pessoa risulta davvero illuminante.

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  2. Più che altro è un po la triste condanna di tutti noi comuni mortali... e Pessoa ci porta tutti per mano .

    "Quello che distingue le persone le une dalle altre è la forza di farcela, o di lasciare che sia il destino a farla a noi"(F.Pessoa)

    Buona serata !


    L.

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    1. Ciao L. Io credo che Pessoa non smetterà mai di "passare in queste strade" come succederà, invece, a noi comuni mortali. Direi che l'aforisma da te riportato sia pertinente ai tempi che stiamo vivendo. Buona giornata

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