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sabato 16 gennaio 2016

Come è bello far la spesa



Lo confesso: mi piace fare la spesa. Sono un abituale e indomito frequentatore di supermercati e mercatini rionali. Devo dire che ho acquisito in tanti anni di dignitosa attività - dispensando mia moglie da questa gravosa incombenza - una certa dimestichezza con i luoghi della distribuzione, una discreta conoscenza dei prezzi ed una apprezzabile competenza tecnico-alimentare. Ho imparato per esempio a distinguere le pere coscia da quelle kaiser, il carciofo “tondo di Paestum” dalla “mammola romanesca, la caciotta romana dal caciocavallo abruzzese.  
Dobbiamo pur mangiare e sappiamo quanto oggi sia difficile trovare cibi sani e naturali, saturi come sono di conservanti, coloranti ed altre schifezze simili. Quando si parla di cibo mi ritornano sempre in mente le parole della buon’anima di mia nonna, la quale aveva capito in anticipo rispetto ai tempi che le cose stavano per cambiare - in peggio - nel campo agroalimentare; infatti soleva ripetere: “moriremo tutti avvelenati”. Evidentemente si era resa conto, la poveretta, che stavano per sparire le buone cose fatte in casa come solo lei sapeva preparare: il pane, i biscotti, la pasta, il formaggio, la passata di pomodoro, le salsicce… E che anche la frutta e la verdura, trattati con pesticidi chimici, costituivano un pericolo per la nostra salute. Se è proprio così, se davvero dobbiamo morire avvelenati mangiando due mele annurche e un’insalata riccia, ebbene preferisco avvelenarmi con le mie mani, scegliendo i veleni che mi danno più fiducia e mi garantiscono una minore sofferenza. E allora, quando mi accorgo che il frigorifero di casa sta per svuotarsi, senza lasciarmi prendere dallo sconforto, parto alla volta del supermercato. Una volta esisteva il negozietto sotto casa: era quasi sempre una bottega a conduzione familiare. Poi qualcuno si è accorto che le massaie, in questi posti, compravano solo ciò di cui avevano bisogno e non vi trascorrevano l’intera giornata. Comportamenti, questi, che non andavano bene e allora, per far si che si consumasse sempre di più ed aumentassero a dismisura sprechi e rifiuti, hanno inventato dei luoghi immensi, dove si va a fare la spesa con dei veri e propri container. Naturalmente i piccoli negozi sotto casa hanno dovuto chiudere perché non potevano competere con le multinazionali della distribuzione.

La cosa che più colpisce, quando si entra in questi mega centri del consumo, è la varietà e l’abbondanza di qualsiasi prodotto di cui sono stracolmi gli scaffali, tutti sistemati in maniera strategica, tale da farti spendere sempre di più: succede che eri entrato per comprare il pane e il sale e ne esci con una vagonata di articoli di cui spesso non avevi strettamente bisogno. Però erano “in offerta” e pazienza se poi hai dimenticato di prendere proprio il pane e il sale.
In fila alla cassa il confronto tra i carrelli è d’obbligo: sembra quasi - a guardare i volti orgogliosi di chi si porta dietro il “vagone” - che ci sia una sorta di gara spendereccia a chi ce l’ha più zeppo. Ebbene devo dire che il mio appare sempre semivuoto rispetto all’abbondanza di mercanzie che tracimano dai carrelli dei vicini. A volte resto esterrefatto ed ho come l’impressione, di fronte a quell’accaparramento selvaggio di derrate alimentari, che stia per arrivare,  a mia insaputa, un lungo periodo di carestia, oppure che sia stata annunciata una guerra e la gente abbia paura di rimanere senza viveri; resto incredulo quando mi accorgo che la signora accanto a me, il cui peso è proporzionato alla sua spesa, butta dentro il carrello qualsiasi cosa le capiti a portata di mano senza il minimo discernimento. Sembra quasi che l’unica sua accortezza sia quella di arraffare tutti i prodotti ben reclamizzati e la pubblicità sia, pertanto, il suo esclusivo parametro di sicurezza, il suo unico metro di giudizio. “ Io guardo sempre la pubblicità in televisione – ha detto una volta lo scrittore Erri de Luca - altrimenti non potrei sapere quali sono le cose che non devo comprare”.

Quando mi presento alla cassa con la mia spesa striminzita da pagare, avverto un senso di imbarazzo con quel mezzo chilo di pomodorini pachino comprati al reparto del biologico, una fetta di primo sale di pecora della Ciociaria, 250 grammi di  mozzarelle di bufala di Battipaglia e due pacchi di spaghetti di Gragnano. Non posso competere con quella signora di prima, che dietro di me avanza a fatica spingendo il suo tir strapieno di scatole di merendine di tutti i tipi (ripiene di coloranti, conservanti, edulcoranti…), innumerevoli pacchi di pesce surgelato al mercurio pescato nei vari oceani, diverse confezioni di affettati di mortadella e salami di dubbia provenienza, pacchi di assorbenti e carta igienica in offerta, bottiglie di olio “d’oliva” prodotto non si sa dove, confezioni di enormi e oscene cosce di pollo dal colore incerto (nate in Polonia, macellate in Olanda e confezionate in Italia), barattoli alla rinfusa di sughi già pronti, buste di insalata già lavata, fagiolini già lessati, cicoria catalogna passata in padella, pacchi di piatti e posate in plastica, lattine di pomodori pelati (come natura crea), due pizze quattro stagioni surgelate…; e quella signora, sbirciando il mio carrello pressoché vuoto, sembra  guardarmi quasi con un sentimento di pietà misto a disprezzo, come se fossi un povero miserabile, un morto di fame, degno della sua commiserazione.

4 commenti:

  1. Simpatica analisi tra il serio e il faceto. Condivido. Piero

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  2. Molto divertente il tuo post nel quale un po' mi ci specchio.
    fino a un anno fa ero totalmente digiuno di supermercati, poi anch'io mi sono preso come compito familiare la spesa e in questi ultimi mesi mi sono fatto una discreta esperienza.
    Prima che ti scandalizzi incontrandomi alla cassa, ti dico subito che sono uno di quelli dal carrello stracolmo, ma a mia scusante ho il fatto di abitare in campagna e di fare la spesa solo ogni tre settimane (in pratica passo 3 settimane a compilare la lista delle cose da comprare e da quella poi non mi discosto,nonostante le più allettanti offerte)
    ciao
    massimolegnani

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    Risposte
    1. Allora tu sei giustificato (rido naturalmente)Grazie comunque per il tuo contributo. Ciao Carlo

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