Il sentimento dell’amore nella fase adolescenziale, con le sue prime
pulsioni sessuali, è un tema molto sentito sia dalla letteratura che dal
cinema. Da sempre, gli scrittori hanno provato a raccontare quel difficile passaggio
che prelude alla maggiore età, in cui subentrano nuove passioni, mai
sperimentate prima, contornate da forti scompigli emotivi e psicologici. E quando,
poi, la narrazione tocca quegli aspetti un po’ scabrosi, il confine tra il
lecito e il pruriginoso appare davvero molto labile. Tutto dipende, allora,
dalla bravura e dalla capacità dello scrittore che si cimenta in tale racconto,
affinché il risultato finale sia letterario piuttosto che pornografico. Tra i
libri letti al riguardo, ricordo con grande piacere “Agostino”, di Alberto Moravia, il cui tredicenne protagonista,
durante una vacanza al mare con la madre, si desta per la prima volta alla vita
dei sensi. Mi viene ancora in mente il delicato libro di Alberto Vigevani “Estate al lago”, dove lo scrittore
dipinge con gradevolezza la storia sentimentale di un quindicenne, il suo amore
muto e platonico nei confronti della madre di un suo compagno, costellato di
silenzi e contemplazione. E poi non posso dimenticare quel capolavoro che
risulta essere “Il diavolo in corpo”
dello scrittore francese Raymond Radiguet (morto all’età di 20 anni), che ci
parla del rapporto d’amore tra un adolescente e una giovane donna già sposata.
Questa lunga premessa, per introdurre il libro di cui vorrei
parlare che - nel suo genere - rappresenta un testo di rara bellezza: si tratta
di “Un bellissimo novembre”, dello
scrittore siciliano Ercole Patti. L’ho scovato tra i banchetti di un mercatino
dell’usato, con le sue pagine meravigliosamente ingiallite (nella prima
edizione Garzanti del 1971), visto che il romanzo è ormai fuori produzione. Io
credo che Ercole Patti sia uno dei grandi maestri del Novecento che andrebbe
riscoperto e ripubblicato; ma si sa che gli editori, da un po’ di tempo a
questa parte, preferiscono rincorrere altre facce, altri autori, forse più
redditizi ma sicuramente meno bravi di quelli a torto dimenticati.
Il racconto di Patti ci riporta nella Sicilia della seconda
decade del ‘900, dove una famiglia benestante di Catania (tra sorelle, cognate,
cugini, nipoti e amici) si appresta – come tutti gli anni nel periodo della
vendemmia – a trascorrere qualche settimana di vacanza in una vecchia e grande
casa circondata da una grossa vigna, arrampicata sui fianchi dell’Etna. Lo
scrittore concentra immediatamente l’attenzione su due personaggi: Nino, un
ragazzo di 16 anni, e la provocante ed ambigua zia Cettina di 28 anni, maritata
e sorella della madre. Dapprima, il ragazzo è unito alla zia da un sottile gioco
di sguardi furtivi e di contatti quasi involontari, che però bastano a
risvegliare per la prima volta i suoi sensi di adolescente ed a provocargli un
forte turbamento mai avvertito prima. In seguito, il rapporto di seduzione -
ambiguamente portato avanti dalla zia Cettina - diventa sempre più chiaro e
provocante, tant’è che Nino finisce per perdere completamente la testa per lei. La vicenda si dipana in un contesto bucolico, durante una calda estate di
San Martino, tra la vendemmia e la raccolta delle castagne, la caccia alle
calandre e le passeggiate nel bosco in mezzo agli ulivi e alle querce. In un
susseguirsi di fugaci piaceri e dolci emozioni, di improvvisi scatti di gelosia
e di penose sofferenze, per Nino la zia diventa una vera ossessione, il suo
pensiero fisso che lo fiacca nell’animo: la osserva di nascosto, la segue in
ogni suo movimento cercando sempre un contatto fisico con lei, un suo sguardo, una sua
carezza. E quando la intravede appartata in un casolare con un suo amante, comprende
che tutto è finito e che Cettina non è più sua. Si fa allora prendere dalla
paura e, attanagliato dalla disperazione, fugge via in lacrime da quel luogo.
La fine tragica e commovente della breve storia è quella che nessuno si
aspetta. Con questo romanzo – che si legge tutto d’un fiato - la vena narrativa
di Patti tocca vette altissime, grazie alla poetica semplicità della sua scrittura
e grazie soprattutto alla sua sensibilità letteraria, capace di assorbire, con vero
garbo, ogni sorta di scabrosità insita nella vicenda.
a suo tempo avevo visto il film che ne era stato tratto, sicuramente non all'altezza del romanzo per come mi è scivolato via senza memoria.
RispondiEliminamassimolegnani
Il film non l'ho visto. Comunque sono d'accordo con te: non sempre le trasposizioni cinematografiche di opere letterarie sono all'altezza. Così come a volte può succedere che il film sia migliore del romanzo da cui è tratto. Ciao Carlo e buona giornata.
Eliminacome sempre eccellente recensione,
RispondiEliminal'adolescente sedotto da una zia e/o da una donna adulta è una metonimia da sempre protagonista di libri e opere cinematografiche, come giustamente dici, il difficile è saper narrare la storia mantenendo certi equilibri. Mi pare che il Patti ci sia riuscito alla grande.
Grazie Tads. Come sempre, troppo buono :-)
EliminaBello il tuo riscoprire testi di autori che anch'io ho amato ma che, come tanti, ho dimenticato. Comunque fanno ancora parte della mia biblioteca personale.
EliminaNicola
Come diceva qualcuno, certi libri non finiranno mai di dire quello che hanno da dire. E poi, noi che abbiamo una certa età... (sorrido) siamo legati ad alcuni autori che, purtroppo, oggi sono finiti nel dimenticatoio. Un saluto, Nicola
Elimina