mercoledì 10 aprile 2019

Viaggio col padre



Quando ho intravisto il libro su un banchetto di una libreria dell’usato, sono rimasto subito attratto dal suo titolo così semplice e suggestivo, “Viaggio col padre” , e poi da quella sua bella copertina che riproduce un dipinto di Mario Sironi, copertina così pertinente e inconsueta se confrontata con quelle che dominano oggi nelle librerie. L’autore è ancora una volta uno scrittore dimenticato, Carlo Castellaneta, che fino a quel momento io non conoscevo (se non per sentito dire) e che ha legato il suo nome alla città di Milano, dove era nato nel 1930 da padre pugliese. “Viaggio col padre” è il suo libro di esordio nel mondo letterario. Un bel romanzo di formazione con risvolti autobiografici, la cui vicenda è legata ad un periodo storico difficile, ma anche di grande speranza per il nostro Paese: la fine del Fascismo ed in particolare la liberazione di Milano da parte dei partigiani e delle truppe alleate.

Il romanzo inizia con un viaggio in treno, da Milano a Foggia. Il giovane protagonista - nonché voce narrante del libro - si sta recando insieme al padre nella cittadina pugliese per partecipare ai funerali del nonno, che lui da vivo non aveva mai conosciuto e che il padre avrebbe continuato a ignorare se “non l’avessero illuso vecchie lettere dei fratelli che dicevano di terre e vigneti”. Quel viaggio di tredici ore rappresenta anche l’occasione in cui i due, padre e figlio, si ritrovano: possono dirsi tutto quello che non hanno voluto o saputo raccontarsi durante gli anni della loro difficile convivenza. Ma è il figlio che cerca di ricucire il rapporto incrinato dal tempo e dagli eventi, e questo viaggio in treno verso il Sud sembra la migliore opportunità per rompere un silenzio che dura ormai da molti anni. Il ragazzo vorrebbe chiarire con il padre molte cose del passato. Vorrebbe parlargli, da uomo a uomo, della sua esistenza sbagliata, chiedergli le ragioni della sua fede politica all’interno del partito fascista, dei suoi errori che non ha mai voluto confessare, di quella sua sciagurata decisione di abbandonare la famiglia per seguire una donna più giovane, del dolore che tale scelta aveva provocato alla madre, a lui e ai suoi fratelli. Insomma, vorrebbe accusarlo, metterlo al muro...ma le cose non vanno proprio così.

Il libro è anche un viaggio a ritroso sui binari della memoria che il giovane ripercorre facendo rivivere gli episodi della sua vita familiare sullo sfondo della grande guerra, della campagna d’Africa fino alla liberazione ad opera degli alleati. E’ un racconto molto intenso, umano e storico nello stesso tempo, che si svolge su due piani temporali legati da un rapporto di relazione e dipendenza reciproca, attraverso il quale Castellaneta fa rivivere un periodo storico molto travagliato, quello legato al Fascismo e alla sua caduta, vissuto secondo due diverse prospettive: quella del padre, fascista convinto che assiste incredulo alla disfatta, e quella del figlio che vacilla tra una blanda complicità agli eventi e la negazione della fede fascista in cui crede ciecamente il padre. C’è poi, nel libro, una figura molto rilevante che è quella del “comunista” Ottavio, il quale, con le sue idee contribuisce alla maturazione politica e sociale del giovane narratore attraverso consigli e insegnamenti, come quando gli dice: “Di politica ne vedrai fin che campi, e anche tu un giorno sarai costretto a farne…non possiamo farne a meno, capisci. Ogni atto della giornata è politico. Anche quando vai al cinema o comperi un libero. Ogni momento siamo costretti a scegliere e la scelta che facciamo ha sempre un valore politico”.

6 commenti:

  1. Conosco il nome di Castellaneta, ma solo il nome.

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  2. E' già qualcosa...si inizia così. :-)

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  3. Mi piace questo tuo modo di andare rovistando per mercatini alla ricerca di libri, belli, che non pubblicano più.
    Piero

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    1. Grazie, Piero. E' vero, amo gironzolare non solo per mercatini ma anche per librerie dell'usato. Ce ne sono tanti, a Roma, e devo dire che spesso mi capita di trovare dei libri molto belli, che non vengono più pubblicati. E poi le vecchie edizioni hanno un fascino particolare

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  4. Concordo con la conclusione dell'autore, solo che siamo noi a non rendercene conto per primi e non capiamo l'incredibile potere, per certi aspetti, che ci troviamo ad avere anche solo quando facciamo la spesa.

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    1. E' vero, se avessimo una maggiore consapevolezza di questo nostro potere legato alle spese che facciamo, le cose potrebbero andare diversamente.

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