venerdì 13 febbraio 2015

Televisione e giornali: dateci oggi il nostro delitto quotidiano



Siamo sottoposti quotidianamente ad una dose massiccia di cronaca nera sia da parte della televisione (che la fa da padrone) che dei giornali e delle riviste specializzate; viviamo in una sorta di terapia intensiva a base di inalazioni indiscriminate di delitti familiari e di brandelli di orrore a tutte le ore del giorno. Non si salva nessuno da questa truce mattanza dell’informazione e, nessuno, può considerarsi al riparo dai crimini che ci vengono somministrati con estrema regolarità. I mass media fanno a gara a chi arriva prima sulla tragedia, si fiondano come avvoltoi sulla preda, per darla poi in pasto ad un pubblico sempre più vorace che, con malcelato godimento, segue le varie puntate dell’ultima disgrazia familiare. E come diceva Popper, il pubblico accetta questi spettacoli purché “ci si metta sopra del pepe, delle spezie, dei sapori forti, che sono per lo più rappresentati dalla violenza, dal sesso e dal sensazionalismo. Il fatto è che più si impiega questo genere di spezie più si educa la gente a richiederne. E questo è quello che è accaduto anno dopo anno da quando la televisione è partita: spezie più forti sul cibo preparato perché il cibo è cattivo e con più sale e più pepe si cerca di passar sopra anche a un sapore disgustoso”.
Pertanto, tra commenti e commozione mentre sorbiamo il cappuccino del mattino, tra rabbia e sgomento mentre sediamo a tavola con i nostri familiari all’ora di cena, ci appassioniamo morbosamente alla spettacolarizzazione del dolore, seguiamo tutti i delitti minuto per minuto che generano discussioni sempre molto accese tra due gruppi contrastanti: gli innocentisti da una parte e i colpevolisti dall’altra. Costoro stanno “fuori” come sfigati spettatori, mentre i soliti noti, invece, (criminologi di grido e uomini dello spettacolo, psicologi e psichiatri, vittime e parenti delle vittime) stanno “dentro” (la televisione o le prime pagine dei giornali) a pontificare in qualità di esperti o di testimoni dei fatti, anche se i primi venderebbero l’anima pur di essere presenti in quei salotti trash, per raccogliere spiccioli di notorietà. Magari davanti ad un plastico che ricostruisce in scala la casa o il luogo in cui si è verificata la tragedia familiare del momento. Spettacoli dell’orrore, il più delle volte discutibili, volgari e offensivi della dignità umana che generano, comunque, commozione e angoscia. Spettacoli che comunque ci rassicurano, perché l’orrore che vediamo riguarda sempre gli altri; le efferatezze ci lambiscono ma non ci toccano personalmente, le guardiamo con un certo sollievo, anche se misto a turbamento, perché non ci appartengono. E seguiamo sempre quelle vicende per sentirci normali, in un mondo – quello rappresentato – di violenti e di pazzi.

Ma non sempre è così. Scriveva giorni fa sul “Fatto Quotidiano” Daniela Ranieri che a volte il pubblico che assiste e commenta questi delitti vuole anche “affogare le sue remore nella cronaca più sinistra, e provare l’infima voluttà di scaricare su qualcun altro la fatica di ciò che esso non ha il coraggio di fare: ammazzare la suocera, massacrare il socio in affari, disfarsi di ciò che grava sulla sua vita: le responsabilità, il destino, la sventura di non essere famoso”. E già, perché i protagonisti della cronaca nera - siano essi vittime che carnefici – assurgono a personaggi famosi, a divi della carta patinata e del pettegolezzo; li chiamiamo per nome (valga per tutti quel “zì Michele” del delitto  Avetrana), diventano persone di casa, come se fossero nostri familiari, nostri amici, diamo loro tutto il nostro sostegno se li riteniamo innocenti, ovvero li condanniamo e li disprezziamo se l’intuito investigativo che ci sorregge li considera colpevoli. Personaggi, questi, che appaiono sorridenti e in pose da divi sui settimanali specializzati di cronaca nera ( e non solo) come “Giallo cronaca”, una rivista che vende più copie di qualsiasi altro giornale. Solo la Gazzetta dello Sport riesce ad ottenere più lettori. Come a dire che la cresta multicolore di Balotelli o i tatuaggi di De Rossi seducono più del pizzetto biondo di Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio.
Sono gli eroi negativi della nostra società, i paladini del male che meritano la stessa visibilità dei divi dello spettacolo, la stessa attenzione mediatica che si riconosce ad un grande avvenimento sportivo. La curiosità morbosa vince su ogni altra considerazione e tutto passa in second’ordine: la disoccupazione giovanile, le imprese che chiudono, gli stipendi che non bastano, la sanità che non funziona, la libertà di stampa e di espressione, la corruzione. Tutto svanisce come neve al sole di fronte allo show incessante del dolore. Ma c’è da chiedersi: è normale tutto questo? È normale che delle persone psicologicamente stabili possano diventare i fan o i difensori di presunti assassini oppure rivendicare il diritto di piangere la vittima, purché venga ripresa dai riflettori di una telecamera? Ai posteri l’ardua sentenza.

9 commenti:

  1. Condivido l'analisi. Siamo un popolo di guardoni. Cronaca nera o cronaca rosa: l'importante è poter spiare dal buco della serratura. E i giornali e la televisione ci sguazzano.
    Piero

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    1. Non so se siamo tutti guardoni. Fatto sta che a volte ci comportiamo come tali...

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  2. Oggi penso che il nostro paese stia affogando in una subcultura televisiva fatta di cronaca nera, pettegolezzi e politica ridotta ad avanspettacolo di quart’ordine.

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  3. Concordo pienamente. Grazie per la visita

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  4. Purtroppo è vero. In generale c'è una passione morbosa per l macabro che trovo assurda. Forse per frustrazione, per povertà spirituale, per vuoto esistenziale ?
    Proprio per questo ogni tanto mi gusto qualche film "sciocco" ma carino. Per bisogno di leggerezza.

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    1. Dici bene: è una vera passione morbosa per i morti ammazzati. Si, quei film che tu definisci "sciocchi" sono molto distensivi, da preferire allo spettacolo del dolore :-)

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  5. Su Fox Sports sabato 2 maggio, occhi puntati su Siviglia-Real Madrid, in diretta alle ore 20.00, mentre domenica 3 maggio sotto la lente di ingrandimento le sfide Chelsea-Crystal Palace, live alle ore 14.30, e Tottenham-Manchester City, in diretta alle ore 17.00.

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