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lunedì 14 luglio 2014

Saremo primitivi tecnologizzati



“ (…) Il progresso che ha caratterizzato alcune popolazioni, e l’Occidente del mondo in particolare, non ha migliorato l’uomo: ne ha modificato fortemente il comportamento ma non lo ha cambiato nell’affettività, che è una parte importante e che anzi sembra divenuta più fragile. Non ha modificato il principio guida della vita che si fonda necessariamente sul senso dell’uomo nel mondo e sul senso dell’esserci. Ha fornito solo protesi che sono servite per renderlo anche più cattivo. C’è una tecnologia che è stata usata in maniera bestiale: la bomba atomica. La guerra tecnologica, rispetto a quella in cui si confrontavano gli uomini apertamente su un campo di battaglia, è di gran lunga più bestiale (…) La tecnologia deve ritornare dentro un senso, mentre non aiuta affatto a trovarlo; anzi, semmai spinge all’azione e l’uomo ad agire senza chiedersi più il perché e che significato abbia.
Ecco, ho paura che questa società non si domandi più nulla, ma chieda solo e sempre tecnologia che vuol dire sollevarsi da compiti che prima l’uomo svolgeva direttamente. Una tecnologia che lo rende sempre più inutile come corpo, ridotto a semplici dita che digitano. Ho paura che non si domandi più nulla poiché semplicemente non ha nemmeno la testa per pensare: la tecnologia la svuota, modifica il suo modo di procedere, fino a sostituirla con una macchinetta che saprà fare quello che serve per sopravvivere, e bene, ma non per risolvere il tema del senso della vita e senza questa domanda finirebbe una civiltà. Intendiamoci: l’uomo continuerà a vivere, ma in una civiltà differente.

L’uomo della tecnologia possibile si sarà talmente sollevato dalla fatica, da affidare alla macchina il compito di pensare; ridotto a uomo senza testa o simile a quella di un gabbiano che non si chiede certo il perché del volo, ma semplicemente vola, non si interroga sul perché mettere al mondo dei figli, ma semplicemente li fa e certo non si domanda se invece di mangiare sempre granchi o pesce di mare, non possa un giorno sedersi a tavola con davanti un bel bignè alla crema.
L’uomo si ridurrà alla logica dei viventi non umani, regredendo e passando alla fase dei nostri antenati primitivi. Saremo dei primitivi tecnologizzati, ma primitivi. E confesso che questa ipotesi mi spaventa. Ho paura che questa civiltà venga cancellata. E invece di continuare dentro la cornice della vita umana si giunga a pensare che la tecnologia sia l’uomo e che la human life sia l’esistenza digitale, che l’azione non parta dal cervello dell’uomo, ma dai polpastrelli delle sue dita. (…) Ecco, ho paura che questa società finisca, ma al contempo auspico che debba finire poiché non riesce più a vedere i propri limiti, avendo indossato maschere del bene solo per coprire e continuare a compiere il male. E’ una società piena di pie confraternite, ma con una povertà che aumenta spaventosamente e con una ricchezza che si sfoggia in modo vergognoso senza nemmeno il pudore nei confronti di chi sta crepando di fame. Una società della fame e, contemporaneamente, dell’ossessione del rifiuto del cibo poiché teme il sovrappeso. Una società che ha gli strumenti per aiutare ma che non lo fa; ha i farmaci per guarire popolazioni povere che però muoiono perché non possono pagarli. Organizzazioni internazionali per la pace, come le Nazioni Unite, che si limitano a osservare, senza alcun potere, le distruzioni della guerra in ogni parte del mondo (….) Una società di questo tipo è meglio che finisca poiché non può essere guarita.
Ma mentre si profila questa possibilità io mi sento a disagio, sono triste e provo il desiderio di ribellarmi e di cercare di fare qualcosa per salvarla. Sento forte il bisogno di una tecnologia che serva all’uomo e non ai suoi affari, non ai suoi guadagni, non al suo tempo perché divenga sempre più libero, almeno da fatiche abituali…”

( tratto da “La vita digitale” - Rizzoli Editore –
di Vittorino Andreoli )

4 commenti:

  1. E' che vogliamo la vita facile. E pure in fretta.
    Il problema è che a furia di procedere per facilitazione e velocità, rischiamo di perderci il senso dell'esistenza.
    Non leggiamo: guardiamo YouTube.
    Non ricordiamo: cerchiamo su Google.
    Non ragioniamo: usiamo un PC.

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  2. Siamo schiavi delle macchine; oggi l'uomo viene "pesato" in base all'ultimo modello di qualcosa: cellulare, tablet, computer, televisore e chi più ne ha più ne metta

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  3. Quand'è che inventano un meccanismo che si scrive i post da solo, e mi va a commentare pure quelli degli altri?.. no perché io c'avrei un sacco di cose da fare (prima che qualche altra tecnologia me le faccia..)

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  4. Non disperare...caro Franco, i tempi sono vicini
    un saluto

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