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sabato 4 aprile 2020

Viaggio intorno alla mia stanza



Giusto un anno fa avevo scritto una recensione su questo libro. Ora, alla luce di questa nostra forzata segregazione in casa, mi piace di nuovo riproporre il post, perché credo che la tematica trattata sia di stringente attualità.

Tutta l’infelicità degli uomini – diceva Pascal – viene da una sola cosa, e cioè dal non saper starsene da soli in una stanza. Il desiderio di uscire… di viaggiare... di andare... di muoversi, ha sempre spinto gli uomini ad allontanarsi dal proprio ambito quotidiano e familiare, dalla propria “stanza”. Nel passato i giovani artisti e gli aristocratici dei ricchi paesi del nord Europa (Inghilterra, Germania, Francia),  intraprendevano un lungo viaggio alla scoperta dell’ Italia – il cosiddetto grand tour – il cui obiettivo era soprattutto quello di affinare la propria cultura. Queste esperienze di viaggio le ritroviamo in alcuni bellissimi libri: mi viene in mente il “Viaggio in Italia” di Goethe o quello di John Ruskin descritto in “Mattinate fiorentine”. C’è stato, invece, uno scrittore francese di nome Xavier De Maistre, il quale - intorno al 1790 – all’età di ventisette anni, senza spostarsi dal modesto alloggio in cui si trovava recluso (per quarantadue giorni), e quindi senza fare bagagli e senza prendere alcun mezzo di trasporto (praticamente a costo zero), intraprese un viaggio esplorativo nella sua stessa camera da letto. La cronaca di questa sua singolare e bizzarra impresa  la raccontò in un libro che si intitola “Viaggio intorno alla mia stanza”, libro che alla sua pubblicazione venne salutato come un piccolo capolavoro letterario. Nella prefazione il fratello Joseph De Maistre (famoso filosofo e politico) mise in evidenza che l’autore non intendeva affatto screditare i grandi viaggiatori del passato, ma che desiderava solo consigliare, ai poveri e a coloro che temevano un furto in casa, un modo di viaggiare molto più pratico e conveniente.

Le 42 giornate trascorse in quella camera – pari ad altrettanti capitoletti in cui è suddiviso il libro – sono raccontate con una grazia ed una raffinatezza davvero encomiabili. All’autore basta poco per descrivere una sensazione o un’emozione, per rivelare un’indagine psicologica o per creare un personaggio immaginario: un quadro appeso alla parete, un oggetto apparentemente insignificante, un mobile. Tutto è utile alle sue descrizioni e al suo intimo modo di sentire e di guardare. Come quando si trova di fronte al suo letto che “ci vede nascere e ci vede morire; è il mutevole teatro nel quale il genere umano rappresenta a turno drammi interessanti, farse ridicole e tragedie spaventose. E’ una culla adorna di fiori; è il trono dell’amore; è un sepolcro”. Non avevo mai letto una riflessione così profonda su un mobile presente in ogni casa e di cui tutti ci serviamo quotidianamente. Senza, però, soffermarci su di esso con il pensiero.

“Coraggio, dunque, si parte – scrive l’autore – Seguitemi voi tutti, che per una delusione amorosa o per un malinteso tra amici, ve ne state chiusi nel vostro appartamento, lungi dalla piccineria e dalla perfidia degli uomini. Mi seguano tutti gli sventurati, tutti gli ammalati, tutti gli annoiati del mondo! Si levino in massa tutti gli indolenti!... voi che in un salottino rinunziate per sempre al mondo, amabili anacoreti d’una serata venite anche voi; datemi ascolto, lasciate quei vostri tetri pensieri; voi sottraete un attimo al piacere senza guadagnarne uno alla saggezza; degnatevi di accompagnarmi nel mio viaggio; marceremo pian pianino, ridendo, lungo il cammino dei viaggiatori che hanno visitato Roma e Parigi…”. Sembra rivolgersi proprio a noi che stiamo vivendo questo particolare momento della nostra esistenza, invitandoci ad abbandonare quei tetri pensieri che da circa un mese ronzano nella nostra mente.

E ancora, in una delle sue peregrinazioni, lo scrittore francese scrive “…quando viaggio nella mia camera, raramente percorro una linea retta; vado dalla tavola verso un quadro situato nell’angolo: di là mi muovo obliquamente per andare verso la porta; ma sebbene alla partenza la mia intenzione sia quella di recarmi là, se incontro il mio seggiolone sul cammino non sto a pensarci e mi ci sdraio senza complimenti. Il seggiolone è un eccellente mobile, ed è di estrema utilità per un meditativo. Nelle lunghe serate invernali, talvolta è dolce, e sempre prudente, distendervisi mollemente, lungi dal fracasso delle assemblee affollate. Un focherello, alcuni libri, una penna: che risorse contro la noia! E che piacere dimenticare i propri libri e la penna per attizzare il fuoco, abbandonandosi a qualche dolce meditazione, oppure buttando giù alla meglio dei versi per divertire gli amici! Allora le ore scorrono e piombano silenziosamente nell’eternità, senza far sentire il loro triste passaggio”

Ma qual è il messaggio profondo di questo libro delizioso? Al di là del libero accostamento alla situazione attuale che ci vede reclusi in casa, secondo me non può essere che uno solo: il piacere del viaggio e dello spostamento deriva non tanto dal luogo prescelto quanto dall’atteggiamento interiore con cui si affronta il viaggio stesso. Si può viaggiare anche durante i percorsi che facciamo tutti i giorni nelle nostre città; e si può viaggiare stando nel chiuso di una stanza, cioè in quel “bugigattolo” dove ci rifugiamo e ci nascondiamo agli occhi del mondo, collegati intimamente solo con la nostra anima, che vede, sente e descrive paesaggi, avventure ed emozioni. Sembra quasi che De Maistre voglia invitarci a guardare con occhi diversi la realtà quotidiana che ci circonda. E se noi riuscissimo a farlo, a scrutare luoghi e cose con uno spirito di osservazione immune dall’abitudine e dall’indifferenza, senza farci guidare dalle mode e dagli strumenti tecnologici, forse ci accorgeremmo che le cose degne di interesse si trovano anche accanto a noi e che non sempre è necessario partire verso mete lontane ed esotiche per scoprirle. Credo che il coronavirus e l’emergenza che stiamo vivendo – con tutto il suo carico di morte e di paura – dovrà spingerci, in futuro, a cambiare il nostro stile di vita, le nostre abitudini.


6 commenti:

  1. mi hai fatto tornare in mente che di questo libro ci aveva parlato il maestro in quarta o quinta elementare!
    ml

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    1. Voleva esortarvi, già allora, a restare a casa....a studiare! :)

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  2. Stavo per andare su StregaBugiarda e scrivere su De Maistre, ma , come spesso faccio sono passata da te, e trovo questo post, con l'argomento che volevo trattare. Sono certa che non sarei mai riuscita a scriverlo con la tua perizia e bravura, per ciò ti chiedo se posso postarlo da me.
    Ti ringrazio
    Gingi

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    1. Davvero incredibile questa coincidenza! Certo che lo puoi postare! E grazie a te per la bontà delle tue parole. Un caro saluto

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  3. Non sappiamo più osservare le cose che ci circondano e abbiamo paura di stare da soli in casa, questa è la realtà. Magari sapessimo guardare attentamente le cose che abbima in casa!I nostri occhi sono sintonizzati sempre sullo smartphone, dalla mattina alla sera. Spero che questo virus ci insegni qualcosa. Ciao Francesco

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    1. Sono d'accordo con te. Ho comunque forti dubbi sul fatto che il coronavirus possa insegnarci qualcosa. Non appena saremo "liberi" torneremo ad essere quelli di prima. Ciao Francesco e grazie

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