“Sappiamo tutti quanto siano
suscettibili e presuntuosi gli scrittori e io, sebbene non appartenga ancora a
questa speciale consorteria umana, ho gli stessi loro difetti”
Sono un lettore tradizionale e non
mi lascio irretire dai moderni strumenti elettronici. Mi piace troppo il libro
cartaceo e l’idea di diventare un lettore “digitale”, di dover eventualmente
modificare il mio approccio alla lettura non mi entusiasma affatto. Amo toccare
la carta stampata, sentire il suo odore, quel fruscio della pagina che viene
girata. Sensazioni, queste, che non si possono avvertire stando davanti ad uno
schermo elettronico. Nonostante queste mie idiosincrasie, mi si è presentata
l’occasione per leggere un romanzo pubblicato nella versione ebook, su Amazon,
e devo dire che per me è stata una vera sorpresa: non pensavo di riuscire
nell’impresa. E questo grazie non tanto al dispositivo digitale – che continua
a non attrarmi – quanto al romanzo che ho avuto il piacere di leggere. Si tratta di “Io e Agata” di Nicola Losito, un autore emergente che cura anche
un suo blog “i pensieri e le divagazioni del signor Giacomo”. Siamo un popolo
che legge poco – lo sappiamo bene – e con questi presupposti avere il coraggio di scrivere
un libro e provare a diffonderlo in rete significa, davvero, lanciare una sfida
enorme al mondo dell’editoria. A meno che l’autore non sia un personaggio noto
al grande pubblico: allora le porte dell’industria libraria si spalancano e le
vendite spiccano il volo.
Nicola
Losito ha notevoli doti letterarie e sa scrivere come pochi, ma non essendo un divo
della televisione (non basta somigliare in modo impressionante a Gianni Minà), viene
ignorato dagli editori che non sempre premiano gli autori migliori. Io e Agata rappresenta il suo positivo esordio narrativo: un bel libro che
meriterebbe una diversa attenzione. La storia narrata - che presumibilmente contiene
spunti autobiografici – ripercorre, attraverso località ben definite e in un
arco temporale che va dalla seconda decade del ‘900 fino ai giorni nostri, desideri
e passioni, gioie ed amarezze, frustrazioni e riconoscimenti di due personaggi
sui generis i quali, incontrandosi per caso – lui ha solo 28 anni, lei una
cinquantina – riescono a stabilire tra
loro, nonostante la differenza di età, un intenso e profondo rapporto di
amicizia, reso ancora più forte da una comune passione per la letteratura e per
i libri. E sarà proprio grazie a tale sentimento se la relazione non sarà mai
scalfita dalle tante conflittualità e difficoltà che pure li riguarderanno.
L’io narrante è Fabio, un professore di
liceo in pensione, di origini pugliesi che vive a Milano, tormentato dalle sue
velleità artistiche e letterarie: “diventare uno scrittore famoso e possedere una biblioteca
con un numero infinito di libri”, sposato con Marta che gli ha dato 4 figli. E’ alla continua ricerca di conferme circa le sue dotte capacità ed il
raggiungimento del successo diventa la sua vera ossessione. La protagonista
femminile risponde al nome di Agata, una donna con una personalità molto
complessa, una eccentrica e “strampalata”
psicologa ( è la zia di Marta) che nella vita non fa altro che “esplorare le menti bacate della gente” in
forza della sua presunta capacità d’introspezione psicologica supportata da una
sorta di influenza benevola proveniente dalle sue piante. Appassionata di
pittura grazie al padre mercante d’arte, Agata possiede anche una preziosissima biblioteca, il sogno
proibito di Fabio, e sarà lei stessa ad offrire a quest’ultimo, in punto di
morte, gran parte degli elementi che serviranno a realizzare personaggi e trama
del libro.
E’ una bella e
struggente commedia umana e familiare, tra realtà e finzione, che si legge
tutta d’un fiato nonostante la mole, raccontata con garbo e leggerezza, a volte
velata di sottile malinconia, in cui Agata appare la vera eroina protagonista,
mentre Fabio - con il suo carico di problemi esistenziali e la sua malcelata
vanità – si mostra come un accorto testimone dei fatti, oltre che suo
antagonista, sempre pronto a sbrogliare qualsiasi problema gli si dovesse presentare.
Intorno ai
due interpreti principali del “romanzo di due vite” - come si legge nel testo - si muovono altri interessanti
personaggi i quali, sebbene appaiano complementari rispetto alla vicenda
narrata, riescono tuttavia ad arricchire il quadro familiare. Tra tutti, spicca la figura della moglie di Fabio, Marta “una donna incomprensibilmente gelosa del
suo privato” che ama starsene in disparte, fedele alla promessa fatta ai
genitori di Agata di “vigilare, vita natural durante, sull’unica rappresentante
non maritata e un po’ scapestrata di una famiglia che, per antica tradizione,
considerava il matrimonio e il procreare le sole attività adatte a una
signorina di bell’aspetto e con una buona dote alle spalle”.
Tormentati dalle loro diverse ambizioni di grandezza, i due appassionati protagonisti
del libro sembrano
rincorrere traguardi illusori, custoditi nemmeno tanto segretamente nel
cassetto della propria anima. E pur di raggiungere i loro obiettivi che appaiono
sempre più lontani, non risparmiano le proprie forze tra sconfitte e piccoli
riconoscimenti, mentre intorno a loro la vita scorre severa come sempre, con le
sue piccole gioie e con i suoi affanni quotidiani, con le sue speranze e con le
sue delusioni.
Non mi attira particolarmente questa saga di - in fondo - comune vita quotidiana, fatta di aspirazioni, sogni, e spesso, rinunce e prese di coscienza. Però vado a leggere Nicola sul suo blog. Hai visto mai...
RispondiEliminaNicola è un autore che scrive bene e va sostenuto. Se i vari big della televisione, le cui "opere letterarie" monopolizzano le vetrine di tutte le librerie, sapessero scrivere come lui, io sarei il loro primo lettore. A volte anche la lista della spesa ha una sua valenza letteraria: bisogna però saperla scrivere. Ciao Franco :)
Eliminasorrido perchè per una volta ti sei dedicato a un romanzo (peraltro meritevole, a quel che ci dici) dei nostri giorni, in formato e-book, per giunta!
RispondiEliminamassimolegnani
Sorrido anch'io: e sono il primo a meravigliarmi. E tu hai imparato a conoscermi. Sappi, però, che tornerò al "passato" perché non basta un bravissimo Nicola Losito per convincermi a cambiare rotta. Mi piace troppo la carta stampata...un po' ingiallita dal tempo, così come le storie non ambientate ai nostri giorni, magari raccontate da bravi scrittori che non sono più tra di noi. Un caro saluto :)
EliminaCaro Remigio,
RispondiEliminala tua bella recensione mi ha davvero commosso, ma non solo. Le tue riflessioni mi hanno grandemente meravigliato. Sei riuscito a cogliere in pieno l'esprit più profondo di questo romanzo che conclude la mia carriera letteraria.
Ci conosciamo da poco, una conoscenza virtuale - visto che abbiamo sempre comunicato attraverso commenti nei nostri rispettivi blog - e quindi non potevi sapere che scrivo da diversi anni (praticamente da quando sono in pensione) e che Io e Agata completa la trilogia iniziata da Ossi di Pollo, il mio romanzo d'esordio, seguito poi da Alla bisogna tango si balla, opere anch'esse auto-pubblicate ormai da tempo, baipassando ogni volta le case editrici tradizionali che, comunque, non avrebbero mai preso in considerazione uno sconosciuto come me.
Ho volutamente detto "concluso" perché, come leggerai nel mio prossimo e ultimo post, la partecipazione al Torneo letterario sulla piattaforma Kobo, segna la definitiva messa a riposo della mia penna, utilizzata sia per la scrittura di romanzi e racconti sia per la conduzione del blog su Wordpress.
A convincermi a mettere a tacere ogni velleità artistica è stata, in parte, la delusione per il basso riscontro di vendite delle mie opere, ma, soprattutto, la consapevolezza che senza un pubblico che ti legge non ha nessun senso scrivere. E' un grande bugiardo chi afferma di scrivere per sé, per il solo piacere di mettere i propri pensieri sulla carta. A mio parere, tutti coloro che si dedicano alla scrittura sperano, prima o poi, di ricevere apprezzamenti sia da parte di comuni lettori sia da parte dei critici letterari e, perché no?, anche di guadagnare qualche soldino.
Se, dopo un adeguato scorcio di tempo, questo non avviene è abbastanza sciocco insistere.
La propria vanità, a un certo punto, deve essere messa a tacere anche se è difficile per chiunque ammettere di non avere avuto in dono dal buon Dio il talento per emergere.
Terrò cara questa tua recensione e la rileggerò ogni volta che mi sentirò un po' giù corda pensando a ciò che poteva essere e che non è stato.
Un abbraccio di cuore e un sentito grazie per questo tuo post.
Nicola
Caro Nicola,
Eliminacredevo che “Io e Agata” fosse la tua prima opera narrativa, invece vengo ora a sapere che questo tuo libro così appassionato – e un po’ così autobiografico – suggella la fine del tuo percorso artistico e letterario. Mi dispiace davvero: credimi! Ma io mi permetto di darti un consiglio spassionato: continua a scrivere! E fregatene se gli editori rincorrono i personaggi noti del mondo dello spettacolo, venendo meno al loro compito che è quello di fare cultura e premiare chi sa veramente scrivere. E devo dire che tu te la cavi benissimo. Perciò non abbandonare quest’arte, questa tua capacità di saper giocare, in maniera così positiva, con le parole. Hai perfettamente ragione quando dici che si scrive sempre per qualcuno, per essere letti e “per ricevere apprezzamenti sia da parte di comuni lettori sia da parte dei critici letterari”. Ma se ciò non dovesse succedere, se la gente preferisce leggere la Littizzetto piuttosto che un bel libro scritto bene, non per questo dobbiamo rinunciare ad una nostra passione, che è quella di scrivere. Ricordo che il grande scrittore Cesare Pavese una volta ebbe a dire “è bello scrivere perché riunisce due gioie: parlare da solo e parlare ad una folla”. Sai cosa ti dico, Nicola: non pensare alla folla, in questo momento, e continua a parlare da solo. Sappi che è sempre una gioia. E poi, conserva tutto in un baule …e ai posteri l’ardua sentenza.
Un carissimo saluto :)
Caro Remigio,
RispondiEliminapurtroppo mi trovo in un momento di umore non propizio ai buoni propositi e questo, unito a una notevole stanchezza fisica e mentale, mi consiglia di fare riposare il corpo e lo spirito, in attesa di tempi migliori. La brutta stagione, l'età avanzata e la bassa pressione atmosferica mi hanno spinto ad annullare ogni proposito battagliero e a prendermi una lunga e definitiva vacanza, facendomi da parte e mettendo la mordacchia alla mia vanità. Comunque, allo scopo di dimenticare affanni e delusioni e con la volontà positiva di riprendere il mio normale status di persona allegra e auto-ironica, con amici sto progettando un viaggio in Messico. Poi si vedrà.
La tua carinissima recensione è stata sicuramente una buona medicina, medicina che - se me lo permetti - vorrei condividere con gli amici più intimi.
Un cordiale abbraccio.
Nicola
Approvo le tue intenzioni: una bella e salutare vacanza, con i tuoi amici, è davvero la migliore soluzione. Non posso, quindi, che augurarti un buon viaggio, tante belle cose. E lunga vita. E chissà se in seguito non ci si incontri di nuovo qui...
EliminaUn carissimo abbraccio R.