In un famoso passo del romanzo
“Notre-Dame de Paris” di Victor Hugo,
l’Arcidiacono della Basilica - don Claude Frollo - riceve la visita nella sua cella
canonicale del medico del re Luigi XI, il quale gli chiede dei suoi libri. L’Arcidiacono,
aprendo la finestra della cella e indicando l’immensa chiesa di Notre-Dame,
risponde: “eccone uno”. Poi, osservando in silenzio il gigantesco edificio e allungando
la mano destra verso il libro stampato che era aperto sul suo tavolo e la mano
sinistra verso la chiesa, afferma sconsolato: “questo ucciderà quella”. Come
per dire, il libro sostituirà l’edificio.
Evidentemente quel prete del
quindicesimo secolo, di fronte alla emergente forza persuasiva della parola
scritta (era da poco stata inventata la stampa a caratteri mobili), temeva di
perdere la sua autorevolezza che si concretizzava ogni qual volta parlava dal
pulpito della chiesa; aveva capito che “il libro di pietra”, tanto solido e
duraturo, rappresentato fino a quel momento dall’architettura religiosa, con i
suoi simboli ed i suoi disegni che raccontavano la storia dell’uomo e del suo
Dio, stesse per cedere il posto al libro di carta, ancora più solido e duraturo.
Da allora sono passati oltre cinque secoli, durante i quali sono stati stampati
migliaia e migliaia di libri di carta. E’ possibile immaginare, oggi - nell’era
di internet e dei social network - che il libro cartaceo, così come noi lo
abbiamo conosciuto fin dalla sua nascita, stia per essere rimpiazzato definitivamente dal libro
elettronico? Un moderno discendente dell’arcidiacono di Notre-Dame de Paris potrebbe
sostenere, osservando quel supporto elettronico che fa bella mostra sul suo
tavolo, che l’eBook ucciderà la sua Bibbia cartacea, un po’ ingiallita, su cui
si è sempre posato il suo sguardo?
Tengo a precisare che sono un
lettore tradizionale (all’antica, tanto per intenderci) e non mi lascio irretire facilmente dagli strumenti elettronici alla moda (ho naturalmente un computer ma sono sprovvisto di
cellulare…smartphone e quant’altro); l’idea di diventare un lettore “digitale”,
di dover eventualmente modificare il mio approccio alla lettura non mi
entusiasma affatto. Anzi mi spaventa. Mi piace troppo la carta stampata, mi piace
sentire il suo odore, amo quel fruscio della pagina che viene girata, quel
piacere tangibile che nasce dal toccare un qualcosa che ha una sua peculiare
fisicità, fatta di pagine scritte. Sensazioni, queste, che non si possono
avvertire stando davanti ad uno schermo elettronico. Non potrei mai rinunciare
ad un’intera parete di libri – la mia personale libreria – in cambio di un
“tablet” (sembra il nome di una medicina) che li contenga tutti. Per me la
libreria è fatta di libri cartacei: libri alti e bassi,
grandi e piccoli, bianchi e gialli, rossi e blu, belli e brutti, tascabili e
rilegati, sporchi e ancora profumati di carta appena stampata, comprati nuovi
di zecca o trovati nei mercatini dell’usato, parcheggiati in doppia fila,
accucciati di piatto davanti agli altri, accatastati gli uni sopra gli altri. E’
fatta di libri ricevuti in regalo, tra le cui righe posso scorgere o ritrovare
la persona che me li ha regalati. Ma è fatta anche di libri non ancora letti o
che ho cominciato a leggere ma non riesco a terminarli. Una grande, bellissima,
piacevole confusione di libri di carta.
Ora, se cambia il modo di concepire, realizzare
ed acquistare il prodotto libro, dobbiamo riflettere sul fatto che perdiamo
definitivamente quel singolare piacere, misto a smarrimento e curiosità, che si
può provare solo visitando una grande libreria. Io ogni qual volta vi entro,
avverto una strana sensazione: mi sento piccolo. Le mie
ridotte conoscenze letterarie vacillano di fronte alla vastità di milioni di
pagine scritte. E sono tutte pagine di carta – non digitali - che posso
toccare, sfogliare, annusare. Mi accorgo dell’immensità del sapere racchiuso in
quei libri accatastati che mi sovrastano. E allora mi lascio incuriosire da un
titolo, da un autore che non conosco e immediatamente vengo irretito da un
altro titolo, da una bella copertina, da una frase significativa. Vengo rapito
dalla quarta di copertina di un romanzo e poi salto all’interno del libro per
leggere, magari, un’intera pagina. E poi vuoi mettere la soddisfazione che si
prova, come lettori, quando si scorge là sullo scaffale quel libro che abbiamo già
letto…e poi quell’altro ancora?
Dicono che il vecchio modello di editoria non sia più
sostenibile economicamente: la verità è che ci sono alcune lobby affaristiche molto
potenti che spingono il mondo editoriale verso una direzione diversa; dicono
che si stampano troppi libri cartacei e nessuno li legge: e allora perché gli
editori non cominciano a fare una giusta selezione?; dicono che i tempi sono cambiati
e, se nel passato la macchina ha sostituito il cavallo come mezzo di trasporto,
è ora di sostituire il libro tradizionale con l’eBook. D’accordo, però nel
momento in cui il traffico delle macchine è diventato caotico e insopportabile,
i cavalli per nostra fortuna ancora ci sono. E allora mi auguro che in un mondo
di macchine, di eBook, di tablet, di smartphone e chi più ne ha più ne metta,
ci sia ancora posto per il libro cartaceo.
Vorrei concludere rivolgendomi a quegli editori che hanno
ormai scommesso, già da tempo, sulla diffusione della cultura e della
conoscenza “senza carta”, attraverso la trasposizione in digitale di testi
analogici. Ebbene - cari editori digitali - qualora decideste di non stampare
più testi cartacei perché superati (come sostenete), sappiate che lo scrivente
è fornito di un considerevole numero di libri “vecchia maniera” – comprati in
tempi non sospetti sia nelle librerie che sui banchetti dei mercatini
dell’usato - la cui rilettura gli permetterà di trascorrere gli anni a venire
in piacevole e dolce compagnia. Non me ne vogliate, ma il sottoscritto quando
legge vuole avere tra le mani un libro vero e una matita, con cui sottolineare
le parti da non dimenticare: non sopporterebbe un freddo, lucido e inquietante
aggeggio ultimo modello, sempre “connesso”.
Anche io sono una decisa sostenitrice del libro cartaceo proprio per i motivi sopra così ben spiegati. Però posseggo un IPhone (che non è mica il diavolo), anzi, secondo me, è un grande "aggeggio" e ammetto che farei fatica a tornare indietro. Inoltre trovo giusto, e forse anche indispensabile, stare al passo con i tempi.Penso che una cosa non escluda l'altra.Infatti mi sembra di notare un interesse sempre maggiore verso il mercato del libro usato. Un motivo ci sarà. . . Credo che per il momento possiamo stare tranquilli. Le pagine, anche quelle ingiallite, continueranno ad essere sfogliate :-)
RispondiEliminaL’iphone non è un diavolo. Lo so. Così come non lo è l’e-book e tutte le altre diavolerie elettroniche (scusami ma mi è scappato) :-). Ma a me non servono e vivo bene anche senza. E ti posso assicurare che si può stare al passo con i tempi anche così. Senza esagerare. :-)
Elimina:-) :-) :-) ! Per quanto riguarda l'intelletto, non dubito che si possa stare al passo con i tempi anche così. Ma per quanto riguarda comodità ed efficienza, bisogna solo provare. . . Forse il tempo mi darà ragione :-)
EliminaSe un giorno decidessi di andare a vivere da eremita da qualche parte su una montagna – una scelta di vita estrema eppure così affascinante (almeno per me) – forse mi porterei un telefonino. In certe situazioni serve davvero. Sto però aspettando che inventino una batteria illimitata. Naturalmente non potrei dimenticare i miei amati libri cartacei. :-) :-)
EliminaIn fondo sei un blogger, caro Remigio. Sei incredibilmente "oltre" tanta di quella gente per la quale già internet è il diavolo in persona.. ;)
EliminaD'altra parte, caro Franco, senza questo incredibile diavolo che è internet difficilmente ci saremmo "Incontrati". :-)
EliminaIo sono una lettrice.
RispondiEliminaPunto.
Quanto basta per farmi leggere cose buone indipendentemente dal supporto.
Leggo e continuerò a leggere libri cartacei, ma leggo e leggerò anche libri digitali.
Non c'è nulla di così stravolgente.
Sono favorevole agli e-book: non si rovinano, non vanno fuori stampa, si trasmettono con una mail e si leggono agevolmente su supporto digitale.
Perché chiudersi e rifiutare a prescindere?
Anch’io sono un lettore, ma ad un supporto digitale preferisco la carta stampata: tutto qui. E fino a quando continueranno a stampare libri, io comprerò e leggerò solo quelli. Il perché l’ho spiegato nel post. Sia ben chiaro che non voglio convincere nessuno e rispetto sempre le idee e soprattutto i gusti degli altri. D’altra parte, come dicevano gli antichi… de gustibus non disputandum est. :-)
EliminaParole condivisibili....ma riesci a sopravvivere senza telefonino? Io non potrei più farne a meno. Piero
RispondiEliminaNon solo sopravvivo....ma vivo meglio! :-)
Eliminasono con te in ogni tua affermazione. l'unica nostra differenza è che io non sottolineo la pagina nemmeno a matita. ogni volta che la riprendo in mano mi piace la fatica di ricercare tra le tante parole quella che mi aveva colpito.
RispondiEliminaciao,
ml
Grazie Massimo.
EliminaTi dirò che ogni qual volta riprendo tra le mani un libro già letto e già sottolineato nelle parti più significative (un contatto simile non potrei mai averlo con un tablet…un e-book), mi capita di aggiungere altre sottolineature. Questo a conferma che non mi limito a rileggere solo l’evidenziato ma cerco tra le righe ciò che mi era sfuggito nella prima lettura. Perché un libro – un libro importante – non si finisce mai di leggerlo e di scoprirlo. Buona giornata.
Ti invito alla scoperta de La nave di Teseo, di JJ Abram.. ne ho parlato anche da Mia Euridice e per un amante del cartaceo (in questo caso ASSOLUTAMENTE indigitalizzabile) potrebbe essere una scoperta fantastica.. un inno al Libro, al leggerlo, al riprenderlo in mano, a comunicare attraverso di esso, ad ottenere risposte e formulare domande ben oltre le righe, a renderlo mezzo di corrispondenza futuribile, che mette tutto un mondo sulla carta. Sensazioni tattili e olfattive, percettive e visive. Le pagine ingiallite che tanto ami. Che tanto amiamo..
RispondiEliminaTi ringrazio di cuore per il consiglio...:-)
Elimina..fammi sapere, sono curioso.. anche se non dovessi comprarlo..
EliminaIo recensisco sempre i libri che leggo, qui sul mio blog. Mi par di capire - leggendo un po’ su internet perché non conoscevo il libro che mi hai consigliato - che il racconto si fonda sull’incontro virtuale di due persone (un uomo e una donna) che pur non conoscendosi, iniziano a comunicare attraverso le annotazioni che riportano a margine di un libro che entrambi consultano in una biblioteca. Da questa sorta di strano ed enigmatico epistolario nasce una storia d’amore tra i due protagonisti che li spingerà, prima ad investigare sul loro passato e poi ad incontrarsi nella realtà. Mi sembrava una storiella d’amore abbastanza banale, poi ho scoperto la vera originalità del testo che non risiede tanto nella vicenda narrata quanto nella composizione stessa del libro, nel suo adattamento grafico che riproduce pagine ingiallite con le annotazioni a penna, le sottolineature e tutti gli altri appunti che si scambiavano i due misteriosi protagonisti della vicenda. Evidentemente l’intento è quello di illudere il lettore e catapultarlo all’interno della storia come protagonista; sembrerebbe quasi che l’autore voglia invogliare chi legge a fare annotazioni a margine del libro in risposta ai due innamorati. La cosa è molto suggestiva. Mi piace pensare, a questo punto, che esista davvero, custodito chissà in quale biblioteca (magari nella stessa in cui si incontravano quelle due persone,) il libro originale con le note vergate a penna e con gli appunti ingialliti piegati tra le sue pagine: la vera opera d’arte. E allora quella che ci compriamo in libreria, caro Franco, non è altro che una copia. Un falso che riproduce in maniera perfetta l’originale. :-) :-) Un caro saluto.
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