martedì 15 ottobre 2019

Il blog: il mio retrobottega



In una delle pagine più belle dei “Saggi”, il filosofo francese Michel de Montaigne (1533 – 1592) scriveva: “Bisogna avere moglie, figli, sostanze e soprattutto la salute, se si può; ma non attaccarvisi in maniera che ne dipenda la nostra felicità. Bisogna riservarsi un retrobottega tutto nostro, del tutto indipendente, nel quale stabilire la nostra vera libertà, il nostro principale ritiro e la nostra solitudine. Là noi dobbiamo trattenerci abitualmente con noi stessi, e tanto privatamente che nessuna conversazione o comunicazione con altri vi trovi luogo; ivi discorrere e ridere come se fossimo senza moglie, senza figli e senza sostanze, senza seguito e senza servitori, affinché, quando verrà il momento di perderli, non ci riesca nuovo il farne a meno”.
Devo dire che quel “retrobottega” di Montaigne - nonostante il termine, nella sua accezione più autentica, non sottintenda nulla di spirituale ma faccia riferimento, invece, ad un luogo del tutto mercantile e materiale - ha sempre esercitato su di me un fascino particolare. Esiste, forse, altra immagine metaforica che possa meglio esprimere quello spazio di interiorità che costituisce “il nostro principale ritiro”, in cui ritroviamo indipendenza di pensiero?
Io credo che anche un blog possa essere accomunato a quel “retrobottega” immaginato da Montaigne, quale spazio dell’anima in cui raccogliere e conservare pensieri, parole e idee da spalmare, poi, verso l’esterno e quindi verso chi lo legge. E da ritiro segreto ed intimo, riconducibile ad un momento di solitaria personale riflessione, possa diventare spazio pubblico dove l’intrattenimento con se stessi diventi anche conversazione con gli altri.

14 commenti:

  1. pienamente d'accordo con te e Montaigne, avere un "retrobottega", uno spazio fisico e mentale solo nostro è fondamentale. E il blog è un ottimo retrobottega.
    ml

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    1. Ti rispondo con ritardo perché da alcuni giorni ho lasciato "moglie, figli e sostanze" e mi sono rifugiato in quel "retrobottega" naturale a me più congeniale: la campagna. Lì mi intrattengo con me stesso e con le mie piante dedicandomi alla raccolta delle olive, da cui ricavo un magnifico e genuino olio extravergine, fonte di piacere e soddisfazione. Ciao Carlo.

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  2. che siano stanze reali o metafisiche, un retrobottega non è solo una via di uscita o un luogo sicuro, è un gesto d'amore verso sé stessi. è la montaigne che va da maometto (scusa)

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    1. Dici bene: "un gesto d'amore verso sé stessi"
      Grazie

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  3. Pubblico ma privatissimo, il blog.
    Come ho scritto tanto tempo fa.
    Un retrobottega che serve a molti di noi per fermarci, pensare e contemplare.

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  4. Montaigne credo avesse a cuore due valori ,libertà e verità!

    L'ho meglio approfondito grazie a te:-)

    Ha cercato e ha lasciato la sua impronta descrivendo se stesso nelle sue opere letterarie.Bellissimo anche il suo motto sul "che cosa conosco?"

    Se non sappiamo chi siamo ,arrivando a conoscere noi stessi per prima come può essere possibile conoscere ciò che è esterno a noi?

    Credo che il blog sia il voler depositare una traccia di se stessi,un passaggio che si abbina bene al pensiero stesso di Montaigne,depositando in modo materiale quel che spiritualmente si sente di essere o di appartenere.


    Lo so ...so che pen penserai lecitamente che io non posso saperlo perché un blog non ce l'ho!

    Esaudisco questo pensiero che sembrerebbe contraddittorio,ma accettiamolo una volta per tutte così come ha accettato le contraddizioni di vita lo stesso Montaigne!

    È possibile avere un retrobottega anche senza blog...poter pensare che le mie parole e le mie riflessioni si muovano attraverso quella conoscenza e ubbidienza al sé/ntire!Che poi comunque è anche la mia verità e libertà che appartiene anche a voi blogger o no?



    L.

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    1. I "Saggi" di Montaigne li tengo sul comodino: sono fonte di profonde riflessioni.
      Certo che si può avere un "retrobottega" anche senza un Blog! Ci mancherebbe! Il nostro ritiro dell'anima può essere qualsiasi altro luogo, fisico e mentale, dove potersi appartare in compagnia di sé stessi e dei propri pensieri. E poi- sappilo - la tua presenza nel mio blog/retrobottega è sempre gradita: c'è sempre una "sedia" libera per te :-)
      Un caro saluto

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    2. Una casa dove non c’è una sedia confortevole in cui sedersi è senz’anima.
      (May Sarton)

      Quindi si può comprendere perché sono nel tuo blog e sono io a ringraziarti!

      Una domanda:
      Come mai la raccolta delle olive avviene così in anticipo?Come se tutto stia anticipando i tempi di maturazione rispetto ad alcuni anni fa.Si diceva dalle mie parti che al calare delle temperature maturano le olive e scende l'olio,e questo tempo era tra novembre e dicembre.

      Adesso però riallacciandomi al tuo bel post mi viene un collegamento su quel "retrobottega".

      Percepisco che l'uomo stia diventando sempre più simile ad un uccello...avverte il bisogno di migrare in un altrove,una necessità di volare spiritualmente a sostituzione delle ali!

      Buona serata!


      L.

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    3. I tuoi commento sono sempre preziosi e illuminanti. Quando David Thoreau abbandonò il consorzio civile rifugiandosi sulla sponda del piccolo lago di Walden, nei pressi di Concord (nel Massachusetts), aveva solo tre sedie nella sua capanna (il suo “retrobottega): una per la solitudine (la sua), la seconda per l’amicizia e la terza per la compagnia. Decidi tu su quale sedia vuoi sederti. Sorrido…
      E passiamo alle olive. I tempi di maturazione delle stesse sono rimasti invariati nel tempo (novembre/dicembre): siamo noi che anticipiamo i tempi della raccolta. Una volta – ai tempi di mio nonno – si aspettava che le olive cadessero a terra e poi si raccoglievano una ad una, con tutta la fatica che tale operazione richiedeva. La resa era naturalmente superiore perche le olive erano stramature, però la qualità dell’olio lasciava molto a desiderare. Oggi, invece, si punta sulla qualità dell’olio e non sulla quantità; pertanto ci si arrampica sulla pianta anche quando le olive non sono del tutto mature, muniti di un piccolo rastrello per “pettinare” i suoi rami, oppure si usa un apposito scuotitore elettrico: il famoso abbacchiatore. In entrambi i casi le olive vengono raccolte in un telo steso per terra intorno alla pianta.
      Quel tuo “migrare in un altrove” mi piace assai…e devo dirti che lo percepisco ogni qual volta mi trovo a camminare in una Roma sempre più sporca, sconvolta dai rumori, dal traffico e dalla follia umana. Ti confesso: mi viene voglia di scappare. E allora, ci può essere un posto migliore della campagna, tra gli ulivi?
      Buona serata a te, Linda

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    4. Capisco perfettamente questo tuo commento e conosco bene la procedura della raccolta.La pianta stessa delle olive è L'Ulivo di cui si parla anche nella bibbia...capiamo bene cosa produce ,quale ricchezza sulle nostre tavole apporta...l'immedesimazione nella stessa ricchezza spirituale!


      Ha un valore fortissimo questa tua "fuga " dal caos e dai rumori verso quello spirito di appartenenza...una sorta di richiamo di cui se ne può beneficiare.

      David Thoreau...molto bella la citazione che riporti ed io ho deciso da un bel po la mia sedia:la solitudine !

      Credo che comprenda paradossalmente anche le altre due sedie ed altre ancora su cui ci accomodiamo quotidianamente!


      Grazie ancora...


      L.

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    5. Ti rispondo con ritardo: il perche l'ho spiegato nei commenti precedenti. Al paese non ho il computer...e il cellulare non l'ho ancora comprato...sorrido. anche a me piace la prima sedia, quella della solitudine, ma non disdegno le altre due. Dipende solo da chi le occupa...un caro saluto

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  5. Il mio spazio è il giardino, la cura delle piante, i sacchi di terriccio da spostare, i bulbi da mettere a dimora. È una parte di vita tutta mia.

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    1. Ognuno di noi ha il proprio retrobottega dell'anima: il giardino è certamente uno spazio meraviglioso. Ciao Sara, buona giornata

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