sabato 14 giugno 2014

Amica solitudine



“Non mi sono mai sentito solo, o minimamente oppresso da un senso di solitudine, meno che una volta, cioè poche settimane dopo che ero venuto nei boschi, quando, per un’ora, mi chiesi se la prossima vicinanza umana non fosse necessaria a una vita serena e salutare. Essere solo diventava qualcosa di spiacevole. Ma contemporaneamente, ero consapevole che nel mio umore c’era un leggero vizio, e mi pareva di potere già prevederne la guarigione. Stavo sotto una pioggia leggera, in preda a questi pensieri, e all’improvviso mi resi conto della benefica e dolce compagnia della Natura, reperibile proprio nel picchiare delle gocce e in ogni altro suono e visione attorno alla mia casa, una infinita e inesplicabile condizione d’amicizia che d’improvviso mi sorreggeva come un’atmosfera, in quanto rendeva insignificanti i vantaggi immaginari derivanti da vicinanza umana; così da allora non ci pensai più….
Trovo salutare restare solo per la maggior parte del tempo. Essere in compagnia, anche dei migliori, provoca subito noie e dispersioni. Amo restare solo. Non trovai mai un compagno che fosse tanto buon compagno della solitudine. Per la maggior parte, noi siamo più soli quando usciamo tra gli uomini che quando restiamo in camera nostra. Un uomo che pensi o lavori è sempre solo – lasciatelo stare dove vuole. La solitudine non è misurata dalle miglia di distanza che si frappongono fra un uomo e il suo prossimo. Lo studente realmente studioso è un solitario, in uno degli affollati alveari di Harvard, come un derviscio nel deserto. Il contadino può lavorare da solo per tutto il giorno, nel campo o nel bosco, zappando o tagliando legna, e non sentirsi tale perché ha qualche cosa da fare; ma a sera, quando torna a casa, non può sedersi da solo in una stanza, alla mercé dei suoi pensieri, ma deve stare dove può “veder gente”, e svagarsi e – come s’immagina – remunerare se stesso per la sua solitudine giornaliera; pertanto egli si meraviglia come mai lo studente possa sedere, solo, in casa, per tutta la notte e gran parte del giorno, senza noia e pensieri neri; non capisce che lo studente, sebbene in casa, sta ancora lavorando il suo campo e sta tagliando nel suo bosco, come il contadino, e che a sua volta cerca lo stesso divertimento di quest’ultimo, sebbene, magari, in una forma più condensata.
Di solito, la compagnia è troppo da poco. C’incontriamo a intervalli molto brevi, non avendo avuto il tempo di acquistare qualsiasi nuovo valore reciproco. C’incontriamo ai pasti tre volte al giorno, e reciprocamente offriamo un nuovo assaggio di quel vecchio formaggio ammuffito che siamo. Abbiamo dovuto metterci d’accordo su una certa serie di regole, chiamate gentilezza ed etichetta, per rendere tollerabile questo frequente incontro, e così che non sia necessario venire ai ferri corti. C’incontriamo all’ufficio postale, alle riunioni, e presso il fuoco, ogni notte; viviamo l’uno troppo presso all’altro e ci intralciamo a vicenda, inciampiamo l’uno sopra l’altro, e credo che così perdiamo un certo mutuo rispetto. Certamente, per tutte le comunicazioni importanti e cordiali basterebbe meno frequenza. Pensate alle ragazze della fabbrica – mai sole, e tali appena appena nei loro sogni. Sarebbe meglio se ci fosse un solo abitante per miglio quadrato, come dove io vivo. Il valore di un uomo non è nella sua pelle, così non occorre toccarlo”.

( tratto da “Walden o vita nei boschi”
di Henry D. Thoreau )

4 commenti:

  1. Bello questo passo di Thoreau. Evocativo. Condivisibile?

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    1. Thoreau ci proponeva una nuova filosofia di vita, un diverso modo di pensare e di vivere, un modello alternativo di esistenza a contatto con la natura, non scandito dalle lancette dell'orologio, lontano dalla fretta, dalla produzione e dal consumo. So bene che tutto ciò è difficile da realizzare; eppure, quella casetta in mezzo al bosco mi affascina, la vedo essenzialmente come un luogo dello spirito...un desiderio...uno stato d'animo.
      Grazie per la visita

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    1. Direi proprio di si. Resta un classico per gli amanti della natura

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