Accanto ad una Roma
monumentale e barocca, con le sue grandiose basiliche, i suoi imponenti palazzi
gentilizi, le sue antiche rovine che testimoniano la potenza dell’antico impero
romano; e accanto ad una Roma caotica per il traffico e perennemente invasa dai turisti, che genera spesso un senso di spaesamento, esiste un’altra Roma poco
conosciuta, meno affollata, appartata e suggestiva, direi quasi familiare, con un’architettura meno
appariscente, che nasconde atmosfere piacevoli e rilassanti tipiche di un
piccolo borgo. E’ una Roma, questa, che a volte ti si presenta davanti
all’improvviso, quando meno te lo aspetti: basta non seguire l’incessante
flusso turistico e svoltare l’angolo per immergersi in uno spazio dove regna
ancora il silenzio, la pace e dove il “sacro” aleggia nell’aria che respiri.
Il complesso di Sant’Onofrio sul
Gianicolo, con il suo convento, con la sua chiesa, con il suo chiostro presenta
tali caratteristiche. Questo luogo dello spirito aveva colpito positivamente
anche Giacomo Leopardi quando fu ospite degli zii a Roma, intorno al 1823. Lui,
che proveniva da quel “natio borgo selvaggio”, mal sopportava la disgregazione
della grande città, dove risultava difficile poter coltivare rapporti di
amicizia e di solidarietà e dove veniva umiliato e disperso quel senso poetico
che si può cogliere solo nei piccoli centri. Non è un caso, allora – come
scrive Attilio Brilli (In viaggio con Leopardi – Ed. il Mulino) che “l’unico
momento d’intensa identificazione con lo spirito del luogo venga colto da
Leopardi in un’altra Roma, ben più intima, circoscritta, paesana, quasi
pittoresca”. E ciò avvenne nel corso della sua visita al borgo che contorna il
chiostro e la chiesa di Sant’Onofrio sul Gianicolo.
Il luogo si raggiunge - per
chi proviene da Trastevere - percorrendo una ripida, stretta e silenziosa stradina,
con alcuni tratti di scalinate (la Salita di Sant’Onofrio), fiancheggiata da
antichi palazzi, che congiunge via della Lungara al colle del Gianicolo. Il
posto che ti accoglie è tra i più poetici di Roma. La chiesetta, dedicata
all’eremita Sant’Onofrio, che visse per circa sessant’anni nel deserto, fu
fondata nel 1419; qui si respira ancora qualcosa di quell’atmosfera di pace che
deriva dalle sue antiche origini. Sul piazzale antistante la chiesa, da cui si
può godere una bellissima vista sul centro storico di Roma, sorge una graziosa
fontana il cui dolce mormorio invita al riposo ed alla contemplazione. Un grazioso
portico ad angolo adorno di affreschi del Domenichino, che rappresentano “Fatti
della vita di San Gerolamo”, unisce la chiesa al monastero, dove trovò riparo e
conforto Torquato Tasso e dove morì nel 1595 in una cella dello stesso
monastero, dove oggi è allestito un piccolo museo a lui dedicato. La sua tomba è
visibile all’interno della chiesa che presenta linee gotiche, con affreschi
rinascimentali nell’abside, opera del Peruzzi e del Pinturicchio. Il portico
esterno è collegato, tramite un breve e basso corridoio, al delizioso e piccolo
chiostro quattrocentesco che presenta una serie di lunette affrescate dal
Cavalier d’Arpino con le storie di Sant’Onofrio.
Lo confesso: quando mi trovo a
sostare in un ritiro spirituale come questo, al riparo dal frastuono e dalla
folla, dove chiuso e aperto convivono in splendida armonia e dove il silenzio e
la bellezza regnano in un connubio perfetto, fa sentire forte la sua voce quel
monaco laico che vive dentro di me; lui vorrebbe chiedere asilo al monastero e
stabilirsi per sempre in quest’oasi di pace che dispone l’animo alla
tranquillità e rimuove gli affanni che avvelenano la mente.
posto meraviglioso. atmosfera meravigliosa, pace persino invadente.
RispondiElimina...ma è proprio quella "pace persino invadente" che mi conquista
EliminaDevo tornarci.
RispondiEliminaSorrido...
RispondiEliminaÈ molto percettibile quella tua confessione finale al post...una sorta di poesia spirituale interiore.
RispondiEliminaRoma è una città molto ricca di arte e bellezze ...una ricchezza che è inversamente proporzionale alla tossicità mentale,quasi a voler corrompere lo sguardo anche delle bellezze interiori.
L.
E' vero: sono attratto da questi luoghi spirituali, così come sono affascinato dagli eremi o da quei piccoli borghi di campagna, isolati e incastonati nella natura, dove il silenzio è di casa e dove la sacralità si può trovare in ogni angolo, in ogni pietra, in ogni volto della sua gente. Roma - nonostante i suoi atavici e irrisolti problemi - ha un altro fascino e resta una delle città più belle del mondo. Mi piace scoprire le sue bellezze più nascoste girando "controcorrente". Che poi, per una sorta di legittima difesa, è il mio modo di vivere in questa strana società dove faccio fatica a ritrovarmi, dove i comportamenti sono omologati al ribasso, e dove il senso della bellezza e della civiltà sembrano spariti.
EliminaCiao L. e buona serata
Good shaare
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