“ (…) Il progresso che ha
caratterizzato alcune popolazioni, e l’Occidente del mondo in particolare, non
ha migliorato l’uomo: ne ha modificato fortemente il comportamento ma non lo ha
cambiato nell’affettività, che è una parte importante e che anzi sembra
divenuta più fragile. Non ha modificato il principio guida della vita che si
fonda necessariamente sul senso dell’uomo nel mondo e sul senso dell’esserci.
Ha fornito solo protesi che sono servite per renderlo anche più cattivo. C’è
una tecnologia che è stata usata in maniera bestiale: la bomba atomica. La
guerra tecnologica, rispetto a quella in cui si confrontavano gli uomini
apertamente su un campo di battaglia, è di gran lunga più bestiale (…) La
tecnologia deve ritornare dentro un senso, mentre non aiuta affatto a trovarlo;
anzi, semmai spinge all’azione e l’uomo ad agire senza chiedersi più il perché
e che significato abbia.
Ecco, ho paura che questa
società non si domandi più nulla, ma chieda solo e sempre tecnologia che vuol
dire sollevarsi da compiti che prima l’uomo svolgeva direttamente. Una
tecnologia che lo rende sempre più inutile come corpo, ridotto a semplici dita
che digitano. Ho paura che non si domandi più nulla poiché semplicemente non ha
nemmeno la testa per pensare: la tecnologia la svuota, modifica il suo modo di
procedere, fino a sostituirla con una macchinetta che saprà fare quello che
serve per sopravvivere, e bene, ma non per risolvere il tema del senso della
vita e senza questa domanda finirebbe una civiltà. Intendiamoci: l’uomo
continuerà a vivere, ma in una civiltà differente.
L’uomo della tecnologia
possibile si sarà talmente sollevato dalla fatica, da affidare alla macchina il
compito di pensare; ridotto a uomo senza testa o simile a quella di un gabbiano
che non si chiede certo il perché del volo, ma semplicemente vola, non si
interroga sul perché mettere al mondo dei figli, ma semplicemente li fa e certo
non si domanda se invece di mangiare sempre granchi o pesce di mare, non possa
un giorno sedersi a tavola con davanti un bel bignè alla crema.
L’uomo si ridurrà alla logica
dei viventi non umani, regredendo e passando alla fase dei nostri antenati
primitivi. Saremo dei primitivi tecnologizzati, ma primitivi. E confesso che
questa ipotesi mi spaventa. Ho paura che questa civiltà venga cancellata. E
invece di continuare dentro la cornice della vita umana si giunga a pensare che
la tecnologia sia l’uomo e che la human
life sia l’esistenza digitale, che l’azione non parta dal cervello
dell’uomo, ma dai polpastrelli delle sue dita. (…) Ecco, ho paura che questa
società finisca, ma al contempo auspico che debba finire poiché non riesce più
a vedere i propri limiti, avendo indossato maschere del bene solo per coprire e
continuare a compiere il male. E’ una società piena di pie confraternite, ma
con una povertà che aumenta spaventosamente e con una ricchezza che si sfoggia
in modo vergognoso senza nemmeno il pudore nei confronti di chi sta crepando di
fame. Una società della fame e, contemporaneamente, dell’ossessione del rifiuto
del cibo poiché teme il sovrappeso. Una società che ha gli strumenti per
aiutare ma che non lo fa; ha i farmaci per guarire popolazioni povere che però
muoiono perché non possono pagarli. Organizzazioni internazionali per la pace,
come le Nazioni Unite, che si limitano a osservare, senza alcun potere, le
distruzioni della guerra in ogni parte del mondo (….) Una società di questo
tipo è meglio che finisca poiché non può essere guarita.
Ma mentre si profila questa
possibilità io mi sento a disagio, sono triste e provo il desiderio di
ribellarmi e di cercare di fare qualcosa per salvarla. Sento forte il bisogno
di una tecnologia che serva all’uomo e non ai suoi affari, non ai suoi
guadagni, non al suo tempo perché divenga sempre più libero, almeno da fatiche
abituali…”
( tratto da “La vita
digitale” - Rizzoli Editore –
di Vittorino Andreoli )
E' che vogliamo la vita facile. E pure in fretta.
RispondiEliminaIl problema è che a furia di procedere per facilitazione e velocità, rischiamo di perderci il senso dell'esistenza.
Non leggiamo: guardiamo YouTube.
Non ricordiamo: cerchiamo su Google.
Non ragioniamo: usiamo un PC.
Siamo schiavi delle macchine; oggi l'uomo viene "pesato" in base all'ultimo modello di qualcosa: cellulare, tablet, computer, televisore e chi più ne ha più ne metta
RispondiEliminaQuand'è che inventano un meccanismo che si scrive i post da solo, e mi va a commentare pure quelli degli altri?.. no perché io c'avrei un sacco di cose da fare (prima che qualche altra tecnologia me le faccia..)
RispondiEliminaNon disperare...caro Franco, i tempi sono vicini
RispondiEliminaun saluto