lunedì 6 febbraio 2017

"Io e Agata": il brillante esordio narrativo di Nicola Losito



“Sappiamo tutti quanto siano suscettibili e presuntuosi gli scrittori e io, sebbene non appartenga ancora a questa speciale consorteria umana, ho gli stessi loro difetti”
 
Sono un lettore tradizionale e non mi lascio irretire dai moderni strumenti elettronici. Mi piace troppo il libro cartaceo e l’idea di diventare un lettore “digitale”, di dover eventualmente modificare il mio approccio alla lettura non mi entusiasma affatto. Amo toccare la carta stampata, sentire il suo odore, quel fruscio della pagina che viene girata. Sensazioni, queste, che non si possono avvertire stando davanti ad uno schermo elettronico. Nonostante queste mie idiosincrasie, mi si è presentata l’occasione per leggere un romanzo pubblicato nella versione ebook, su Amazon, e devo dire che per me è stata una vera sorpresa: non pensavo di riuscire nell’impresa. E questo grazie non tanto al dispositivo digitale – che continua a non attrarmi – quanto al romanzo che ho avuto il piacere di leggere. Si tratta di “Io e Agata” di Nicola Losito, un autore emergente che cura anche un suo blog  “i pensieri e le divagazioni del signor Giacomo”. Siamo un popolo che legge poco – lo sappiamo bene – e con questi presupposti avere il coraggio di scrivere un libro e provare a diffonderlo in rete significa, davvero, lanciare una sfida enorme al mondo dell’editoria. A meno che l’autore non sia un personaggio noto al grande pubblico: allora le porte dell’industria libraria si spalancano e le vendite spiccano il volo.

Nicola Losito ha notevoli doti letterarie e sa scrivere come pochi, ma non essendo un divo della televisione (non basta somigliare in modo impressionante a Gianni Minà), viene ignorato dagli editori che non sempre premiano gli autori migliori. Io e Agata rappresenta il suo positivo esordio narrativo: un bel libro che meriterebbe una diversa attenzione. La storia narrata - che presumibilmente contiene spunti autobiografici – ripercorre, attraverso località ben definite e in un arco temporale che va dalla seconda decade del ‘900 fino ai giorni nostri, desideri e passioni, gioie ed amarezze, frustrazioni e riconoscimenti di due personaggi sui generis i quali, incontrandosi per caso – lui ha solo 28 anni, lei una cinquantina –  riescono a stabilire tra loro, nonostante la differenza di età, un intenso e profondo rapporto di amicizia, reso ancora più forte da una comune passione per la letteratura e per i libri. E sarà proprio grazie a tale sentimento se la relazione non sarà mai scalfita dalle tante conflittualità e difficoltà che pure li riguarderanno.

L’io narrante è Fabio, un professore di liceo in pensione, di origini pugliesi che vive a Milano, tormentato dalle sue velleità artistiche e letterarie: diventare uno scrittore famoso e possedere una biblioteca con un numero infinito di libri”, sposato con Marta che gli ha dato 4 figli. E’ alla continua ricerca di conferme circa le sue dotte capacità ed il raggiungimento del successo diventa la sua vera ossessione. La protagonista femminile risponde al nome di Agata, una donna con una personalità molto complessa, una eccentrica e “strampalata” psicologa ( è la zia di Marta) che nella vita non fa altro che “esplorare le menti bacate della gente” in forza della sua presunta capacità d’introspezione psicologica supportata da una sorta di influenza benevola proveniente dalle sue piante. Appassionata di pittura grazie al padre mercante d’arte, Agata possiede anche  una preziosissima biblioteca, il sogno proibito di Fabio, e sarà lei stessa ad offrire a quest’ultimo, in punto di morte, gran parte degli elementi che serviranno a realizzare personaggi e trama del libro.  

E’ una bella e struggente commedia umana e familiare, tra realtà e finzione, che si legge tutta d’un fiato nonostante la mole, raccontata con garbo e leggerezza, a volte velata di sottile malinconia, in cui Agata appare la vera eroina protagonista, mentre Fabio - con il suo carico di problemi esistenziali e la sua malcelata vanità – si mostra come un accorto testimone dei fatti, oltre che suo antagonista, sempre pronto a sbrogliare qualsiasi problema gli si dovesse presentare. Intorno ai due interpreti principali del  “romanzo di due vite”  - come si legge nel testo - si muovono altri interessanti personaggi i quali, sebbene appaiano complementari rispetto alla vicenda narrata, riescono tuttavia ad arricchire il quadro familiare. Tra tutti, spicca la figura della moglie di Fabio, Marta “una donna incomprensibilmente gelosa del suo privato” che ama starsene in disparte, fedele alla promessa fatta ai genitori di Agata di vigilare, vita natural durante, sull’unica rappresentante non maritata e un po’ scapestrata di una famiglia che, per antica tradizione, considerava il matrimonio e il procreare le sole attività adatte a una signorina di bell’aspetto e con una buona dote alle spalle”.

Tormentati dalle loro diverse ambizioni  di grandezza, i due appassionati protagonisti del libro sembrano rincorrere traguardi illusori, custoditi nemmeno tanto segretamente nel cassetto della propria anima. E pur di raggiungere i loro obiettivi che appaiono sempre più lontani, non risparmiano le proprie forze tra sconfitte e piccoli riconoscimenti, mentre intorno a loro la vita scorre severa come sempre, con le sue piccole gioie e con i suoi affanni quotidiani, con le sue speranze e con le sue delusioni.

8 commenti:

  1. Non mi attira particolarmente questa saga di - in fondo - comune vita quotidiana, fatta di aspirazioni, sogni, e spesso, rinunce e prese di coscienza. Però vado a leggere Nicola sul suo blog. Hai visto mai...

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    1. Nicola è un autore che scrive bene e va sostenuto. Se i vari big della televisione, le cui "opere letterarie" monopolizzano le vetrine di tutte le librerie, sapessero scrivere come lui, io sarei il loro primo lettore. A volte anche la lista della spesa ha una sua valenza letteraria: bisogna però saperla scrivere. Ciao Franco :)

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  2. sorrido perchè per una volta ti sei dedicato a un romanzo (peraltro meritevole, a quel che ci dici) dei nostri giorni, in formato e-book, per giunta!
    massimolegnani

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    1. Sorrido anch'io: e sono il primo a meravigliarmi. E tu hai imparato a conoscermi. Sappi, però, che tornerò al "passato" perché non basta un bravissimo Nicola Losito per convincermi a cambiare rotta. Mi piace troppo la carta stampata...un po' ingiallita dal tempo, così come le storie non ambientate ai nostri giorni, magari raccontate da bravi scrittori che non sono più tra di noi. Un caro saluto :)

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  3. Caro Remigio,
    la tua bella recensione mi ha davvero commosso, ma non solo. Le tue riflessioni mi hanno grandemente meravigliato. Sei riuscito a cogliere in pieno l'esprit più profondo di questo romanzo che conclude la mia carriera letteraria.
    Ci conosciamo da poco, una conoscenza virtuale - visto che abbiamo sempre comunicato attraverso commenti nei nostri rispettivi blog - e quindi non potevi sapere che scrivo da diversi anni (praticamente da quando sono in pensione) e che Io e Agata completa la trilogia iniziata da Ossi di Pollo, il mio romanzo d'esordio, seguito poi da Alla bisogna tango si balla, opere anch'esse auto-pubblicate ormai da tempo, baipassando ogni volta le case editrici tradizionali che, comunque, non avrebbero mai preso in considerazione uno sconosciuto come me.
    Ho volutamente detto "concluso" perché, come leggerai nel mio prossimo e ultimo post, la partecipazione al Torneo letterario sulla piattaforma Kobo, segna la definitiva messa a riposo della mia penna, utilizzata sia per la scrittura di romanzi e racconti sia per la conduzione del blog su Wordpress.
    A convincermi a mettere a tacere ogni velleità artistica è stata, in parte, la delusione per il basso riscontro di vendite delle mie opere, ma, soprattutto, la consapevolezza che senza un pubblico che ti legge non ha nessun senso scrivere. E' un grande bugiardo chi afferma di scrivere per sé, per il solo piacere di mettere i propri pensieri sulla carta. A mio parere, tutti coloro che si dedicano alla scrittura sperano, prima o poi, di ricevere apprezzamenti sia da parte di comuni lettori sia da parte dei critici letterari e, perché no?, anche di guadagnare qualche soldino.
    Se, dopo un adeguato scorcio di tempo, questo non avviene è abbastanza sciocco insistere.
    La propria vanità, a un certo punto, deve essere messa a tacere anche se è difficile per chiunque ammettere di non avere avuto in dono dal buon Dio il talento per emergere.
    Terrò cara questa tua recensione e la rileggerò ogni volta che mi sentirò un po' giù corda pensando a ciò che poteva essere e che non è stato.
    Un abbraccio di cuore e un sentito grazie per questo tuo post.
    Nicola

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    1. Caro Nicola,
      credevo che “Io e Agata” fosse la tua prima opera narrativa, invece vengo ora a sapere che questo tuo libro così appassionato – e un po’ così autobiografico – suggella la fine del tuo percorso artistico e letterario. Mi dispiace davvero: credimi! Ma io mi permetto di darti un consiglio spassionato: continua a scrivere! E fregatene se gli editori rincorrono i personaggi noti del mondo dello spettacolo, venendo meno al loro compito che è quello di fare cultura e premiare chi sa veramente scrivere. E devo dire che tu te la cavi benissimo. Perciò non abbandonare quest’arte, questa tua capacità di saper giocare, in maniera così positiva, con le parole. Hai perfettamente ragione quando dici che si scrive sempre per qualcuno, per essere letti e “per ricevere apprezzamenti sia da parte di comuni lettori sia da parte dei critici letterari”. Ma se ciò non dovesse succedere, se la gente preferisce leggere la Littizzetto piuttosto che un bel libro scritto bene, non per questo dobbiamo rinunciare ad una nostra passione, che è quella di scrivere. Ricordo che il grande scrittore Cesare Pavese una volta ebbe a dire “è bello scrivere perché riunisce due gioie: parlare da solo e parlare ad una folla”. Sai cosa ti dico, Nicola: non pensare alla folla, in questo momento, e continua a parlare da solo. Sappi che è sempre una gioia. E poi, conserva tutto in un baule …e ai posteri l’ardua sentenza.
      Un carissimo saluto :)

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  4. Caro Remigio,
    purtroppo mi trovo in un momento di umore non propizio ai buoni propositi e questo, unito a una notevole stanchezza fisica e mentale, mi consiglia di fare riposare il corpo e lo spirito, in attesa di tempi migliori. La brutta stagione, l'età avanzata e la bassa pressione atmosferica mi hanno spinto ad annullare ogni proposito battagliero e a prendermi una lunga e definitiva vacanza, facendomi da parte e mettendo la mordacchia alla mia vanità. Comunque, allo scopo di dimenticare affanni e delusioni e con la volontà positiva di riprendere il mio normale status di persona allegra e auto-ironica, con amici sto progettando un viaggio in Messico. Poi si vedrà.
    La tua carinissima recensione è stata sicuramente una buona medicina, medicina che - se me lo permetti - vorrei condividere con gli amici più intimi.
    Un cordiale abbraccio.
    Nicola

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    1. Approvo le tue intenzioni: una bella e salutare vacanza, con i tuoi amici, è davvero la migliore soluzione. Non posso, quindi, che augurarti un buon viaggio, tante belle cose. E lunga vita. E chissà se in seguito non ci si incontri di nuovo qui...
      Un carissimo abbraccio R.

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