Cerca nel blog

mercoledì 6 maggio 2015

Una gara per la conquista del cielo





Ve lo ricordate l’Empire State Bulding di New York ? E’ stato fino agli anni settanta il grattacielo più alto del mondo con i suoi 381 metri di altezza e 103 piani; perse il suo primato dopo 41 anni, nel 1972 (era stato inaugurato nel 1931) in favore delle Torri Gemelle, alte entrambe 417 metri con 110 piani (distrutte, come tutti sappiamo, dall’attentato terroristico dell’11 settembre 2001). Quel primo storico grattacielo è ancora adesso uno dei simboli dell’America; tuttavia al confronto con altri edifici, sempre più alti, che sono stati costruiti in questi ultimi anni nel mondo - dal Petronas Towers di Kuala Lumpur (452 m.) al Taipei 101 di Taiwan (459 m.) dal Financial Center di Shanghai (487 m.) al Abraj Al Bait di La Mecca (601 metri), l’Empire State Bulding appare come una casetta di modeste dimensioni. Oggi il guinness dei primati appartiene al Burj Khalifa di Dubai alto 828 metri e con i suoi 163 piani costituisce la più alta struttura mai costruita dall’uomo. Ma è un record, quest’ultimo, destinato a durare poco perché è in costruzione a Gedda in Arabia Saudita, sulle rive del Mar Rosso, la Kingdom Tower (la torre dell’impero) alta 1.007 metri la cui realizzazione è prevista entro il 2018. Un edificio alto un chilometro rilancia con forza questa forma di architettura come icona assoluta della modernità e del potere economico-finanziario. Evidentemente ciò che si eleva verso il cielo sembra che desti molta più meraviglia di quanta ne possa suscitare ciò che invece si allunga sulla terra. Infatti un edificio lungo un chilometro come il famoso serpentone di Corviale a Roma - una tra le opere architettoniche più controverse realizzate in questi ultimi anni nella Capitale - non può assolutamente competere, in magnificenza, con una torre di calcestruzzo+acciao+vetro alta un chilometro, in qualsiasi contesto venga immaginata: nel primo caso l’edificio allude al degrado e alla miseria, nel secondo, invece, alla potenza ed alla ricchezza.  

Oggi le megalopoli  tendono ad estendersi verso l’alto e si assiste ad una affannosa corsa, da parte degli Stati più ricchi, a costruire il grattacielo sempre più imponente di quello del vicino: una sorta di esibizione voyeuristica a chi ce l’ha più lungo. E’ la retorica muscolare delle grandi Nazioni della Terra che attraverso questo tipo di architettura in verticale ostentano la loro ricchezza e la loro potenza economica, in nome di un’astratta e feroce modernità. Per nostra fortuna l’Italia arranca in queste progettazioni e non partecipa in maniera schizofrenica a questa gara di gigantismo architettonico. La maggior parte dei nostri grattacieli sono stati costruiti a Milano e Napoli, però ci siamo fermati ad altezze più ragionevoli. Se non sbaglio l’edificio più alto d’Italia credo sia la Torre Unicredit di Milano che conta 32 piani ed è alta 231 metri (146 + 85 della guglia). Davvero una “piccola torre” se la confrontiamo con quegli immensi edifici realizzati in altre parti del mondo, sopra menzionati. D’altra parte c’è da dire che costruire grattacieli in una grande città non costituisce un’azione giustificata e non asseconda nessuna reale necessità abitativa, considerato il calo demografico che si verifica nel nostro paese; se ciò avvenisse, significherebbe solo adottare un modello “vincente” di urbanizzazione, sinonimo di modernità, adeguandosi così alle scelte architettoniche e socioculturali in vigore in altre parti del mondo.

E allora mi viene da pensare: che vadano pure sempre più in alto, questi Americani e questi sceicchi degli Emirati arabi, che ostentino in egual misura la loro ricchezza attraverso tali simboli fallici che svettano tra le nuvole. E teniamoci le nostre cupole, i nostri campanili, i nostri templi e le nostre torri medioevali che non “si elevano” verso il cielo come mostri di acciaio, ma che invece “ci elevano” con la loro perfezione al di sopra delle brutture quotidiane. Perché si può guardare il mondo dall’alto in basso non solo stando appollaiati al centesimo piano di un grattacielo, ma anche e soprattutto fermandosi di fronte a quelle cupole, a quelle torri e a quei campanili che nel passato furono scelti - con un’apposita normativa o anche solo per buon senso - come misura limite dell’altezza consentita a qualsiasi altro edificio. Così come la Torre pendente di Pisa o la torre degli Asinelli di Bologna, la guglia del Duomo di Milano o il campanile di San Marco a Venezia, la cupola di San Pietro a Roma o quella del Brunelleschi a Firenze. Ma l’elenco sarebbe lunghissimo e non basterebbe un grattacielo moderno per contenere tutti i nomi dei nostri antichi edifici. Una misura convenzionale, quella stabilita nel passato, che – come scrive Salvatore Settis “incarnava (e in piccola misura incarna ancora) un’etica del self-restraint, un’idea di città unitaria e dotata di memoria, di un’anima, di un progetto. Capace di pensare se stessa”. Simbolizzava, mi permetto di aggiungere,  una sorta di condotta morale che non lacerava affatto il territorio in cui venivano inserite tali opere ma che tendeva piuttosto ad abbellirlo ed a renderlo più umano e vivibile.

10 commenti:

  1. Se devo dirtelo.. adoro i grattacieli! Sogno un viaggio a New York forse solo per i suoi grattacieli.. ma tengo ben strette le nostre cupole e i pinnacoli gotici... conosci la Sagrada Familia di Gaudì? Ecco una sorta di compromesso tra sfida ai cieli e "progetto con l'anima"..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se proprio devo dirtelo, io non ce l'ho con chi adora i grattacieli (ci mancherebbe!) ma con chi li progetta e li costruisce. Per me sono orribili e inumani condomini dove la spersonalizzazione è al suo massimo livello. Quando tu concentri in un simile modello architettonico decine di migliaia di persone, costruisci una sorta di bomba umana su cui, da una parte, si può effettuare un forte controllo sociale e dall'altra si può concentrare l'attenzione del terrorismo (come purtroppo già è successo) causando migliaia di morti. La Sagrada Familia è altro: è una cattedrale e come tutti i luoghi simili ha un'anima. Il grattacielo può suscitare stupore...meraviglia...può addirittura essere considerato bello: ma è un bellezza senz'anima :-)

      Elimina
  2. Nel Medioevo (e nei nostri borghi e centri storici ce ne sono migliaia di tracce) chi conquistava potere e denaro voleva mostrarlo ai concittadini proprio costruendo una torre. Qualche piano da terra. Per sollevarsi e distinguersi.
    Ora è tutto fuori misura, ovviamente.
    Troppo fuori misura, secondo me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo. Anche secondo me tutto è fuori misura. E' una gara continua a chi costruisce il grattacielo più alto del mondo, senza nessuna logica.

      Elimina
    2. Sinceramente non sono d'accordo. Perchè mettere i nostri tetti rossi e le nostre magnifiche cupole in confronto, in competizione con i grattacieli ? E' un po' come chiedere ad un bambino se ama di più il papà o la mamma?
      Come si può confrontare "La battaglia di San Romano" di Paolo Uccello, con "Guernica" di Picasso ? O il fascino del deserto con il rigoglio di un atollo alle Maldive ?
      La bellezza non ha un solo volto. E ciò che è fatto bene è bello.
      A me i grattacieli piacciono e pure tutta quella architettura avvenieristica, così stimolante. Sarà forse smodatamente edonistica ma esprime un'energia incomparabile, una capacità dell'uomo moderno di sfidare le leggi della statica e della fisica.. Energia che alla fine diventa cultura. Altrettanto mi piacciono gli antichi palazzi, le mura, i castelli che hanno sfidato i secoli e che ancora oggi influenzano il carattere di una città. Proprio come diceva Le Corbusier l'armonia è bellezza e la bellezza è felicità. E,da questo punto di vista, si può essere felici sotto il cielo di Roma come sotto quello di New York ! Scusa la lungaggine però questo argomento mi ha molto preso. Però che bello discutere. . . :-)

      Elimina
    3. Non ci crederai, ma sono molto più soddisfatto quando qualcuno è in disaccordo con me. Significa che ho toccato la sua intelligenza e l'ho sollecitato ad esprimere un suo contributo. Viva dunque la diversità di pensiero: accresce la conoscenza e rende più interessante la discussione.
      Quando io penso ad un grattacielo alto un chilometro, in grado di contenere decine di migliaia di esseri umani (come in un immenso alveare), ti confesso che mi vengono i brividi e non riesco a contenere il mio sgomento. Né riesco a vedere in quel "mostro" di acciao-vetro-cemento l'altro volto della bellezza. Io credo che l'emozione sia il vero elemento selettivo tra un grattacielo e una cattedrale, entrambi opere straordinarie dell'ingegno umano: il primo sintetizza il presente con la sua modernità in continua evoluzione, la seconda il passato, con la sua eternità. Il grattacielo mi sorprende, ma solo la cattedrale mi emoziona. Grazie davvero per il tuo commento, sempre stimolante, come al solito :-)

      Elimina
    4. Non bisogna confondere la bellezza con lo stupore. Un grattacielo alto 800 metri mi stupisce ma da qui a dire che è "bello" ce ne vuole.
      Questo il mio modo di vedere...

      Elimina
    5. Condivido...è proprio quello che ho cercato di dire.

      Elimina
  3. wow bel post :)
    condivido in parte il discorso di bellezza...perché la vedo correlata anche all' emozione, che sia architettonicamente quanto paesaggisticamente, ti evoca.
    Ecco, forse lo stupore è il termine giusto per una architettura avveniristica, come dici,
    ma da brava fobica, non trovo bellezza, in un brulicare di persone che, tra varie ascensori non potrebbero incontrarsi mai, pur abitando, vivendo, lavorando in tale posto per anni. Sono per le le dimensioni " del restiamo umani", in ogni aspetto della vita...vale per l'architettura, quanto ai grossi centri commerciali o ai social virtuali...
    grazie del tuo commento
    a presto :)

    RispondiElimina