In una lettera all’amico
Lucilio, Seneca così scriveva: “mi chiedi che cosa tu debba specialmente
evitare. Rispondo: la folla. (…) La compagnia della moltitudine è dannosa: c’è
sempre qualcuno che ci rende gradevole un vizio o, senza che ce ne accorgiamo,
ce lo trasmette in tutto o in parte. Più sono le persone con cui viviamo,
maggiore è il pericolo…”
Lo ammetto: anch’io evito la
folla. In qualsiasi contesto venga configurata, allo stadio durante una partita
di calcio o in piazza in occasione di un comizio o un concerto, in un centro
commerciale durante le feste natalizie o su una metropolitana all’ora di punta,
la folla cessa di essere una moltitudine di individui pensanti e diventa una
sorta di miscuglio appiccicoso, nevrastenico che nulla ha a che fare con la
razionalità e con l’intelligenza delle persone prese singolarmente. La folla risponde
solo all’istinto, condiziona coloro che la compongono e produce reazioni stupide
e incontrollabili.
Prendiamo – per esempio - la
folla che, munita di bandiere, tamburi, fischietti e striscioni, gremisce una
piazza per ascoltare, applaudire, osannare l’uomo politico del momento. E’ la tipica
manifestazione di fede che ormai abbiamo imparato a conoscere e che si ripete
da sempre: applausi, slogan, canti, evviva, insomma tutto il repertorio e il
modo di esprimersi di quella marea di persone accomunate dagli stessi ideali. E
proprio in queste circostanze assistiamo ad uno strano spettacolo che prevede -
da una parte - un palco (in un recente passato era un balcone) da cui un
demagogo arringa i presenti, cerca il loro consenso con promesse altisonanti,
lusingandone anche i più bassi istinti; dall’altra, cinquecentomila/un milione
di manifestanti (secondo l’organizzazione) ovvero mille (secondo la questura), che
esultano e credono agli asini che volano. Il demagogo si guarda bene dal dire
la verità e cerca solo di ottenere un effetto corale di giubilo, invece i
cinquecentomila/un milione di disgraziati (secondo l’organizzazione) o i mille (secondo
la Questura) – eccitati dall’entusiasmo generale e dalle grida di evviva - non
sanno di essere stati presi in giro perché la folla di cui fanno parte offusca
loro il cervello. L’ipocrisia del demagogo di turno si nutre della schizofrenia
della piazza: la perfidia del primo crea l’alienazione della seconda. Ieri come
oggi, fatta salva qualche differenza, la folla è sempre la stessa entità amorfa,
sia quando si radunava sotto un balcone che quando si dà appuntamento in
piazza. Perché, come diceva Michel de Montaigne “quando gli uomini si
riuniscono, le loro teste si restringono”.
Fino a quando esisteranno dei populisti
che, per governare il Paese, rincorrono il consenso e l’entusiasmo irrazionale
delle folle che riempiono le piazze, attraverso promesse irrealizzabili e
interventi demagogici, non credo sia possibile sperare in un miglioramento dell’attuale
situazione socio-economica. L’educazione politica di una nazione si ottiene
facendo sì che i suoi cittadini siano in grado di leggere, studiare,
informarsi, discutere, conoscere, capire; abbiano cioè gli strumenti culturali più
appropriati per poter eleggere, senza condizionamenti emotivi, chi li dovrà
rappresentare nelle istituzioni e nel governo del Paese, con competenza,
serietà ed onestà. Solo attraverso la conoscenza si definisce la coscienza
civile di una nazione. Altrimenti avremo sempre una classe politica a immagine
e somiglianza di un elettorato disinformato. Con sommo piacere di chi è stato
eletto. Pertanto non basta ubriacarsi di folla con una bandiera, di qualsiasi colore,
e urlare slogan preconfezionati, se poi quella folla a cui si appartiene, al
momento delle decisioni, non conta più nulla. Le cose da fare non reclamano
l’applauso della piazza ma azioni immediate nell’interesse del Paese.
Nemmeno io amo la folla.
RispondiEliminaLa evito per una ragione molto semplice: mi fa star male.
Non reggo la "fisicità" altrui. Troppi corpi tutti insieme mi danno le vertigini. E svengo.
Non scherzo.
Hai un motivo in più per evitarla. E non ti perdi nulla :-)
RispondiEliminaun popolo colto, erudito, preparato, informato... non sarebbe gestibile e non manderebbe certo al potere i soggetti che ben conosciamo.
RispondiEliminaForse il problema vero sta nella spartizione delle folle, ognuno si è creato, costruito la propria, ovviamente stratificando. La storia ci insegna che dalle piazze, dalla folla, sono nate le rivoluzioni, non sempre, anzi, quasi mai portatrici di miglioramenti. Pensare che non è difficile da capire come funzioni, l'ultimo sciopero generale è stata una vera vergogna, totalmente inutile, un braccio di ferro Camusso/Landini contro il governo, una guerra personale e di potere fatta sulle spalle dei lavoratori, un centinaio di euro in meno nella busta paga per soddisfare livori personali e nella totale consapevolezza di non approdare a niente. Ecco, forse gran parte del tuo post è sintetizzabile proprio nella giornata del 12 dicembre scorso, emblema di una manipolazione di massa basata sulla demagogia
Condivido il tuo commento. Come al solito, sempre esauriente. Grazie
Eliminahai pienamente ragione. forse è sempre stato così, ma mi sembra che è soprattutto in tempi recenti che tra folla e arringatore di turno sia un parlarsi e un inseguirsi sempre più in basso, che dalla pancia stanno scendendo ancora più giù.
RispondiEliminaml
Dici bene: "un inseguirsi sempre più in basso". Grazie e buona giornata.
EliminaCondivido le tue parole. AS
RispondiEliminaGrazie ;-)
EliminaLa folla avvelena anche te: stalle lontana!
RispondiEliminaInfatti, il sottoscritto la evita.
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