Questo
bel romanzo - scritto da Guy de Maupassant nel 1884 - può senz’altro
considerarsi come uno dei grandi capolavori della letteratura europea, un libro
di estrema modernità ed attualità, sia per la tematica trattata (il potere e la
corruzione, con tutte le nefande conseguenze sul piano etico-sociale) che per
lo stile letterario caratterizzato da una straordinaria eleganza e linearità.
Sappiamo
bene che tutti i grandi libri della letteratura hanno elevato a “protagonisti”
del racconto, sostanzialmente, due categorie di persone, ossia gli inetti, da
una parte, ed i vincenti, gli arrampicatori sociali, dall’altra. Se nei libri
di Italo Svevo i personaggi, per lo più sconfitti dalla vita, subiscono
passivamente questa loro penosa condizione ( mi riferisco ai vari Zeno Cosini o
Alfonso Nitti), nel romanzo dello scrittore francese, invece, il protagonista
Georges Duroy - che inizialmente è un oscuro impiegato delle Ferrovie (prima
ancora si era arruolato nell’esercito per diventare ufficiale, ma si era
immediatamente dimesso perché disgustato dalla vita militare) - mostra tutta la
sua volontà per emergere e raggiungere le vette più alte della società.
Il
personaggio - che esce dalla penna di Maupassant - nelle prime pagine del libro
appare esasperato per la miserevole condizione di vita in cui si dibatte. Egli
manifesta un vero e proprio senso di ribellione contro la sua povertà; desidera
porre fine a quell’esistenza meschina; avverte che per elevarsi socialmente
bisogna sapersi destreggiare, schivare le difficoltà della vita, aggirare gli
ostacoli che si incontrano lungo il cammino, costi quel che costi. Peraltro si
sente umiliato dal vedersi precluse le porte della buona società, dal non avere
conoscenze altolocate, dal non essere ammesso nell’intimità delle signore che
contano.
D’altra
parte, sa di avere la parola facile e un certo fascino nella voce, e di
possedere “molta grazia nello sguardo e
un’irresistibile forza di seduzione nei baffi”; inoltre egli è consapevole
del fatto che le donne provino per lui una particolare predilezione,
un’immediata simpatia, e il non aver modo di conoscere quelle da cui far
dipendere il suo avvenire, lo rende impaziente.
Ma
la sua vita cambia improvvisamente, quando incontra un suo compagno d’armi che
lo introduce nel giornale in cui lavora, “La vie francaise”, una testata
giornalistica nota per i suoi legami con il potere, temuta e rispettata, che si
presta ad operazioni di borsa ed a intrallazzi di ogni genere, una vera
fabbrica di soldi, il cui padrone è un affarista ebreo cui la stampa e il suo
mandato parlamentare gli servono solo da leva.
Questa
occasione rappresenta, per il nostro personaggio, il trampolino di lancio verso
una immediata scalata sociale, che lo porta ad essere introdotto tra la gente
che conta. E’ un uomo scaltro e senza scrupoli, Duroy, che piace alle donne e
che passa da un’amante all’altra, da un’avventura sentimentale con la moglie
del padrone del giornale, al matrimonio con la moglie del suo migliore amico,
morto prematuramente. Queste figure femminili – che lui utilizza oltre che per
ricevere piacere, anche e soprattutto per accumulare privilegi di ogni sorta –
sono esse stesse manipolatrici o vittime dei suoi disegni di potere e di
successo.
Ambientato
nella Parigi di fine Ottocento, lo scrittore francese, attraverso la
descrizione psicologica dei suoi innumerevoli personaggi, intende fare una critica - a volte feroce e
canzonatoria ed a volte bonaria - della società borghese del suo tempo,
mettendone in luce tutte le ipocrisie, le falsità e la corruzione di cui si
nutre, per mantenere privilegi ed interessi personali.
C’è
da dire inoltre che il romanzo presenta anche alcuni aspetti autobiografici,
riscontrabili nelle caratteristiche della figura principale del romanzo (l’arrampicatore sociale Duroy), un
impenitente e cinico donnaiolo, che peraltro somiglia anche fisicamente allo
scrittore francese.
Il
testo si presta, infine, attraverso alcune belle descrizioni che esulano dagli
intrecci della storia, a riflessioni più ampie e profonde sui grandi temi
dell’esistenza (la vita e la morte, l’amore e il potere, la miseria e il
successo) come solo i grandi libri riescono a produrre.
(letto nel marzo 2013)
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