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sabato 18 aprile 2020

Casa silenziosa



Le penne della scrivania,
gli inchiostri neri e la mano
mancina che si macchia
della sostanza che realizza
il pensiero.
E tutto il resto è il mondo.

Le porcellane dipinte a mano,
i piatti del servizio buono
con il filo d’oro, le posate
d’argento tediate dall’attesa
dell’ospite importante
che non è ancora arrivato.
Le bottiglie di liquore denso
scambiate sempre a Natale,
i quadretti con scritto “vi penso”
del padre emigrato in Germania,
le torri di Pisa illuminate
al neon, i busti degli imperatori
in bronzo, San Pietro
di plastica sopra la mensola.
Il pianoforte coperto di polvere
bloccato alle sette note,
i tasti neri sfiorati da dita
lontane, il violino del nonno
con le corde spezzate
e i manichini di burro contorti
ad appassire alla finestra,
i fiori, le bollette e i dischi
dei cantautori morti.
E la foto di una donna
bella come non è mai stata.
Le statuette in gesso dei santi 
e le preghiere che si sgranano
sui fili del rosario
e lo stanco orologio a pendolo
che macina le ore
sul filo del rasoio.
E tutte le giacche a doppiopetto,
le sciarpe profumate d’incenso
dell’India sognata.
Ancora i biglietti del treno,
banchina di Santa Maria Novella
ventuno aprile o ventidue.
E le perle della tua corona.
Le bamboline di ceramica
ghignano invece di sorridere, 
escono coi soldatini di piombo
la notte sulle macchinine di latta.
I libri censurati sopra gli scaffali
coi fiori sbiaditi come segnalibri,
i giornali e gli animali impagliati.
Il poster col ragazzo che spara
inginocchiato col viso coperto
e le mani tese in avanti,
la disperazione di due madri
che macchia il foglio.
I segni delle dita impressi
nel mazzo di carte appoggiato
sulla stufa spenta.
Non ci sono tutte:
mancano un re e un cavaliere.
Non me ne dispiace affatto.
E tutto il resto è il mondo.

A. C.

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