domenica 22 marzo 2015

Il piacere della lentezza



Perché  è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Se lo chiedeva Milan Kundera, in un suo famoso libro pubblicato nel 1994 che si intitola, appunto, “La lentezza”. Viviamo in un mondo in cui questo atteggiamento lento nei confronti delle cose e della vita sembra sia stato bandito definitivamente. Dobbiamo andare sempre più veloci; dobbiamo fare le cose sempre di fretta; non possiamo perdere tempo perché il tempo è denaro; ci spostiamo da un punto all’altro della terra a velocità supersonica; al semaforo dobbiamo partire qualche secondo prima che scatti il verde, altrimenti quello dietro di noi – che ha sempre fretta - ci suona immediatamente; il computer deve essere una scheggia altrimenti diventiamo nervosi.
Abbiamo inventato degli strumenti tecnologici talmente potenti e veloci che non ci consentono più di riflettere, perché la velocità annulla il pensiero. Un uomo che corre a piedi, avverte sempre il proprio peso, la propria età, sente la stanchezza, può decidere se aumentare la corsa o diminuirla, fermarsi o continuare, perché è sempre consapevole di se stesso e delle proprie forze. Ma quando quell’uomo delega il potere di generare velocità ad una macchina, quando insomma si trova alla guida di una Ferrari lanciata a 300 chilometri all’ora, il suo corpo non è più presente e la velocità sostituisce il pensiero. La velocità diventa ebbrezza e rimpiazza la mente. Non c’è più riflessione ma solo estasi.

Kundera dice ancora che “c’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Prendiamo una situazione delle più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto, cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo. Chi, invece, vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa, che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo”. Quindi il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria quanto il grado di velocità all’intensità dell’oblio. In altre parole la lentezza ci permette di ricordare mentre la velocità ci incita a dimenticare. Sembrerebbe, a questo punto, che la nostra società - che si è completamente abbandonata al demone della velocità ed è ossessionata dall’iperattivismo produttivo - non voglia fare altro che dimenticare e non pensare. Ma una società che non ha memoria non può avere un futuro. E per questo che oggi noi viviamo solo il presente e non abbiamo idea di come possa essere l’avvenire.
Ci affrettiamo senza sosta, ma nel contempo non sappiamo dove stiamo andando. Ma perché ogni nostra giornata deve essere inevitabilmente all’insegna della fretta e dell’ansia? Perché ci sottoponiamo quotidianamente a ritmi di vita sempre più intensi e snervanti? Essere inattivi, bighellonare, lasciare che il tempo scorra lento su di noi, oziare e, perché no, annoiarsi: sono tutte azioni che non sono apprezzate nella nostra società. E’  d’obbligo correre da un impegno all’altro. Restare invece a casa, lasciarsi assorbire da un buon libro, fare le cose con ritmi più umani e naturali, far scorrere il tempo standosene seduti sul terrazzo a prendere il sole o a coltivare i gerani….tutto ciò viene marchiato come inerzia, mancanza di iniziativa, inettitudine. Bisogna, invece, dare l’impressione di essere sempre attivi, efficienti, scattanti, impegnati.

La lentezza oggigiorno è considerata una brutta parola: sinonimo di indolenza, svogliatezza che non porta da nessuna parte e – secondo i cultori della velocità e degli ottimizzatori del tempo - non crea ricchezza, non genera progresso. Eppure è fondamentale per ristabilire i nostri ritmi naturali e per ritrovare le nostre pause quotidiane. Non riusciamo più a vivere secondo i cicli naturali ed abbiamo stravolto completamente il rapporto umano con il tempo. Un rapporto che andrebbe curato e regolato attraverso delle regole di comportamento più vicine alle esigenze naturali dell’uomo. Dovremmo ritornare a coltivare l’ozio, quale arte di saper ascoltare, riflettere, pensare, perché la velocità è nemica del nostro equilibrio psico-fisico. Ma andrebbe rivisto anche il rapporto con la natura, perché non possiamo sempre forzare e velocizzare la crescita delle piante e delle verdure. Non capisco perché dobbiamo mangiare le ciliegie a natale e le fragole a febbraio. Se vogliamo salvarci, è importante riscoprire la verità di quel vecchio adagio secondo il quale chi va piano, va sano e va lontano. Dobbiamo quindi cercare di vivere con lentezza, appropriandoci dei nostri tempi naturali a discapito della frenesia imperante e lottando contro chi vuole rubarci il nostro tempo.

8 commenti:

  1. Da leggere lentamente il tuo post. E poi rimanere fermi con un mucchietto di ricordi in mano. A capire quali sono le cose importanti. Come il sorriso di un'amica che non c'è più ma ci sarà sempre.
    Che ne sanno gli "ottimizzatori del tempo". Gente che corre fino a schiantarsi e poi si getta via. Gente che "chissenefrega dell'eclissi". O di leggere un libro, o guardare un film. Tempo perso. La nostra vita è vendere. E la loro se la sono già venduta intanto...

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    1. Condivido pienamente. E poi grazie, Franco, per "quel sorriso di un'amica che non c'è più ma ci sarà sempre".

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  2. La penso esattamente come te. Ciao. Piero

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  3. Grazie Piero. A noi piace la lentezza :-)

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  4. Che bello leggerti. Io da sempre, e sempre di più, sono una grande amante della... lentezza.
    Condivido e ringrazio le tue parole.
    Simona

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    1. Grazie Simona per la visita e per le tue parole. Allora siamo in due ad essere lenti...:-)

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    2. Per quanto mi riguarda, riuscire a "vivere lenta" è una bella sfida e mi ci vuole grande disciplina, visto il gran correre che si fa ;-)... ma sì, idealmente e di cuore, sento la Lentezza come condizione necessaria per dare senso, sorriso e respiro alla mia Vita, e dunque poterla sperimentare è fantastico!
      Buone Feste e un lento, piacevolissimo Tempo di Natale.
      Simona :-)

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    3. Sono d'accordo con te: è una grande fatica rincorrere i ritmi snervanti e super veloci imposti da una società come la nostra fondata sulla fretta. Per quanto mi è possibile, cerco di far prevalere i miei tempi che sono meno stressanti. Auguro anche a te un lento e piacevolissimo Natale :-)

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