Giusto un
anno fa avevo scritto una recensione su questo libro. Ora, alla luce di questa nostra forzata
segregazione in casa, mi piace di nuovo riproporre il post, perché credo che la
tematica trattata sia di stringente attualità.
Tutta
l’infelicità degli uomini – diceva Pascal – viene da una sola cosa, e cioè dal
non saper starsene da soli in una stanza. Il desiderio di uscire… di viaggiare...
di andare... di muoversi, ha sempre spinto gli uomini ad allontanarsi dal
proprio ambito quotidiano e familiare, dalla propria “stanza”. Nel passato i
giovani artisti e gli aristocratici dei ricchi paesi del nord Europa
(Inghilterra, Germania, Francia), intraprendevano un lungo viaggio
alla scoperta dell’ Italia – il cosiddetto grand tour – il cui
obiettivo era soprattutto quello di affinare la propria cultura. Queste
esperienze di viaggio le ritroviamo in alcuni bellissimi libri: mi viene
in mente il “Viaggio in Italia” di Goethe o quello di John
Ruskin descritto in “Mattinate fiorentine”. C’è stato, invece,
uno scrittore francese di nome Xavier De Maistre, il quale - intorno al 1790 –
all’età di ventisette anni, senza spostarsi dal modesto alloggio in cui si
trovava recluso (per quarantadue giorni), e quindi senza fare bagagli e senza
prendere alcun mezzo di trasporto (praticamente a costo zero), intraprese un
viaggio esplorativo nella sua stessa camera da letto. La cronaca di questa sua
singolare e bizzarra impresa la raccontò in un libro che si
intitola “Viaggio intorno alla mia stanza”, libro che alla sua
pubblicazione venne salutato come un piccolo capolavoro letterario. Nella
prefazione il fratello Joseph De Maistre (famoso filosofo e politico) mise in
evidenza che l’autore non intendeva affatto screditare i grandi viaggiatori del
passato, ma che desiderava solo consigliare, ai poveri e a coloro che temevano
un furto in casa, un modo di viaggiare molto più pratico e conveniente.
Le 42
giornate trascorse in quella camera – pari ad altrettanti capitoletti in cui è
suddiviso il libro – sono raccontate con una grazia ed una raffinatezza davvero
encomiabili. All’autore basta poco per descrivere una sensazione o un’emozione,
per rivelare un’indagine psicologica o per creare un personaggio immaginario:
un quadro appeso alla parete, un oggetto apparentemente insignificante, un
mobile. Tutto è utile alle sue descrizioni e al suo intimo modo di sentire e di
guardare. Come quando si trova di fronte al suo letto che “ci vede
nascere e ci vede morire; è il mutevole teatro nel quale il genere umano
rappresenta a turno drammi interessanti, farse ridicole e tragedie spaventose.
E’ una culla adorna di fiori; è il trono dell’amore; è un sepolcro”. Non
avevo mai letto una riflessione così profonda su un mobile presente in ogni
casa e di cui tutti ci serviamo quotidianamente. Senza, però, soffermarci su di
esso con il pensiero.
“Coraggio,
dunque, si parte – scrive l’autore – Seguitemi
voi tutti, che per una delusione amorosa o per un malinteso tra amici, ve ne
state chiusi nel vostro appartamento, lungi dalla piccineria e dalla perfidia
degli uomini. Mi seguano tutti gli sventurati, tutti gli ammalati, tutti gli
annoiati del mondo! Si levino in massa tutti gli indolenti!... voi che in un
salottino rinunziate per sempre al mondo, amabili anacoreti d’una serata venite
anche voi; datemi ascolto, lasciate quei vostri tetri pensieri; voi sottraete
un attimo al piacere senza guadagnarne uno alla saggezza; degnatevi di
accompagnarmi nel mio viaggio; marceremo pian pianino, ridendo, lungo il
cammino dei viaggiatori che hanno visitato Roma e Parigi…”. Sembra
rivolgersi proprio a noi che stiamo vivendo questo particolare momento della
nostra esistenza, invitandoci ad abbandonare quei tetri pensieri che da circa un mese ronzano nella nostra mente.
E ancora, in
una delle sue peregrinazioni, lo scrittore francese scrive “…quando
viaggio nella mia camera, raramente percorro una linea retta; vado dalla tavola
verso un quadro situato nell’angolo: di là mi muovo obliquamente per andare
verso la porta; ma sebbene alla partenza la mia intenzione sia quella di
recarmi là, se incontro il mio seggiolone sul cammino non sto a pensarci e mi
ci sdraio senza complimenti. Il seggiolone è un eccellente mobile, ed è di
estrema utilità per un meditativo. Nelle lunghe serate invernali, talvolta è
dolce, e sempre prudente, distendervisi mollemente, lungi dal fracasso delle
assemblee affollate. Un focherello, alcuni libri, una penna: che risorse contro
la noia! E che piacere dimenticare i propri libri e la penna per attizzare il
fuoco, abbandonandosi a qualche dolce meditazione, oppure buttando giù alla
meglio dei versi per divertire gli amici! Allora le ore scorrono e piombano
silenziosamente nell’eternità, senza far sentire il loro triste passaggio”
Ma qual è il
messaggio profondo di questo libro delizioso? Al di là del libero accostamento alla
situazione attuale che ci vede reclusi in casa, secondo me non può essere che
uno solo: il piacere del viaggio e dello spostamento deriva non tanto dal luogo
prescelto quanto dall’atteggiamento interiore con cui si affronta il viaggio
stesso. Si può viaggiare anche durante i percorsi che facciamo tutti i giorni
nelle nostre città; e si può viaggiare stando nel chiuso di una stanza, cioè in
quel “bugigattolo” dove ci rifugiamo e ci nascondiamo agli occhi del mondo,
collegati intimamente solo con la nostra anima, che vede, sente e descrive
paesaggi, avventure ed emozioni. Sembra quasi che De Maistre voglia invitarci a
guardare con occhi diversi la realtà quotidiana che ci circonda. E se noi
riuscissimo a farlo, a scrutare luoghi e cose con uno spirito di osservazione
immune dall’abitudine e dall’indifferenza, senza farci guidare dalle mode e
dagli strumenti tecnologici, forse ci accorgeremmo che le cose degne di
interesse si trovano anche accanto a noi e che non sempre è necessario partire
verso mete lontane ed esotiche per scoprirle. Credo che il coronavirus e l’emergenza
che stiamo vivendo – con tutto il suo carico di morte e di paura – dovrà spingerci,
in futuro, a cambiare il nostro stile di vita, le nostre abitudini.
mi hai fatto tornare in mente che di questo libro ci aveva parlato il maestro in quarta o quinta elementare!
RispondiEliminaml
Voleva esortarvi, già allora, a restare a casa....a studiare! :)
EliminaStavo per andare su StregaBugiarda e scrivere su De Maistre, ma , come spesso faccio sono passata da te, e trovo questo post, con l'argomento che volevo trattare. Sono certa che non sarei mai riuscita a scriverlo con la tua perizia e bravura, per ciò ti chiedo se posso postarlo da me.
RispondiEliminaTi ringrazio
Gingi
Davvero incredibile questa coincidenza! Certo che lo puoi postare! E grazie a te per la bontà delle tue parole. Un caro saluto
EliminaNon sappiamo più osservare le cose che ci circondano e abbiamo paura di stare da soli in casa, questa è la realtà. Magari sapessimo guardare attentamente le cose che abbima in casa!I nostri occhi sono sintonizzati sempre sullo smartphone, dalla mattina alla sera. Spero che questo virus ci insegni qualcosa. Ciao Francesco
RispondiEliminaSono d'accordo con te. Ho comunque forti dubbi sul fatto che il coronavirus possa insegnarci qualcosa. Non appena saremo "liberi" torneremo ad essere quelli di prima. Ciao Francesco e grazie
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